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Internazionale 02 Feb 2008

Afghanistan, Serventi Longhi (Ifj): "Si moltiplicano le iniziative per salvare la vita al giornalista Sayed" Natale: "Occorre mantenere la pressione per il ritorno in libertà del giornalista"

«Si moltiplicano le iniziative per salvare la vita di Sayed Parwez Kaambakhsh, il giovane giornalista afgano condannato a morte per blasfemia, accusato di avere criticato gli insegnamenti del Corano. In realtà responsabile del grave reato di essersi opposto, con scritti su un sito internet, ai cosiddetti "Signori della guerra", che ancora dominano la fragile nazione, specie nell'attuale condizione di guerra civile e di terrorismo diffuso». Lo scrive sul sito di Articolo21 Paolo Serventi Longhi, membro della Federazione Internazionale dei giornalisti (Ifj)

«Si moltiplicano le iniziative per salvare la vita di Sayed Parwez Kaambakhsh, il giovane giornalista afgano condannato a morte per blasfemia, accusato di avere criticato gli insegnamenti del Corano. In realtà responsabile del grave reato di essersi opposto, con scritti su un sito internet, ai cosiddetti "Signori della guerra", che ancora dominano la fragile nazione, specie nell'attuale condizione di guerra civile e di terrorismo diffuso». Lo scrive sul sito di Articolo21 Paolo Serventi Longhi, membro della Federazione Internazionale dei giornalisti (Ifj)

«Un caso emblematico - afferma Serventi - di come l'informazione nel mondo resti sotto tiro, di come i poteri di ogni tipo tentino di mettere a tacere le voci libere, coraggiose, che affermano il diritto dei cittadini a conoscere la realtà. Cresce pertanto la mobilitazione nel mondo, e in particolare in Europa, per salvare la vita a Sayed: appelli, dalla Federazione Internazionale dei Giornalisti a Peacereporter ad organizzazioni come Amnesty International, da associazioni come Articolo 21 a gruppi editoriali (come l'italiano Espresso-Repubblica). Di grande rilievo è poi l'iniziativa della Federazione Internazionale dei giornalisti (Ifj) che ha invitato i governi europei ed intervenire subito per la liberazione di Sayed». (Adnkronos) «Comincia a dare i suoi frutti la campagna per salvare il giornalista Sayed Parwez Kambakhsh, alla quale hanno preso parte anche la Fnsi e la Federazione Internazionale dei Giornalisti: il Senato afghano ha deciso di ritirare il sostegno alla condanna a morte che era stata inflitta con l'accusa di blasfemia per gli interventi del giornalista dedicati ai diritti delle donne». Lo afferma il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Roberto Natale. «Sarà indispensabile mantenere una forte pressione affinchè al collega afghano sia presto restituita la libertà. Ma questa vicenda segnala ancora una volta quale funzione straordinariamente rilevante possano avere i giornalisti, quando decidono di orientare la loro attenzione su importanti cause civili. Nei giorni in cui in Italia si sta discutendo sui contenuti e i modi della cronaca nera e giudiziaria, è opportuno ricordare -aggiunge il presidente della Fnsi- che è cronaca anche il racconto delle vicende di chi rischia di essere condannato a morte». «Ed è una cronaca che non si limita a ricostruire mille volte un delitto già commesso, come in alcuni recenti casi italiani, ma può fare molto di più: può addirittura servire ad evitare che un omicidio si compia. È essenziale che l'informazione senta sempre di più la responsabilità del ruolo letteralmente vitale che talvolta può esercitare». (Adnkronos)

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