Il nuovo progetto di legge antiterrorismo approvato dal Supremo consiglio della magistratura in Egitto fa molto discutere i giornalisti del Paese arabo. Sotto la lente del locale sindacato di categoria, in particolare, la previsione del carcere per i giornalisti e della riduzione dei gradi di giudizio da tre a due.
Desta preoccupazione in Egitto – tra i giornalisti e non
solo – il nuovo progetto di legge antiterrorismo da poco approvato dal Supremo
consiglio della magistratura. A protestare contro il provvedimento è anche
l’opposizione al regime, mentre i cronisti del Paese arabo si oppongono, in
particolare, alla nuova previsione del carcere per i giornalisti e alla
riduzione dei gradi di giudizio da tre a due.
Secondo l'oppositore egiziano residente in Qatar Amr Abdel Hadi, “il sistema
legale egiziano non aveva bisogno di questa legge, in quanto il codice penale
contiene già degli articoli che coprono questi aspetti specifici: inserire
quegli articoli in una cosiddetta 'legge antiterrorismo' è come varare uno
stato d'emergenza permanente”.
Di parere simile anche Il Sindacato dei giornalisti egiziani che ha espresso il
suo rifiuto per il progetto di legge poiché “impone limitazioni alla stampa, in
aperta violazione agli articoli della costituzione egiziana” e “ripristina quei
vincoli per abolire i quali la comunità giornalistica si è battuta per decenni,
lotta che è stata coronata con gli articoli della costituzione del 2014”.