Impossibilità di risalire al movente ed agli autori degli omicidi dell'inviata del Tg3 Ilaria Alpi e dell'operatore Miran Hrovatin, avvenuti il 20 marzo 1994 a Mogadiscio, in Somalia, e nessuna prova di presunti depistaggi. Con queste motivazioni la procura di Roma chiude, con una richiesta di archiviazione, l'inchiesta sui fatti di 23 anni fa. A decidere, ora, sarà il gip.
«Sconcerto, amarezza e rabbia. Questi i sentimenti – commentano Fnsi e Usigrai, a cui si uniscono anche i colleghi del Cdr del Tg3 – che suscita la richiesta di archiviazione dell’inchiesta sull’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Sentimenti aggravati dalla recente sentenza emessa dal tribunale di Perugia che ha scagionato l’unico imputato e ha di fatto confermato l'impressionante serie di depistaggi e bugie che hanno caratterizzato questa vicenda».
Il sindacato dei giornalisti ritiene, inoltre, che «la ricerca della verità debba proseguire non soltanto per un dovere nei confronti delle due vittime, ma anche e soprattutto perché in uno Stato di diritto non possono essere consentite omissioni e reticenze».
E per questa ragione, «nell’auspicare che la richiesta di archiviazione non venga accolta – concludono i rappresentati dei giornalisti italiani –, abbiamo concordato con la signora Luciana Alpi che qualsiasi ulteriore iniziativa sarà decisa ed annunciata il prossimo 6 luglio nel corso della manifestazione promossa da Fnsi, Usigrai e Articolo21, alle ore 17.30 nella sede della Federazione nazionale della stampa a Roma, in occasione della presentazione del libro "Esecuzione con depistaggi di Stato". Siamo certi che le massime autorità dello Stato seguiranno l’iniziativa con la dovuta attenzione».
Nelle 80 pagine del provvedimento con il quale la pm Elisabetta Ceniccola chiede di chiudere l'indagine con l'archiviazione, vengono messi in rilievo l'impossibilità di attivare indagini in Somalia e gli altri elementi che, secondo la pm, impedirebbero di accertare il movente e gli autori degli omicidi. E anche la sentenza della corte di Appello di Perugia, che il 19 ottobre scorso, a conclusione del processo di revisione, ha assolto l'unico condannato, il somalo Hashi Omar Hassan, viene citata con particolare riferimento all'assenza di qualsiasi indicazione su movente e killer.
Di «delusione e amarezza» per la notizia della richiesta di archiviazione parla anche il deputato Walter Verini. «Dopo la sentenza della corte di Appello di Perugia, a mio modo di vedere – spiega – c'erano, e ci sono, tutte le condizioni per dare nuovo impulso alle indagini per cercare di trovare le prove di quella che tutti sappiamo essere la verità. Ilaria e Miran furono uccisi perché avevano scoperto responsabilità di faccendieri, affaristi, pezzi deviati dello Stato all'ombra della cooperazione internazionale e traffici di rifiuti e di armi con relativi depistaggi. Per questo la richiesta della Procura di Roma lascia amareggiati e delusi».