Cdr de La Stampa contro le norme approvate dalla Commissione Lavori Pubblici in materia di affollamento pubblicitario
TORINO. Il 16 novembre scorso la redazione de «La Stampa» aveva aderito allo sciopero nazionale proclamato dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana «in difesa della libertà e del pluralismo dell'informazione» denunciando «l'anomala situazione dell'informazione in Italia dovuta al grave disequilibrio della pubblicità: il duopolio televisivo Rai-Mediaset ha un fatturato annuo pubblicitario di molto superiore a quello dell'intero settore della carta stampata, una sproporzione di mezzi e di risorse che non ha uguale nei paesi occidentali più avanzati». Il cdr aveva invitato la Fnsi ad attivarsi perché il Parlamento approvasse regole chiare per garantire quanto, nel febbraio 2002, auspicò il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi: «Non c'è una democrazia sana se non c'è pluralismo dell'informazione, sia nella carta stampata, sia nel sistema radiotelevisivo». Con queste premesse, il cdr de La Stampa condivide le più recenti posizioni di protesta per la norma approvata (il 2 luglio u.s.) dalla Commissione Lavori Pubblici del Senato in materia di affollamento pubblicitario delle televisioni commerciali e nazionali. Questa volta, oltre al sindacato, sono gli imprenditori del settore a indicare pubblicamente la gravissima situazione con una lettera aperta del presidente della Federazione Italiana Editori Giornali, Luca Cordero di Montezemolo, al ministro Maurizio Gasparri. In quel testo ci sono riflessioni che possono diventare comuni in un'iniziativa Fieg-Fnsi. Per il presidente Fieg «è evidente il danno che tale norma provoca per tutti i mezzi diversi dalle reti televisive private nazionali, e in particolare per la stampa». Nella lettera sono elencati «i dubbi di costituzionalità che l'intero provvedimento solleva». Luca Cordero di Montezemolo pone anche una questione rilevante nell'attuale panorama politico italiano, quando avverte il ministro sul rischio che «anche attraverso norme tanto discutibili, venga accreditata l'immagine di una maggioranza e di un governo impegnati esclusivamente a difendere la televisione commerciale nazionale, con la conseguenza di lasciare all'opposizione il monopolio della difesa della stampa e della sua libertà». Siamo d'accordo. Questo non è terreno di scontro tra coalizioni partitiche, il tema è «pluralismo e libertà d'informazione» nel nostro Paese: perciò chiediamo alla Fnsi di interpellare la Fieg per concordare azioni che uniscano le forze a tutela di tutti i gruppi editoriali. Un'idea potrebbe essere una pagina di denuncia sulla situazione in Italia da pubblicare su tutti i giornali. La proposta, presso l'Editrice La Stampa, aveva già trovato disponibilità in alternativa allo sciopero del 10 giugno scorso: alzare la voce tutti assieme, anziché soffocarla. IL CDR DE LA STAMPA