«Adolescenti costrette alla prostituzione, non 'baby escort' o 'baby prostitute': dal 2016 l'uso di questi termini equivale a violazione deontologica passibile di sanzione disciplinare». Lo ricordano in una nota congiunta le Commissioni pari opportunità di Fnsi, Ordine dei Giornalisti e Usigrai e l'associazione Giulia Giornaliste che «all'indomani dell'ultima inchiesta, a Bari, su un giro di prostituzione con minorenni coinvolte, condanniamo l'uso di questi termini e richiamiamo giornaliste e giornalisti all'uso corretto e rispettoso del linguaggio».
Per le Cpo, «il ricorso che molte testate fanno della definizione 'baby squillo' è una violazione della Carta di Treviso, cioè la carta deontologica dei giornalisti per la tutela dei minori, come esplicitato con una delibera del Consiglio dell'Ordine dei giornalisti nel 2016. L'Ordine ricorda che 'le bambine sono le vittime e gli uomini che abusano di loro, i pedofili, sono i colpevoli', aggiungendo che 'usare i termini corretti è alla base del nostro lavoro. Scambiare le vittime con i colpevoli dà luogo ad una informazione falsa e fuorviante'. Quando le vittime sono minori – conclude la nota – sono e devono essere considerate innocenti anche nella terminologia».