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Cronaca 09 Nov 2009

Attore lombardo sotto scorta per le minacce della mafia, Napolitano lo invita al Quirinale e gli esprime solidarietà

Giorgio Napolitano ha invitato al Quirinale Giulio Cavalli, l'attore teatrale di Lodi minacciato di morte dalla mafia, che vive sotto scorta da oltre un anno. Il presidente della Repubblica si è fatto raccontare la sua storia, gli ha stretto calorosamente la mano e gli ha chiesto di tenerlo informato sulle misure adottate per assicurare la sua sicurezza personale. L'incontro è avvenuto nel Salone delle Feste, dopo la cerimonia ufficiale per la consegna dei premi ETI e De Sica a esponenti del mondo del teatro e del cinema.

Giorgio Napolitano ha invitato al Quirinale Giulio Cavalli, l'attore teatrale di Lodi minacciato di morte dalla mafia, che vive sotto scorta da oltre un anno. Il presidente della Repubblica si è fatto raccontare la sua storia, gli ha stretto calorosamente la mano e gli ha chiesto di tenerlo informato sulle misure adottate per assicurare la sua sicurezza personale. L'incontro è avvenuto nel Salone delle Feste, dopo la cerimonia ufficiale per la consegna dei premi ETI e De Sica a esponenti del mondo del teatro e del cinema.


''Sono lieto e onorato dell'interessamento del capo dello Stato. Spero che serva a richiamare l'attenzione del mondo teatrale e dell'informazione, e a dare alla mia vicenda maggior visibilità, perché cio' renderebbe piu' sicuro il mio lavoro'', commenta Giulio Cavalli, con evidente soddisfazione, prima di ripartire per Lodi.
La sua storia è semplice nella sua drammaticità. Nel 2006 su proposta del sindaco di Gela, che era Rosario Crocetta, attualmente parlamentare europeo, mise in scena sulla piazza della città siciliana uno spettacolo in cui ironizzava sui riti e sui capi della mafia, in primis Bernardo Provenzano. Uno spettacolo concepito sulla cifra dell'ironia, della satira e della dissacrazione, sulle orme delle celebri puntate di ''Onda pazza'', le trasmissioni radiofoniche diramate da Radio Aut di Cinisi dal giornalista Giuseppe Impastato, assassinato dalla mafia nel 1978, proprio a causa di quella insopportabile dissacrazione, per ordine del boss Gaetano Badalamenti.
Cavalli porto' lo spettacolo a Palermo, ad Alcamo e altrove, e pochi giorni dopo ricevette le prime minacce di morte. Bare disegnate sui muri. Ordini di tacere. Le minacce furono recapitate in Lombardia, davanti al suo teatro di Lodi e alla sua abitazione. Fu uno shock,  ma respinse gli inviti a tacere.
Da allora ha continuato a calcare le scene, a prendere in giro la mafia, i suoi uomini e i suoi riti anacronistici. Ha preparato anzi un nuovo spettacolo in cui racconta la penetrazione della criminalità organizzata nella sua Lombardia (domenica lo rappresenterà a Buccinasco). Ha continuato, con passione e amarezza, portandosi dietro due agenti di polizia che sorvegliano i suoi spostamenti come angeli custodi. Ha continuato nel disinteresse del mondo del teatro, che tranne rare eccezioni ha ignorato il suo caso. ''Ho avuto la solidarietà di Dario Fo, di Paolo Rossi e di altri ma - racconta con amarezza - per tutti gli altri è come se non esistessi. A volte mi chied com'è possibile? Alcuni dicono, sia pure sottovoce, che faccio queste cose per farmi pubblicità, perché ci guadagno. La verità e che da quando mi occupo dei misfatti della mafia le mie occasioni di lavoro sono diminuite''. (ANSA)

Alberto Spampinato, direttore di 'Ossigeno', l'osservatorio della Fnsi sui cronisti minacciati: "Siamo grati al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha invitato al Quirinale Giulio Cavalli e gli ha manifestato piena solidarieta' per l'assurda e pericolosa condizione in cui siu trova da oltre un anno: quella di un attore lombardo costretto a vivere sotto scorta per sfuggire ale minacce di morte dei mafiosi che non hanno tollerato i suoi spettacoli, in Sicilia e a Milano, in cui mostrava il volto meno umano, meno affabile e meno serio della criminalita' organizzata e dei suoi capi. Lascia perdere, queste cose non si possono fare, non è permessa alcuna ironia e alcuna satira sulla mafia, gli hanno mandato a dire con lettere e altri messaggi minatori ritenuti attendibili dagli inquirenti. Lo stesso messaggio, nel 1978, fu mandato a Giuseppe IMpastato, che con la sua Radio Aut, a Cinisi, sbeffeggiafa il capomafia Gaetano Badalamentio, da lui soprannominato Tano Seduto. Lascia perdee, gli mandarono a dire. Ma Peppino non lascio' perdere. Lo fecero esplodere sui binari, facendo credere che fosse rimasto vittima di un attentato che stava organizzando.Neppure Giulio hq lasciato perdere, anzi ha rincarato la dose con un nuovo spettacolo che sta girando per l'Italia. Questa e' la mia liberta' di espressione e non voglio rinunciarci, ci ha detto quando lp abbiamo accompagnato dal Presidente, ma ho bisogno di essere protetto come si deve, e anche per questo mi piacerebbe che si parlasse del mio caso.Giulio ha perfetamente ragione. Come mai non si parla del suo caso sui grandi grandi gironali, in tv? Come mai non si parla neppure dei tanti cronisti che tutti i giorni ricevono minacce, intimidazioni, violenze, danni personali perche' si ostinano a esercitare la liberta' di cronaca e di espressione, e quando sono minacciati come Giulio Cavalli faticano a ricevere la protezione che il caso richiede? Napolitano oggi ha detto che la liberta' di espressione sancita dall'articolo 21 della Costituzione è me ''uno dei principi da tener sempre cari, da preservare e far vivere in Italia e ovunque''. Bisogna farlo permettendo a Giulio cavalli e a tutti i gironalisti minacciati di esercitare la liberta' di espressione e di cronaca senza pericolo di perdere la vita".

@fnsisocial

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