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Internazionale 29 Mag 2007

E’ l’India il nuovo Eldorado della carta stampata

Mentre qualcuno negli Usa scommette sulla data in cui il New York Times pubblicherà la sua ultima edizione su carta e in tutta Europa l’industria dei giornali affronta una crisi che perdura ormai da anni, in Asia c’è un’isola felice in cui i quotidiani si vendono ancora come il pane e dove il futuro appare se possibile ancora più roseo.

Mentre qualcuno negli Usa scommette sulla data in cui il New York Times pubblicherà la sua ultima edizione su carta e in tutta Europa l’industria dei giornali affronta una crisi che perdura ormai da anni, in Asia c’è un’isola felice in cui i quotidiani si vendono ancora come il pane e dove il futuro appare se possibile ancora più roseo.

Si tratta dell’India, dove 150 milioni di persone leggono ogni giorno almeno un giornale: un numero importante, se comparato con i 97 milioni di americani e i 48 milioni di tedeschi che fanno altrettanto. Ma nel subcontinente asiatico i dati più interessanti riguardano il futuro, con una crescita attesa delle inserzioni pubblicitarie del 15% alla fine di quest’anno e una diffusione che presto raggiungerà anche le vaste aree rurali del Paese, dove i lettori sono ancora relativamente pochi. Il grande ottimismo che circonda il mondo dell’editoria locale è dovuto in gran parte alla rapida crescita dell’economia dell’India, un Paese dove vivono un miliardo e 100 milioni di persone in cui la stima per la crescita del Pil quest’anno fa segnare un deciso +8%. Ma c’è anche un’altra ragione: i quotidiani in India riscuotono un tale successo perché il panorama dei media è ancora fortemente ancorato al XX secolo, quando la carta stampata la faceva da padrona e internet era poco più che uno svago per pochi appassionati di informatica: nonostante una fiorente industria tecnologica, in India infatti solamente 8,5 milioni di persone navigano sul web. Se poi si aggiunge il fatto che per legge le radio private non possono trasmettere notiziari, ecco che appare chiaro perché i giornali sono il mezzo di comunicazione preferito sia dal grande pubblico che dagli inserzionisti. Qualcuno in Occidente si è però accorto da tempo di questo nuovo “Eldorado” dell’editoria: si tratta di Raju Narisetti, ex direttore dell’edizione europea del Wall Street Journal che ha lasciato la prestigiosa testata per fondare un quotidiano economico in India, che fa capo a una delle aziende leader nell’editoria locale, la Hindustan Times Media. “In Europa – spiega Narisetti – un mese si considera buono se non si registrano cali nella tiratura. Qui ho partecipato a riunioni in cui l’amministratore delegato sbatte il pugno sul tavolo se il responsabile della pubblicità dice che l’incremento delle inserzioni è stato solo del 30%”. L’HT Media ha reso noto che nei primi quattro mesi del 2007 i guadagni del gruppo sono cresciuti del 28%, mentre il valore delle azioni è più che quadruplicato. Ma anche il resto degli editori indiani non se la passa male: la diffusione dei giornali in tutto il Paese è cresciuta del 33% dal 2001 al 2005, secondo il Registro nazionale della stampa, che sottolinea come ogni giorno vengano vendute 11 milioni di copie in lingua inglese e quasi 34 milioni in lingua hindi. C’è infine da considerare che il tasso di alfabetizzazione del Paese è attualmente del 61%, destinato a crescere rapidamente. Come le copie dei quotidiani. (9Colonne)

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