“Oggi è una giornata importante per la vita pubblica del nostro Paese”: ha esordito così la Sottosegretaria di Stato Donatella Linguiti, che ha introdotto la seduta pomeridiana dell’evento nazionale dell’Anno Europeo delle Pari Opportunità per Tutti, in corso presso la sala Spazio Etoile in piazza San Lorenzo in Lucina, a Roma e organizzato dal Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità.
Linguiti ha ringraziato i e le partecipanti che hanno affollato la sala e salutato in particolare il Presidente della Repubblica, la cui “presenza ci parla della attenzione, della sensibilità, dei contenuti nuovi per una rinnovata idea di paese civile, democratico ed europeo”. Per la Sottosegretaria l’evento dell’Anno Europeo puntualizza una strategia in atto da tempo, dalla storica Direttiva Prodi-Finocchiaro di dieci anni fa, una strategia che per Linguiti deve “diventare pratica acquisita anche nell’organizzazione economica-finanziaria dello Stato”, una pratica che ridefinisca la necessità di affinare strumenti di mainstreaming come il bilancio di genere, “strumento di livello essenziale nella promozione dell’uguaglianza, per la capacità di renderne visibili le entrate e gli impieghi delle risorse pubbliche, rendendo così esplicito l’impatto delle politiche sulle condizioni concrete di vita di uomini e donne”. La Sottosegretaria ha pubblicamente ringraziato tutte le amministrazioni, la rete di Comuni e Province, che negli ultimi anni hanno lavorato per la promozione e sperimentazione del bilancio di genere, “una rete che, anche per il numero di cittadini amministrati, oltre dieci milioni, ci indica la strada per mettere a frutto l’esperienza maturata nei territori e avvicinarci a quella di quei paesi dell’UE dove, da anni, l’utilizzo dell’ottica di genere nella redazione dei bilanci nazionali è una realtà”. La Sottosegretaria ha poi parlato del ruolo dei media nella formazione non solo del consenso ma anche dei modelli di riferimento delle giovani generazioni, un’informazione che non può limitarsi a riprodurre e amplificare, in alcuni casi ambiguamente a proporre, tutta la casistica delle discriminazioni, in modo da porci, di volta in volta, come utenti di un’informazione razzista, voyeurista e violenta o sessista. Un invito conclusivo, quindi, a sostenere quell’informazione di genere che in questi anni ha ripetutamente suonato il campanello d’allarme sulla riproposizione di stereotipi obsoleti e/o offensivi e ha posto l’accento sulla necessità di attivare misure positive, volte a favorire un corretto utilizzo del linguaggio giornalistico non solo attraverso la predisposizione di misure di autoregolazione, come codici di condotta e linee guida, ma anche attraverso la previsione di strumenti che garantiscano sul piano effettuale l’osservanza dei principi deontologici in materia.