Sei perquisizioni a carico di giornalisti e appartenenti all'Arma dei Carabinieri sono in corso a Matera, a Roma e in Puglia nell'ambito di un'inchiesta in cui sono ipotizzati il reato di associazione per delinquere finalizzata alla diffamazione a mezzo stampa e alla violazione del segreto istruttorio, in relazione all'inchiesta cosiddetta ''toghe lucane'' della Procura di Catanzaro.
Secondo quanto si è appreso, la Polizia sta perquisendo abitazioni e studi professionali dell'editore, del direttore e di un redattore del periodico ''Il resto'' di Matera (Emanuele e Nino Grilli e Nicola Piccenna), del giornalista del ''Corriere della Sera'', Carlo Vulpio - che per primo scrisse dell'inchiesta della Procura calabrese - del giornalista della trasmissione televisiva ''Chi l'ha visto?'', Gianloreto Carbone, e del capitano dei Carabinieri Pasquale Zacheo, comandante della compagnia di Policoro (Matera) dell'Arma. L'inchiesta è coordinata dal pm di Matera, Annunziata Cazzetta, ed è la conseguenza di denunce presentate dal sen. Emilio Nicola Buccico (An) - che è anche sindaco di Matera dal giugno scorso - e da altri indagati nelle indagini coordinate dal pm di Catanzaro, Luigi De Magistris. Buccico e altri indagati si sentirono diffamati dalle notizie pubblicate sull'inchiesta ''toghe lucane'' e dai riferimenti alle loro persone in relazione ad altre gravi vicende avvenute in Basilicata negli anni scorsi, compresi fatti di sangue. (ANSA) ALTAMURA (BARI), 26 LUG - Dalle 8 di stamani agenti di polizia sono nell'abitazione del giornalista del Corriere della sera Carlo Vulpio per la notifica del decreto di perquisizione a firma del pm della Procura di Matera Cazzetta. Lo conferma lo stesso cronista che sta tornando a casa, dove ci sono suoi familiari, dal Gargano dove era stato inviato per gli incendi. (ANSA) La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica: “Appare incredibile che sei giornalisti impegnati nel loro lavoro professionale, per questo, possano essere considerati una banda associata per delinquere. Quanto accade in queste ore, per ordine della Procura della Repubblica di Matera con perquisizioni ed ipotesi di reato tanto gravi, richiede pubblico e immediato chiarimento. Il diritto di svolgere inchieste giornalistiche non può essere deciso da fonti diverse da quelle dell’autonomia professionale e non può essere conculcato da operazioni che, allo stato attuale, appaiono fuori dalla realtà. La tutela delle fonti primarie di ogni giornalista, come sancito dalla Corte di Giustizia Europea, non è mai motivo di impedimento al corretto esercizio dell’attività professionale dei giornalisti né di limitazione dell’utilizzo delle notizie di cui si viene a conoscenza. Non vorremmo che l’enormità dell’ipotesi di reato formulata abbia come unico effetto l’azzeramento dell’informazione sulla vicenda delle cosiddette ‘toghe lucane’ ”.