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Fnsi 03 Mag 2004

Editoria, i sindacati dei giornalai: "No alla liberalizazione totale dei canali di vendita di giornali e riviste"

Editoria, i sindacati dei giornalai: "No alla liberalizazione totale dei canali di vendita di giornali e riviste"

Editoria, i sindacati dei giornalai: "No alla liberalizazione totale dei canali di vendita di giornali e riviste"

Una manifestazione di protesta per dire no alla liberalizzazione totale dei canali di vendita di giornali e riviste e per sollecitare gli editori a trattare per un nuovo accordo economico. Ad alzare la voce sono i sindacati dei giornalai (Sinagi-Slc-Cgil, Cisl Giornalai, Uiltucs Giornalai, Snag Confcommercio e Fenagi Confesercenti) che oggi pomeriggio si riuniranno in una assemblea nazionale all'Auditorium di Roma. Sotto accusa, in particolare, l'articolo 4 del disegno di legge di riforma dell'editoria messo a punto dalla Presidenza del consiglio dei ministri, in cui si prevede l'apertura totale dei canali di vendita. «Con la legge 170 del 2001 - spiega Ermanno Anselmi, segretario generale Slc-Cgil - venne data l'opportunità, oltrechè alle edicole, a supermercati, librai, benzinai, bar e tabaccai di vendere giornali e riviste, stabilendo però garanzie per i canali tradizionali. Con il ddl dell'attuale governo, si tende invece ad aprire del tutto i canali, tagliando per noi criteri di crescita». Oggi in Italia esistono circa 38 mila edicole, il cui numero risulta aumentato del 40% negli ultimi 15 anni. L'apertura dei nuovi canali permessa dalla legge 170 (circa 4mila punti vendita) non sembra però aver esortato gli italiani a leggere di più. Con la nuova riforma, potrebbero sorgere 120 mila nuovi punti vendita. «Gli editori sostengono che, dato che il Paese legge poco, bisogna andare incontro ai lettori - afferma il presidente di Snag Confcommercio Armando Abbiati - con la riforma, di fatto, ci sarà un'apertura alla grande distribuzione, dove non si ricerca il lettore, ma business». «L'allargamento della rete di vendita - aggiunge Enzo Bardi, presidente nazionale Uiltucs Giornalai - non farà altro che aumentare il dislivello tra grande, medio, piccolo editore. Nella grande distribuzione ci saranno infatti posti soltanto per le grandi firme e il pluralismo non sarà garantito». Alla manifestazione si parlerà anche del rinnovo dell'accordo con la Fieg: «L'accordo è scaduto ormai da cinque anni - rileva Anselmi - gli editori sembrano non intenzionati a riconoscerci gli adeguamenti che chiediamo rispetto al lavoro che svolgono le reti. Rinnovarlo è necessario, dati i cambiamenti del settore. In particolare, le vendite congiunte di libri e dvd con i giornali ci richiedono un dispendio di lavoro non indifferente». (AGI)

@fnsisocial

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