L'assemblea delle giornaliste e dei giornalisti del Tg3 esprime in una nota «viva preoccupazione per lo stato in cui versa Rai 3, penalizzata da scelte aziendali che hanno privato la Rete di volti storici e regalato alla concorrenza programmi e audience. Allo stesso tempo, i nuovi programmi non hanno saputo attrarre nuovi spettatori e hanno conseguito risultati decisamente sotto le aspettative. E mentre si investe su nuovi format, affidati anche a produzioni esterne, con un ulteriore aggravio per le casse aziendali, il Tg3 fa i conti con le tante difficoltà quotidiane: scarsità di troupe, mezzi e redattori, a causa del blocco del turn over. Inoltre, il calo di ascolti su Rai3 dispiega drammaticamente i suoi effetti anche su alcune edizioni del Tg3, precedute da programmi che fanno ascolti molto bassi».
«La situazione - si legge nella nota diffusa dal cdr della testata - è allarmante, come avevamo già denunciato a novembre in un precedente comunicato. Speravamo che l'azienda tornasse sui propri passi, ma non è stato così. Anzi, si insiste pervicacemente su questa linea fallimentare, con nuovi innesti esterni nel palinsesto graditi solo alla politica. In questi mesi, l'identità di Rai3 è stata snaturata e indebolita e, al cambio di narrazione, il pubblico storico ha reagito cambiando canale. Fare terra bruciata attorno al Tg3 non penalizza solo noi ma il pluralismo informativo e culturale. Si tratta di garantire ai cittadini un'informazione pubblica ampia e completa».
Per l'assemblea del Tg3, «l'appiattimento su un'unica visione del mondo è un pessimo servizio alla democrazia. Ci sono pezzi di realtà che non vengono raccontati quanto meriterebbero. Una riflessione editoriale da cui noi, come Tg3, non ci sentiamo esentati. Lavoreremo affinché la nostra voce sia ancora più chiara e distinguibile, ma bisogna salvare Rai3 e riconquistare il suo pubblico. Serve un cambio di passo urgente, che implichi anche la riforma della governance aziendale, alla luce del fallimento delle direzioni di genere». (Ansa, 20 marzo 2023)
Usigrai: «Preoccupazioni condivise, salvare Rai3 prima che sia troppo tardi»
L'Esecutivo Usigrai condivide e fa proprie le preoccupazioni espresse dall'assemblea delle giornaliste e dei giornalisti del Tg3. In diverse occasioni Rai3, così come le altre reti del servizio pubblico, ha registrato performance di ascolto negative, anche sotto l'1-2% di share. E questo a causa di scelte aziendali quanto meno discutibili tra costose produzioni in appalto, nuovi programmi che poco o nulla hanno a che fare con l'identità delle reti stesse, conduttori esterni che hanno sostituito volti del Servizio pubblico, riconosciuti e con risultati oggettivi in termini di autorevolezza e ascolti.
L'Usigrai chiede dunque all'Azienda di avviare una riflessione sul prodotto e sui risultati raggiunti dalle neonate Direzioni di genere. Al Parlamento chiede invece di lavorare ad una riforma della legge di governance che finalmente liberi la Rai dal controllo dei partiti e del governo e garantisca indipendenza di risorse, come previsto dall'European Media Freedom Act.
Esecutivo Usigrai