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Fnsi 21 Feb 2005

Allarme intelligence: via gli inviati italiani dall' Iraq. Serventi: "Un avviso da prendere sul serio, ma speriamo che tale situazione venga presto superata e che a Baghdad torni l'informazione"

Allarme intelligence: via gli inviati italiani dall' Iraq. Serventi: "Un avviso da prendere sul serio, ma speriamo che tale situazione venga presto superata e che a Baghdad torni l'informazione"

Allarme intelligence: via gli inviati italiani dall' Iraq. Serventi: "Un avviso da prendere sul serio, ma speriamo che tale situazione venga presto superata e che a Baghdad torni l'informazione"

Prendere sul serio l' allarme ma anche sperare che venga presto superato: e' la posizione del Segretario Generale della Federazione Nazionale della StampaItaliana, Paolo Serventi Longhi. "E' evidente che l' allarme lanciato dai servizi di intelligence circa la presenza dei giornalisti italiani in Iraq deve essere valutato con la massima attenzione - dice Serventi - . Se le testate interessate e gli inviati hanno deciso volontariamente, senza alcuna pressione, di rientrare in Italia non si puo' che rispettare e quindi condividere una simile decisione. Certo - rileva - , cio' determina un' assenza pressoché totale (non e' dato sapere se colleghi free lance siano ancora presenti in Iraq) da Baghdad e da altre zone di crisi in Iraq. Un'assenza che priva l'informazione italiana di testimoni diretti. Ci auguriamo pertanto che le condizioni di allarme segnalate dall'intelligence al Governo siano superate al piu' presto e che sia possibile che gli inviati -conclude - , volontariamente e in condizioni di sicurezza, possano tornare a Baghdad''. ------------------------------------------------ (servizio di Nadia Pizzuti dell'Ansa) I giornalisti italiani lasciano l'Iraq. Il rischio di rapimenti e' diventato piu' elevato rispetto alle scorse settimane - hanno avvertito i servizi di informazione italiani - e oggi, a confermare la delicatezza della situazione, un'altra giornalista, irachena, e' stata rapita. Con lei, forse, e' stata presa anche la figlia di dieci anni. Via dall'Iraq, dunque, e situazione sempre piu' tesa a Baghdad. I cronisti italiani, e non soltanto loro, stanno facendo le valigie e in molti hanno gia' attraversato la frontiera con la Giordania. L'allarme per possibili rischi di rapimenti di giornalisti italiani in Iraq e' scattato ieri pomeriggio (ma se n'e' avuta notizia solo oggi), anche in base alle informazioni raccolte dopo il sequestro della reporter irachena (reso noto oggi dalla tv locale), mentre, dopo la grande manifestazione di sabato a Roma, cresce l'apprensione per la sorte dell'inviata del Manifesto Giuliana Sgrena. Il ministro degli esteri Gianfranco Fini ha comunque definito il ritiro degli inviati ''una norma di cautela che fa seguito a quella che la Farnesina aveva gia' dato nelle settimane scorse'' e che e' ''priva di ''legami'' con il sequestro di Giuliana Sgrena. L'inviata del Manifesto, in un drammatico appello la scorsa settimana, aveva tra l'altro affermato che ''nessuno dovrebbe venire in Iraq in questo momento, neanche i giornalisti, nessuno''. Agostino Mauriello, inviato della Rai a Baghdad, ha detto di aver gia' lasciato la capitale irachena, assieme a Lorenzo Cremonesi, del Corriere della Sera, con il quale si e' recato a Amman. Renato Caprile, inviato di Repubblica, non ha trovato un volo per Amman ed e' stato scortato dal suo albergo fino all'ambasciata italiana, dove alloggera' fino alla partenza, mercoledi'. Mauriello ha raccontato che, subito dopo l'allarme ha lasciato, sotto scorta, l'albergo Rimal dove alloggiava e trascorso la notte nella sede diplomatica. A Baghdad, secondo l'inviato della Rai, sarebbero rimasti ''un italiano che lavora per 'Time', che in questo momento dovrebbe trovarsi con gli americani e un freelance''. Un altro inviato della Rai, Duilio Giammaria, che sarebbe dovuto partire per Baghdad dal Kuwait, ha annullato il viaggio e si trova a Dubai. Le fonti giornalistiche locali hanno riferito che proprio ieri il personale dell'hotel Palestine, dove alloggiano molti giornalisti stranieri, si e' messo in sciopero per tre giorni, reclamando il pagamento di arretrati. La carenza del personale, ridotto di fatto a una o due persone, deve essere uno dei motivi ''che ha indotto gli italiani a lasciare l'albergo, dove erano rimasti praticamente soli'', secondo le fonti. La partenza degli inviati italiani ha coinciso oggi con la liberazione di due indonesiani - la giornalista Meutya Hafid, di 26 anni, e l'operatore Budiyanto, di 38, entrambi della rete privata Metro Tv. I due sono stati rilasciati a Ramadi, dopo sei giorni di prigionia, grazie alla mediazione di un membro del Consiglio degli Ulema, la principale organizzazione religiosa sunnita che gia' in passato si e' attivata per la liberazione di reporter stranieri. Un video, consegnato alla Ap Television News e trasmesso da diverse emittenti, mostra i due giornalisti assieme a un militante con il capo completamente avvolto in una kefia rossa che annuncia la loro liberazione ''in nome della fratellanza islamica'' e ''l'aiuto dato agli iracheni dall'Indonesia'', il Paese islamico piu' popoloso, che e' stato sempre contrario alla guerra contro l'Iraq. Subito dopo, pero', e' giunta un'ennesima notizia raggelante: una giornalista irachena e' stata sequestrata ieri a Mossul, nel nord, forse assieme alla sua bambina di 10 anni. Raida al Wazan, 36 anni, e' stata prelevata mentre si stava recando in auto al lavoro. Non e' chiaro se anche sua figlia, che viaggiava con lei, sia stata portata via. In questo clima di crescente pericolo per i giornalisti, i ministri degli esteri dell'Unione europea, riuniti a Bruxelles, hanno lanciato un pressante appello per la liberazione immediata di Giuliana Sgrena, della giornalista francese Florence Aubenas e di tutti gli altri ostaggi sequestrati in Iraq.

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