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Internazionale 10 Apr 2007

Assassinio Adjmal, Cdr Repubblica: “Piangiamo un compagno di lavoro”

8 aprile - ''I giornalisti di Repubblica apprendono con immenso dolore dell’assassinio di Adjmal, il giornalista interprete afgano di Daniele Mastrogiacomo. Piangono oggi un compagno di lavoro, un collega trucidato solo perché‚ stava facendo il suo mestiere, vittima di un ricatto disumano che però non può in alcun modo gettare fango sul ruolo imprescindibile della libera informazione''. Lo sostiene il Cdr di Repubblica.

8 aprile - ''I giornalisti di Repubblica apprendono con immenso dolore dell’assassinio di Adjmal, il giornalista interprete afgano di Daniele Mastrogiacomo. Piangono oggi un compagno di lavoro, un collega trucidato solo perché‚ stava facendo il suo mestiere, vittima di un ricatto disumano che però non può in alcun modo gettare fango sul ruolo imprescindibile della libera informazione''. Lo sostiene il Cdr di Repubblica.

''Il dolore - continua il Comitato di redazione - non ci impedisce di respingere con forza le vergognose speculazioni politiche che già si moltiplicano in un balletto osceno su questo delitto. E bieco e inaccettabile accusare di alcunché‚ Repubblica e il coraggioso lavoro dei suoi reporter. Ricordiamo ancora una volta che la trattativa per liberare Daniele, per salvare la sua vita, la vita di un giornalista italiano, è stata la stessa trattativa per salvare il giornalista afgano Adjmal. Non c è stata nessuna disparità d impegno in alcun momento, identico rispetto umano sempre''. ''La redazione - conclude il Cdr - fa proprie le parole di Daniele Mastrogiacomo che accusa i talebani di non aver rispettato il patto che ha portato alla liberazione del nostro collega. Repubblica non si presterà a meschine insinuazioni, con scopi neppure degni di essere presi in considerazione, e chi ci accusa dovrà rispondere di slealtà giocata sul sangue di un giornalista,. La redazione si stringe attorno alla famiglia del collega Adjmal e formula un solo auspicio: che possiamo da cronisti e da uomini liberi non dover mai più raccontare orrori come questo''. (ANSA)

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