«Sulla Champions è in corso un balletto sulla pelle della Rai, ma soprattutto dei lavoratori. L'opzione prevista dal contratto è valida oppure no? A deciderlo devono essere i giudici. Speriamo che avvenga presto. E ovviamente noi ci auguriamo che abbia ragione la Rai. Quindi ogni fuga in avanti oggi rischia di creare ulteriori danni. Quindi bene ha fatto la Rai a diffidare i concorrenti. Certo è che già alla passata governance dicemmo che quella opzione andava blindata. Soprattutto visto che si arrivava a comprare i diritti della Champions dopo aver perso il Mondiale». È la riflessione dell'Usigrai e del Cdr di Rai Sport, dopo che Mediaset ha annunciato un accordo biennale con Sky che permetterà alle reti del Biscione di trasmettere in chiaro la miglior partita del mercoledì, nonostante l'opzione esercitata dalla tv pubblica, che aveva già intrapreso le vie legali per vederne riconosciuta la validità.
«La Rai ha bisogno di maggiore aggressività e lungimiranza da parte della Direzione Acquisti Diritti Sportivi. Perché certo non si possono perdere eventi per pochi milioni di euro. In questo caso si parla di meno di 5», aggiungono Usigrai e Cdr, riferendosi alla cifra che avrebbe sborsato Mediaset (tra 42 e 45 milioni di euro a stagione), di poco superiore a quella spesa dalla Rai (40 milioni). «Anche perché è assurdo sostenere che si possa sostituire la Champions con una fiction. Una assurdità da ogni punto di vista. E nessuno tiri fuori presunte questioni di bilancio. Perché è ovvio che se non si spende i conti migliorano. Ma se non si investe si sperpera un patrimonio e si paga un conto salatissimo in termini di immagine».
«Le serate di Champions su Rai1 – si legge ancora nella nota – sono state un grande successo e un patrimonio dell'azienda, come testimoniato dagli ottimi ascolti. Del resto, investire sui diritti sportivi è senza dubbio più redditizio che continuare a contrattualizzare esterni e subire le condizioni imposte dallo strapotere degli agenti. Ci aspettiamo che di questi temi se ne faccia carico il Cda. E ci aspettiamo che gli stessi temi vengano posti dal direttore di Rai Sport, che troviamo incomprensibilmente silenzioso e poco incisivo su scelte aziendali che spengono la testata che dirige». (Ansa)