«Da decenni i governi in Italia sono attenti ai richiami dell'Europa a giorni alterni. Far ingoiare ai cittadini bocconi amari al grido di "ce lo chiede l'Europa" è uno sport nazionale. Peccato, però, che, quando si tratta di libertà di stampa e di tutela del lavoro giornalistico, nessuno, neanche il governo in carica, consideri tassative le richieste dell'Europa». Lo ha detto Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi, intervenendo ad Ancona all'assemblea di bilancio del Sindacato giornalisti marchigiani.
Presieduta da Vincenzo Varagona, neoeletto consigliere del Fondo pensione complementare dei giornalisti, l'assemblea ha dibattuto sulla relazione del segretario regionale, Piergiorgio Severini, che si è soffermato sulle difficoltà del mercato del lavoro nelle Marche. È intervento anche il presidente dell'Ordine dei giornalisti delle Marche, Franco Elisei, che ha auspicato una sempre maggiore interazione fra gli organismi della categoria per giungere alle riforme, a cominciare dall'accesso alla professione, necessarie per rilanciare il settore.
Il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, ha evidenziato la latitanza del governo sull'emergenza informazione. «A parte una più volte dichiarata disponibilità ad affrontare le criticità – ha spiegato – ad oggi non c'è alcun atto che vada in questa direzione. La ripartizione delle risorse del fondo straordinario per l'editoria, 90 milioni per il 2022, tarda ad arrivare. Non vorremmo ritrovarci di fronte al fatto compiuto, ossia a decreti dell'ultimo minuto che vadano nella direzione di altri pensionamenti anticipati senza alcun segnale concreto per il rilancio del settore, la trasformazione digitale e il contrasto al precariato. Dopo la prima riunione del tavolo, l'equo compenso è tornato su un binario morto perché non c'è alcun interesse degli editori a trovare una soluzione: senza un intervento deciso del governo non si andrà da nessuna parte».
Lo stesso discorso, per il segretario della Fnsi, vale per riforme più volte richieste dall'Unione europea, come il contrasto alle querele bavaglio e la tutela delle fonti e del segreto professionale. «In questa situazione – ha concluso Lorusso – hanno ragione da vendere i colleghi della Commissione lavoro autonomo: serve una manifestazione pubblica per denunciare le omissioni della politica».