Commissione Pari Opportunità: “Le donne nel mirino della riforma pensionistica?”
Roma, 4 ottobre 2002 La Commissione pari Opportunità della Federazione nazionale della stampa comunica: “Le donne nel mirino della riforma pensionistica? Quanto si è divertito oggi, il neopresidente dell'Inps, Fabio Trissino, nell'indicare una nuova via al risanamento della previdenza obbligatoria! Innalzare l'età pensionabile delle donne. Geniale. La soluzione era lì, davanti a tutti, come l'uovo di Colombo, e chissà come mai nessuno ci aveva pensato prima... Se il nostro è in Europa il Paese con la più bassa occupazione femminile e anche con la più bassa natalità, questo non succede per irrimediabile pigrizia o sterilità delle italiane, ma perché qui le donne debbono surrogare le mancanze di nidi, scuole materne, asili aziendali, maternità, assistenza agli anziani ed agli handicappati, eccetera (una lunga coda di eccetera), tanto da far loro conquistare il deprecabile primato europeo del maggior arco orario d'impegno quotidiano. Quando poi "ottengono" un lavoro, le italiane, pur essendo scolarizzate e con i voti migliori, si accalcano nei piani bassi delle mansioni e delle carriere professionali. Si tratta di dati ufficiali, sotto gli occhi distratti di tutti, anche di chi in questo Paese continua a parlare di "zone di piena occupazione", facendo i conti solo sul lavoro maschile e trascurando i dati disastrosi dell'impiego femminile. Cifre fra l'altro discusse in un recente convegno a Milano (atti in via di pubblicazione) dal Gruppo di discussione delle giornaliste lombarde che, con la Cpo/Fnsi ed il professor Emilio Reyneri dell'Università degli Studi, hanno affrontato il paradosso tutto italiano di un'ottusa ostilità alla flessibilità entro il lavoro dipendente, cui fa da contrappeso, fra i non garantiti, una molteplice precarietà senza diritti e sempre sottopagata. Il prezzo di questa dicotomia "rigide costrizioni / carenza di certezze" lo pagano con la marginalizzazione delle loro vite non solo moltissime donne e molti giovani, oltre che trasversalmente il mondo della ricerca, ma l'intero Paese impoverito di eccellenze e di umanità. E' un'emergenza sociale e come tale va trattata. Nel suo piccolissimo la Cpo/Fnsi, facendo rete con altre istituzioni, ci sta provando.”