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Il Municipio di Abbiategrasso (Foto: Davide Papalini via Wikimedia Commons - 2010)
Diffamazione 14 Set 2022

Abbiategrasso, cronista accusata di diffamazione per aver parlato di mafia

La giunta comunale ha deliberato di querelare la giornalista Sara Manisera per una frase pronunciata nell'ambito della cerimonia di consegna di un premio. La collega sui social: «Hanno deciso di denunciarmi senza nemmeno accertare quello che intendessi dire».

Una frase pronunciata nell'ambito della cerimonia di consegna di un premio è costata alla giornalista Sara Manisera un'accusa di diffamazione. A decidere di querelare la cronista l'amministrazione comunale di Abbiategrasso. A raccontare la vicenda sui social è la stessa giornalista.

«Il Comune di Abbiategrasso – spiega – ha adottato una delibera di giunta per avviare una denuncia di querela per diffamazione nei miei confronti, per una frase da me pronunciata nell'ambito del Premio Nazionale Giovani Diego Tajani a Cutro, in provincia di Crotone. In quella occasione sono stata premiata insieme al procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, lo scrittore Antonio Nicaso e l'esperto di mafie il dottor Isaia Sales per la mia attività giornalistica e per il mio impegno civile».

La giornalista riferisce di aver pronunciato durante la premiazione la seguente frase: «Ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, ho visto le mafie entrare nel comune, negli appalti pubblici, e dentro il cemento, perché alle mafie una cosa che piace è il cemento, i centri commerciali». Frase, spiega ancora, che «faceva parte di un discorso più ampio e generico in cui invitavo gli studenti e le studentesse a porre attenzione alla tutela dell'ambiente e del loro territorio, spiegando loro che le mafie oggi sono ovunque, anche al nord, non solo in Calabria».

Una frase «estrapolata e decontestualizzata» il cui senso – incalza la giornalista – è stato «gravemente stravolto, come se mi riferissi all'attuale amministrazione comunale di Abbiategrasso. In realtà, non mi riferivo né a un politico specifico, né al comune inteso come istituzione, ma genericamente al territorio di Abbiategrasso e alla sua storia, non immune, in passato, alla presenza di organizzazioni di stampo mafioso. La giunta di Abbiategrasso ha scelto di denunciarmi per diffamazione senza nemmeno accertare quello che intendessi dire».

Manisera rileva quindi: «Sono una giornalista, ho il diritto di informare e di criticare e sono ovviamente disponibile a un confronto pubblico, perché la mafia è un tema di interesse pubblico, non solo giudiziario. Ribadisco che le mie parole si riferivano al territorio comunale di Abbiategrasso, e su questo ci sono tanti elementi, provati anche da sentenze penali, ricerche universitarie, report dell'Osservatorio sulla criminalità organizzata, che dimostrano la presenza di clan e di esponenti di organizzazioni di stampo mafioso sul territorio abbiatense da decenni. La pervasività delle mafie nel tessuto economico, sociale, culturale e politico avviene su più fronti. E, Abbiategrasso non ne è escluso. Ciò non significa che gli amministratori siano sempre complici, anzi. Ma significa – conclude – che essi dovrebbero prestare molta attenzione alle modalità di infiltrazione delle mafie nel territorio comunale, nelle attività economiche, commerciali e edilizie. E dovrebbero parlarne, non denunciare (soprattutto con soldi pubblici) chi ne parla».

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