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Editoria 20 Gen 2007

Vecchi, Vescovo ausiliare di Bologna: "Occorre liberarsi dalla cultura dell'audience"

Evitare la moltiplicazione delle notizie, per dare piu' spazio alla capacita' di sintesi critica. E liberarsi dalla cultura dell'audience. E' l'invito che Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare di Bologna e delegato per la Comunicazione sociale della Conferenza episcopale dell'Emilia-Romagna, ha fatto alla categoria dei giornalisti, in occasione della festa di S.Francesco di Sales, patrono della professione

Evitare la moltiplicazione delle notizie, per dare piu' spazio alla capacita' di sintesi critica. E liberarsi dalla cultura dell'audience. E' l'invito che Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare di Bologna e delegato per la Comunicazione sociale della Conferenza episcopale dell'Emilia-Romagna, ha fatto alla categoria dei giornalisti, in occasione della festa di S.Francesco di Sales, patrono della professione

Un punto su cui si e' soffermato anche Gerardo Bombonato, presidente dell'Ordine dei giornalisti dell'Emilia-Romagna. Vecchi e Bombonato sono intervenuti al convegno "Educazione alla ragione e nuova cittadinanza", organizzato a Bologna nell'Istituto Veritatis splendor. Citando le parole di papa Benedetto XVI, Vecchi sostiene la necessita', da parte dei giornalisti, di "evitare la moltiplicazione esponenziale delle notizie, per dare piu' spazio all'enorme capacita' di sintesi critica, ovvero alla ragione illuminata dalla fede". D'accordo anche Bombonato: "I mass media sono utili e necessari, ma anche pericolosi- afferma ricordando il pensiero del pontefice in occasione dell'omelia del 6 gennaio scorso- perche' a volte possono annebbiare la capacita' di sintesi critica. L'eccessivo e spesso superficiale bombardamento di notizie rischia di creare un magma acritico e privo della sua primaria funzione, che e' quella appunto di far riflettere". Il giornalista deve "capire prima di spiegare", prosegue il presidente dell'Ordine, riferendosi soprattutto alle occasioni in cui "sbattere il mostro in prima pagina e' la cosa piu' facile. Come giornalisti potremmo difenderci dicendo che riportiamo quello che avviene nella societa'- afferma Bombonato- che non siamo noi la causa ma solo lo specchio dei problemi, che non spetta ai giornalisti ma alla scuola alla famiglia e alla chiesa risolvere i problemi di coscienza. Ma sarebbe troppo facile e soprattutto ingiusto, perche' questa e' una sfida che mette i giornalisti in prima fila di fronte alle responsabilita' che loro competono". Dal canto suo, Vecchi sostiene che "il mondo della comunicazione e' chiamato a riverberare lo splendore della verita' e a diffondere le ragioni della speranza, in una societa' che porta con se' i segni evidenti della stanchezza". Un problema che, secondo il vescovo, e' generato dalla "cultura dominante in Occidente, segnata dall'illuminismo e dal laicismo". Vecchi rileva pero' "l'insufficienza di una razionalita' chiusa in se stessa e di un'etica troppo individualista, promossa dalla propaganda radicale ma non condivisa dalla sensibilita' popolare, che nel profondo avverte un distacco dalle radici cristiane". In questo, conclude il vescovo ausiliare di Bologna, "si inserisce il ruolo dei giornalisti, cattolici e non, per dare cittadinanza alla vera liberta' e alla vera pace. Diversamente anche la cultura mediatica rimane prigioniera della cultura dell'audience". (Dire)

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