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Fnsi 13 Dic 2002

XV Congresso Unione Cattolica Stampa Italiana. Gli interventi del Segretario Generale e del Presidente della Fnsi

XV Congresso Unione Cattolica Stampa Italiana. Gli interventi del Segretario Generale e del Presidente della Fnsi

XV Congresso Unione Cattolica Stampa Italiana. Gli interventi del Segretario Generale e del Presidente della Fnsi

SALUTO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE DELLA STAMPA ITALIANA, PAOLO SERVENTI LONGHI, AL XV CONGRESSO UCSI (Parma, 12-13 dicembre 2002) Care colleghe e cari colleghi, Autorità, Ringrazio la presidenza dell’Ucsi per avermi dato l’opportunità di portare i saluti della Giunta della Federazione nazionale della Stampa Italiana al vostro XV congresso. E’ vero, il giornalismo è ad un bivio ed i nuovi scenari e le nuove sfide del cambiamento ci mettono un po’ tutti in discussione. Ne sono la testimonianza la tragedia della Fiat che ha conseguenze rischiose per i giornali controllati o partecipati della casa automobilistica torinese, e la crisi gestionale della Rai che assume aspetti drammatici. Dobbiamo avere il coraggio di un severo esame di coscienza, di una autocritica che possa consentirci di delineare un percorso adeguato alle grandi trasformazioni della società, dell’impresa, del mercato, del nostro mestiere. Proprio in questi giorni parole dense di significato ci sono giunte dal Santo Padre, parole che potrebbero essere da alcuni considerate eversive, se non rivoluzionarie: essere giornalisti – ha detto il Papa – significa cercare e riferire la verità, anche quando la verità non conviene o non è considerata politicamente corretta. Vedete, per quanto mi riguarda ritengo che il senso, i valori del giornalismo serio e responsabile restano sempre quelli: ricercare con onestà la verità, raccontarla, difendere il diritto di ciascuno a manifestare le proprie opinioni, garantire a tutti la libertà di comunicarle ai cittadini. Ecco quindi che i diritti e le libertà, che si coniugano con la qualità dell’informazione, restano i capisaldi del nostro comune sentire, della nostra voglia di difenderli unitariamente. Certo, figli di culture anche diverse, ma possiamo e dobbiamo difendere tutti insieme i valori comuni. Una battaglia unitaria può essere vinta se saremo capaci di coinvolgere tutte le aree della professione. Mi riferisco ai colleghi dei piccoli periodici di idee, anche cattolici, all’emittenza locale. Mi riferisco a quelle decine di migliaia di ragazze e ragazzi, giovani e meno giovani, che stanno scegliendo o hanno scelto da poco di fare i giornalisti. Sto parlando dei freelance, dei collaboratori di ogni genere, di coloro che sono ai margini delle redazioni, sfruttati ed umiliati, pagati due lire per un mestiere che merita rispetto e dignità. Ma parlo anche della difficoltà di svolgere oggi la professione di giornalista, anche dei garantiti e tutelati dalle leggi e dai contratti: la difficoltà di chi tutti i giorni fa e disfa le pagine, guida le redazioni, svolge lavoro di desk, ricerca e scrive le notizie. Spesso le loro capacità professionali sono frustrati da chi, direttore o editore che sia, subordina la verità o la completezza della notizia alla logica del marketing, della pubblicità, delle vendite, dell’audience. Diciamolo con franchezza, talvolta l’informazione è volgare, distorta, asservita, imprecisa. Non generalizzo, perché vi sono tante colleghe e tanti colleghi che fanno con onestà il proprio mestiere. Ai quali è consentito anche di svolgerlo liberamente. Colleghi che riescono a ribellarsi e a imporre standard minimi di qualità. Mi riferisco alle tante situazioni di debolezza individuale e collettiva, che non riescono a trovare una risposta forte nel loro sindacato, nella contrattazione a tutti i livelli che dobbiamo rilanciare e sostenere. Giornalisti che non percepiscono la gravità dell’allarme che abbiamo lanciato per il deteriorarsi del rapporto con il sistema delle imprese, con le istituzioni, con la politica, con parti della stessa magistratura. Difendere l’autonomia professionale, il ruolo e il futuro delle nostre organizzazioni previdenziali e assistenziali, dell’Ordine, significa tutelare il nostro presente ed il futuro, specie quello dei più giovani. Questo è tanto più vero in un sistema, quello della comunicazione, che si va espandendo in tutto il mondo in maniera rapidissima. Con esso si espandono i giornalismi, al plurale solo perché trovano forme diverse di espressione e necessitano quindi di nuove tutele. Ma il giornalismo resta uno solo, ed è quello politicamente scorretto, appunto, scomodo, cane da guardia dei poteri. Per questo dobbiamo saper lottare contro il pensiero unico, la propaganda, i tentativi che vengono da più parte di ridurre il pluralismo e asservire l’informazione sia quella stampata, sia quella teletrasmessa, agli interessi dei potenti. Per questi motivi, per una catena di motivazioni che si legano l’una all’altra, i giornalisti italiani, ma contemporaneamente ad essi anche i colleghi di tanti Paesi europei, si stanno mobilitando da mesi. Una protesta forte, lo sciopero, del quale faremmo a meno volentieri, ma che si rende indispensabile per cercare di modificare una situazione che rischia di divenire intollerabile. Per questi motivi, con molto rispetto per il vostro dibattito e per la vostra storia, sono fermamente convinto che il giornalismo cristiano, che le colleghe e i colleghi che fanno riferimento alla dottrina della Chiesa sono e saranno con noi nella battaglia per una informazione che abbia al centro la dignità della persona, la pace, la giustizia, la convivenza civile, la libertà. Rai: Siddi (Fnsi), Cda di garanzia e in 6 mesi nuovi criteri 16 dicembre 2002. ANSA - Un nuovo Cda di garanzia a termine e entro sei mesi la definizione di nuovi criteri per la nomina di consiglieri di accertata competenza e autorevolezza. Per il presidente della Fnsi Franco Siddi sono queste le condizioni minime per ridare stabilità e rappresentatività al governo della Rai. ''La situazione attuale - ha sottolineato Siddi, intervenendo a una riunione dell'Ucsi alla vigilia del congresso nazionale dei giornalisti cattolici - non può durare a lungo pena l'esposizione dell'azienda del servizio pubblico a ogni venticello che può diventare devastante. Da qui un appello ai presidente delle Camere perché, col conforto della loro sapienza politica, trovino i modi per designare un nuovo Cda dalla Rai al più presto. Un altro appello accorato lo rivolgiamo ai partiti per una tregua finalizzata alla ricerca di regole condivise che portino entro sei mesi a nuovi criteri di nomina, imperniati in parte su un voto qualificato del Parlamento, in parte su designazione degli Enti locali, della Cultura e della società civile''.

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