Vertenza fotogiornalisti a "La Provincia" di Como. Mobilitati i vertici dell'Associazione lombarda
L'azione dopo una drastica riduzione del numero delle immagini pubblicate che ha tagliato nettamente i compensi mensili dei dodici fotoreporter collaboratori fissi pagati solo per le foto effettivamente usate. ___________ Finalmente qualcosa si sta davvero muovendo sul fronte dell'intervento del sindacato a tutela del lavoro dei fotogiornalisti. Un segnale concreto arriva da Como dove , grazie ad una decisa azione di sostegno del presidente dell'Associazione lombarda dei giornalisti, della Commissione sindacale Alg e del Gsgiv, il Cdr del quotidiano "La Provincia" ha annunciato che aprirà un confronto con l'editore in difesa dei dodici fotoreporter, collaboratori fissi delle tre edizioni ( Como, Lecco e Sondrio) del giornale, da ormai quasi tre mesi con compensi tagliati dopo la decisione dell'azienda di ridurre drasticamente il numero delle foto pubblicate sia per contenere i costi, sia per un cambio di rotta in materia di informazione visiva da parte del nuovo direttore responsabile. Principali obbiettivi dell'azione, come è affermato in un comunicato diramato ieri dal Cdr, saranno "il corretto inquadramento normativo del lavoro dei fotoreporter, oltre a un'equa retribuzione del lavoro giornalistico in tal modo svolto". L'intervento degli organismi sindacali era stato sollecitato, attraverso il Gruppo di specializzazione dei giornalisti dell'informazione visiva, dagli stessi fotoreporter de "La Provincia" che, dopo le prime avvisaglie del taglio al numero delle foto pubblicate e del conseguente ridimensionamento dei loro compensi mensili, avevano immediatamente tentato, senza successo però, di ottenere un riequilibrio della situazione proponendo ai vertici aziendali un adeguamento delle tariffe. Immediata l'assicurazione di un'azione di pieno sostegno da tutto l'apparato di intervento operativo dell' Alg . Il presidente, Maurizio Andriolo e i responsabili della Commissione sindacale, Irene Merli e Massimo Borgomaneri, hanno soprattutto ricordato che la difesa dei colleghi del lavoro autonomo, fotoreporter compresi, è nella ristrettissima rosa dei principali impegni dell'Alg e di tutto il sindacato dei giornalisti. Specificando poi a chiare lettere che è preciso dovere di tutti gli organismi, Cdr in primo luogo, farsi carico della tutela e battersi per chi esercita la professione nel "lavoro esterno" alle redazioni. Il caso dei fotoreporter del quotidiano comasco si è posto dopo che, quasi da un giorno all'altro, i colleghi si sono trovati a dover continuare a coprire la stessa mole di fatti di cronaca per compensi complessivi spesso più che dimezzati rispetto al passato. In sostanza, in molti casi, avvenimenti che prima venivano raccontati ai lettori diluiti in sventagliate di foto, sono improvvisamente passati ad essere proposti attraverso una sola sintetica immagine. Il problema centrale parte comunque dalla realtà che "La Provincia" di Como, come purtroppo la stragrande maggioranza dei giornali italiani, copre la cronaca locale con il lavoro di fotoreporter collaboratori esterni privi di qualsiasi inquadramento previsto dal Contratto nazionale di lavoro giornalistico e pagati solo in base al numero delle foto pubblicate. Il tutto regolato da "impegni scritti" pattuiti individualmente, al di fuori da qualsiasi coinvolgimento degli organismi sindacali. Un sistema, già molto precario e discutibile, nel quale i fotoreporter de "La Provincia" avevano comunque trovato per anni un equilibrio economico basato sul fatto che, appunto, tutte le edizioni del giornale davano molto spazio all'informazione visiva e di conseguenza, anche se le singole foto pubblicate venivano retribuite con tariffe modeste ( dalle 15 alle 25 mila lire), ognuno di loro poteva però contare, mediamente, sulla pubblicazione di più immagini per ogni avvenimento coperto, raggiungendo così livelli remunerativi sufficienti a giustificare il lavoro svolto. Il tutto in un ruolo da collaboratori fissi, organizzati in gran parte con responsabilità di "copertura" di precise aree geografiche o tematiche. In sostanza, in buona percentuale, dei "quasi dipendenti". Amedeo Vergani, presidente Gsgiv dell'Alg