Ci siamo incontrati a Livorno – giornalisti, editori, rappresentanti delle istituzioni e della politica, cittadini interessati al bene informazione – non solo per prendere atto della crisi devastante che sta travolgendo le televisioni toscane e con esse l'intero sistema dell'informazione locale.
Ci siamo incontrati per una comune riflessione su una crisi che non è frutto solo della crisi generale, che ha anche responsabilità emerse con forza con il passaggio al digitale terrestre. Ci siamo incontrati con la consapevolezza che dalla crisi non si esce guardando a un passato – che peraltro non ci piace – ma costruendo insieme un futuro diverso, in cui ci sia ciò che troppo spesso è mancato: regole, trasparenza, rigore.
Dobbiamo lasciarci alle spalle un sistema che finora ha permesso l'esistenza di troppe zone d'ombra e che ha finito per premiare commercianti di frequenze piuttosto che seri imprenditori dell'informazione, di fatto pregiudicando qualità ed effettivo pluralismo. Che ha permesso che le risorse fossero rastrellate da chi se le meritava meno.
Vogliamo scommettere su una nuova stagione della televisione, imperniata sulla qualità, sulla professionalità, sul legame con i territori, sull'informazione di servizio. Una televisione in cui siano applicati e rispettati i contratti di lavoro e i diritti sindacali, così come tutte le regole della deontologia professionale. Una televisione che sappia essere credibile e autorevole, perché capace di evitare ogni commistione tra informazione e pubblicità e di impostare il rapporto con le amministrazioni pubbliche sulla base di convenzioni sotto gli occhi di tutti, non di interviste a pagamento. Una televisione dove i giornalisti facciano i giornalisti e dove non capiti più che interi programmi siano prodotti da stagisti o da personale del marketing.
Chiediamo assoluto rigore a tutti gli enti locali, perché, soprattutto in tempi di bilanci magri, le risorse per l'informazione e la comunicazione – contributi, ma anche risorse erogati attraverso campagne di comunicazione o format a pagamento – siano riservate solo a chi rispetta contratti, regole, relazioni sindacali. E perché non ci siano più bandi vinti da soggetti che in Toscana non hanno nemmeno una redazione o un giornalista.
Alla Regione Toscana chiediamo l'immediata convocazione di un tavolo di crisi per disegnare l'emittenza radiotelevisiva del futuro, per sostenere l'innovazione, anche sul web e per individuare nuove risorse, anche sui bandi comunitari, che finora le singole emittenti non sono state in grado di attivare.
Soprattutto, chiediamo la rapida approvazione di una legge regionale di sostegno e sviluppo dell'informazione locale, così come ripetutamente chiesto. Una legge che, sulla base dei principi fissati dallo stesso Statuto della Regione Toscana, riconosca la funzione sociale ed economica dell'informazione locale, superi la logica dei finanziamenti a pioggia, premi gli editori virtuosi.
Al mondo dell'economia toscana diciamo: è forse arrivato il momento di scommettere sul futuro – su un altro futuro – per la televisione toscana.
Al mondo della politica diciamo: non è più possibile chiudere gli occhi, magari in cambio di qualche apparizione in televisione. E' necessario investire idee, progettualità, capacità di innovazione, risorse per quel diritto di cittadinanza che è una informazione di qualità, corretta, pluralistica.
Ai cittadini toscani diciamo: questa non è una battaglia dei giornalisti e degli altri professionisti della televisione. E' una battaglia di tutti. Noi faremo la nostra parte.