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Cdr 04 Dic 2009

Vicenda Boffo. Siddi (Fnsi): "Retromarcia di Feltri solo una furbata se ora non cambia registro". I Cdr Avvenire e TG2000: "Soddisfatti, ma resta l'amarezza"

"Quella di Feltri su Boffo è una furbata più che una sincera retromarcia e una seria ammissione di errore cagionato. Conferma che questo non è giornalismo da insegnare a nessuno. Lo pensa il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, che parla a margine delle celebrazioni per il 50 Anniversario dell'Unione Cattolica della Stampa Italiana.

"Quella di Feltri su Boffo è una furbata più che una sincera retromarcia e una seria ammissione di errore cagionato. Conferma che questo non è giornalismo da insegnare a nessuno. Lo pensa il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, che parla a margine delle celebrazioni per il 50 Anniversario dell'Unione Cattolica della Stampa Italiana.

“Riconoscere oggi, tre mesi dopo un’allucinante vendetta mediatica compiuta nei confronti di un collega di cui ora riconosce l’onore, la dignità e soprattutto che non era protagonista di nessun misfatto è comunque una novità da rilevare nel giornalismo feltriano.
La tardiva ammissione di Feltri – certo meglio tardi che mai – avrebbe un valore profondo se fosse accompagnata da un cambio di registro, se cioè significasse la fine di un giornalismo fatto di tesi spacciate per notizie e di operazioni di killeraggio mediatico nei confronti di chi non la pensa nello stesso modo. Un giornalista stimato, l’espressione e la guida di un giornale, un’intera redazione – quella dell’Avvenire - che meritano rispetto soprattutto per la dignità con cui fa il proprio lavoro sul piano professionale e su quello della testimonianza, hanno subito un linciaggio che da subito avevamo giudicato inaccettabile. Un direttore  senza macchia, per sottrarre al fuoco di una ingiusta gogna il giornale, i suoi  colleghi, e un editore speciale come la Chiesa Cattolica Italiana, con un atto estremo a difesa della libertà si era dimesso dal suo incarico.
Feltri oggi se la cava ammettendo che la storia e le insinuazioni pubblicate contro Boffo dal suo “Giornale” non erano uno scandalo e dà la colpa del “polverone ingiustificato”  agli altri giornali e televisioni che si sarebbero scatenate poi sull’argomento: un bel modo di scusarsi, fare i danni e poi scaricare le responsabilità sugli altri. Possiamo solo auspicare che la retromarcia, seppure furbesca sia accompagnata da un vero cambio di registro nel trattare anche con un’alta dose di irriverenza situazioni delicate avendo riguardo per la realtà dei fatti e per la dignità delle persone.” Soddisfazione per la "clamorosa retromarcia" di Vittorio Feltri sulla vicenda Boffo è stata
espressa oggi dai comitati di redazione di Avvenire e di TG2000, la testata giornalistica televisiva dei vescovi, che confermano però, in due distinti comunicati, le critiche alla campagna mediatica lanciata a suo tempo contro il direttore di Avvenire, Dino Boffo. 
"Vittorio Feltri lo ha ammesso: - afferma il cdr del quotidiano della Cei -  la ricostruzione dei fatti sulla vicenda che ha portato alle dimissioni di Dino Boffo dalla direzione di Avvenire, "non corrisponde al contenuto degli atti processuali". Un buon giornalista - osserva - avrebbe verificato la notizia prima di pubblicarla. Le sue ammissioni rendono ancor più evidente la necessità di una seria riflessione sulla professione giornalistica,  sulla responsabilità dell'informazione, a tutela del lettore e di chi, questo mestiere, cerca ancora di onorarlo con onestà intellettuale e umano rispetto".
Il cdr di Tg 2000 ha espresso, da parte sua, "soddisfazione per la clamorosa retromarcia del direttore de Il Giornale in merito alla vicenda di Dino Boffo, costretto a lasciare la guida
di Avvenire, TV 2000 e Radio InBlu, 3 mesi fa, proprio in seguito alla inqualificabile campagna mediatica che Il Giornale ha orchestrato, nascondendosi dietro al diritto di cronaca". "Non avevamo dubbi sull'inconsistenza delle accuse rivolte a Dino Boffo e siamo sempre stati consapevoli che il tempo lo avrebbe dimostrato. Oggi Il Giornale torna sui suoi passi, ma resta l'amarezza per i danni che la campagna diffamatoria del suo giornale ha provocato, calpestando e violentando l'onorabilità, la dignità e la vita di Boffo, come uomo e come professionista, della sua famiglia e delle sue redazioni".    All'ex direttore il cdr di TG 2000 esprime infine "affetto, piena fiducia e stima". (ANSA) "Boffo ha saputo aspettare, nonostante tutto quello che è stato detto e scritto, tenendo un atteggiamento sobrio e dignitoso che non può che suscitare ammirazione". Lo dice Vittorio Feltri, rispondendo oggi su Il Giornale, il quotidiano da lui diretto, a una lettrice che gli chiede "perchè una cosa così piccola sia diventata tanto grande al punto da procurare un fracasso mediatico superiore a quanto meritasse. Lei che ha accesso la miccia che ne dice a distanza di tre mesi?. Dal fascicolo sottolinea Feltri "non risulta implicato in vicende omosessuali, tanto meno si parla di omosessuale attenzionato. Questa è la verità Oggi Boffo sarebbe ancora al vertice di Avvenire".  "Personalmente - spiega Feltri - non mi sarei occupato di Dino Boffo, giornalista prestigioso e apprezzato, se non mi fosse stata consegnata da un informatore attendibile, direi insospettabile, la fotocopia del casellario giudiziario che recava la condanna del direttore a una contravvenzione per molestie telefoniche. Insieme, un secondo documento (una nota) che riassumeva le motivazioni  della condanna. La ricostruzione dei fatti descritti nella nota, oggi posso dire, non corrisponde al contenuto degli atti processuali". Il direttore de Il Giornale sottolinea poi che all'epoca, "un periodo di fuochi d'artificio sui presunti eccessi amorosi di Berlusconi", venne giudicato interessante il caso Boffo "per cercare di dimostrare che tutti noi faremmo meglio a non speculare sul privato degli altri, perché anche il nostro, se scandagliato, non risulta mai perfetto. Poteva finire qui". La cosa, "forse, sarebbe rimasta piccina - continua Feltri - se Boffo, nel mezzo delle polemiche (facile a dirsi, adesso) invece di segretare il fascicolo, lo avesse reso pubblico, consentendo di verificare attraverso le carte  che si trattava di una bagatella e non di uno scandalo". (ANSA)

 

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