«Ci troviamo nella paradossale situazione in cui la politica e le direzioni dei giornali lodano croniste e cronisti impegnati in Ucraina ignorando, o facendo finta di ignorare, che si tratta spesso di colleghi precari, freelance, senza contratto né assicurazione e senza un equo compenso che sia esigibile. Nei momenti di crisi più devastanti, durante la pandemia prima e nel conflitto in Ucraina adesso, l'importanza e la necessità della presenza dei giornalisti in prima linea è chiara a tutti. Il fatto che questi giornalisti siano spesso privi di tutele è una questione che dovrebbe riguardare anche il governo, al quale chiediamo di occuparsi di una tutela pubblica per i cronisti precari impegnati al fronte, a partire da un'assicurazione che li copra in caso di danni a loro stessi o agli equipaggiamenti. La consapevolezza del livello abnorme di precarietà di cui è vittima l'informazione italiana è il primo passo per prendere adeguate contromisure, a partire da equo compenso e tutele per i freelance».
È un allarme che parte dal fronte ucraino e arriva nelle redazioni locali quello espresso dalla Commissione lavoro autonomo della Fnsi, riunita giovedì 26 maggio, a Roma. Dalla Clan Fnsi emerge anche «l'esigenza di una mobilitazione nazionale contro l'insieme delle storture del sistema informazione, che si regge sempre di più su lavoro povero e senza diritti. Così – evidenzia la Commissione – ad essere precari sono i principi di libertà di stampa garantiti dalla Costituzione. Un problema che riguarda tutti i cittadini, la qualità della democrazia, la lotta alle fake news e il livello del dibattito pubblico del nostro Paese».
Allarme condiviso dal presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, presente ai lavori. «A questo punto, non è più rinviabile una grande manifestazione contro la precarizzazione dell'articolo 21, contro la precarietà e le querele bavaglio, temi che si legano nel rendere ricattabili i giornalisti. Una mobilitazione – la proposta – che coinvolga tutte le istituzioni della categoria».
Giulietti ricorda poi Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera e presidente dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti, ucciso a Milano, il 28 maggio 1980, a 33 anni, dai terroristi appartenenti alla Brigata XXVIII marzo. «Andiamo a rileggerci – l'esortazione – i passaggi che nel suo ultimi discorso, la sera prima di essere ucciso, dedicato ai temi della libertà, della precarietà, dei bavagli alla stampa e del rapporto fra giornalisti e magistratura: scopriremo quanto sono attuali, ancora oggi, le sue parole».
Al centro della riunione la Clan-Fnsi, convocata dal presidente Mattia Motta e dal coordinatore Maurizio Bekar, la sempre più grave situazione in cui versano l'attività indipendente dei giornalisti e il diritto dei cittadini ad essere informati. I dati diffusi dal Parlamento Ue vedono l'Italia al 21° posto su 27 Stati membri, secondo gli indici di Reporter senza frontiere. La stessa fonte indica come l'Italia sia ora al 58° posto su 180 della classifica mondiale. Aumentano le querele bavaglio e i cronisti minacciati.
Fra le criticità esaminate anche lo switch-off delle frequenze del digitale terrestre, «che ha portato alla chiusura di numerose emittenti locali», rileva la Clan. Intanto il tavolo sull'Equo compenso per i giornalisti «è fermo per le chiusure degli editori – incalzano i rappresentanti dei lavoratori autonomi – mentre al Senato prosegue l'esame della legge Meloni sullo stesso tema che riporta d'attualità la necessità delle "tariffe" mai emanate per i giornalisti dal ministero di Giustizia». La Commissione esprime inoltre l'urgenza di ottenere che il Dipartimento per l'Editoria «applichi finalmente le sanzioni della legge 233/2012 contro la precarietà del lavoro giornalistico nelle redazioni sospendendo l'erogazione dei benefici pubblici agli editori che non applicano l'equo compenso, inteso come retribuzione coerente tra assunti e autonomi che svolgono lo stesso lavoro».
Sul fronte Ordine dei giornalisti e percorso di riforma, la Clan-Fnsi valuta «la necessità di unificare i due attuali elenchi dei professionisti e dei pubblicisti in un albo unico dei giornalisti e di definire con chiarezza e senza sovrapposizioni le competenze digitali dei diversi profili professionali di giornalisti e comunicatori».
E ancora il tema della mobilitazione nazionale, «con una manifestazione a Roma sui temi della precarizzazione di vita, lavoro e dell'articolo 21 della Costituzione. Un appuntamento aperto a tutte e tutti per ribadire che l'inclusione contrattuale dei finti autonomi e delle tutele reali per i freelance sono una strada obbligata per il rilancio di un settore che deve capire che prospettiva industriale vuole darsi: l'editoria italiana vuole essere fagocitata dai colossi digitali puntando solo su precarizzazione e riduzione del costo del lavoro, o ha il coraggio di imbastire un piano industriale dell'asset informazione, a partire dalla qualità dei contenuti e dalla lotta al lavoro povero?», chiede la Clan Fnsi, che esprime, infine, «vicinanza ai colleghi del Secolo XIX in stato di agitazione anche per gli esigui pagamenti dei collaboratori» e «solidarietà ai colleghi di Report-Rai3, vittime di perquisizioni che rischiano di rivelare le fonti: una norma a tutela delle fonti giornalistiche – conclude – è quanto mai urgente».