‘Carta straccia. Le notizie che non contano più’: è questo il titolo del libro di Vittorio Roidi disponibile per l’acquisto in libreria e online. Il volume, edito da All Around e in vendita al prezzo di 17 euro, affronta il tema del declino della professione giornalistica, con particolare attenzione alle trasformazioni radicali nel mondo dell'informazione. Roidi, con una lunga carriera come giornalista e docente, esamina la crisi del settore alla luce dello sviluppo tecnologico, che ha contribuito a smaterializzare le redazioni e a rendere obsoleti molti dei tradizionali strumenti del giornalismo.
Nella prefazione di Giancarlo Tartaglia, viene richiamata la visione ottimistica di Jules Verne, che nel XIX secolo immaginava un futuro radioso per il giornalismo. Tuttavia, la realtà del XXI secolo appare ben diversa, caratterizzata dalla chiusura di migliaia di giornali e dalla perdita di posti di lavoro. Secondo Tartaglia, il giornalista ha perso identità e ruolo a causa dell’avvento delle nuove tecnologie e dell’invasione della rete, dove chiunque può improvvisarsi reporter.
Vittorio Roidi sottolinea come la professione giornalistica stia subendo un lento declino, reso più complesso dall’avvento dei social media e dall'influenza dell'intelligenza artificiale. Questa crisi viene aggravata dalla proliferazione di fake news e dalla confusione tra informazione, intrattenimento e pubblicità. La riflessione l’autore tocca un punto centrale: «La moltiplicazione degli strumenti informativi e l’accesso generalizzato ai mezzi di comunicazione trasformano ciascuno di noi in un giornalista... creando l’illusione che dei giornalisti professionisti non ci sia più bisogno».
Roidi considera la relazione tra democrazia e giornalismo essenziale per la salute della società civile, evidenziando che una democrazia moderna richiede giornalisti eticamente motivati.
Vittorio Roidi propone una serie di riforme per salvare la professione. Sostiene che occorre ridurre l'accesso all'Ordine dei giornalisti, difendere l'esclusività della professione e rafforzare i meccanismi legislativi che tutelano il giornalismo di qualità. A tal fine, l’autore evidenzia la necessità di una maggiore consapevolezza da parte delle istituzioni e di un ritorno a una visione del giornalismo come servizio pubblico, basato su principi etici solidi e sull’impegno a combattere la disinformazione.
Il libro si inserisce in un dibattito più ampio sul futuro del giornalismo, ponendo l'accento sui pericoli per la democrazia legati alla crisi dell'informazione. L’autore avverte che, senza un'inversione di rotta, il giornalismo rischia di diventare "carta straccia".