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Disordini durante le manifestazioni a Tunisi (Foto Ansa/Epa)
Internazionale 25 Lug 2022

Tunisia, il sindacato dei giornalisti: «Violenze da parte della polizia durante le proteste in piazza»

Uomini e donne che venerdì 22 luglio 2022 stavano manifestando contro il referendum sulla Costituzione sono stati «aggrediti senza motivo, con gas, manganelli e calci, provocando diversi feriti gravi», denuncia il Snjt, che accusa il ministero dell'Interno. Colpiti anche cronisti che stavano coprendo l'evento.

«Il ministero dell'Interno ha represso con violenza e in modo estremamente brutale, venerdì 22 luglio 2022, diverse manifestazioni organizzate a Tunisi, su invito della società civile, delle organizzazioni giovanili e dei partiti politici, per protestare contro il progetto di Costituzione». Lo denuncia, in una nota, il Sindacato nazionale dei giornalisti tunisini (Snjt).

«Il ministero dell'Interno – incalzano i rappresentanti sindacali – ha mobilitato centinaia di agenti, appartenenti a varie forze di sicurezza, pesantemente equipaggiati, per colpire manifestanti disarmati. Le forze di sicurezza si sono anche affrettate ad aggredire uomini e donne, senza motivo, con gas, manganelli e calci, provocando diversi feriti gravi tra i manifestanti ed insultandoli per danneggiarli psicologicamente. Hanno anche effettuato arresti illegali, violando il diritto costituzionale a manifestare e protestare. Questi eventi ricordano gli anni bui sotto il governo della troika e gli ultimi mesi del governo Mechichi».

Il Sindacato dei giornalisti tunisini sottolinea inoltre che, durante queste manifestazioni, «i membri del suo ufficio esecutivo sono stati diretto bersaglio di queste violenze della polizia, compreso il presidente del sindacato, che è dovuto ricorrere a cure urgenti. Altri colleghi e colleghe sono stati maltrattati, picchiati e insultati per aver semplicemente cercato di adempiere al loro dovere di dare copertura mediatica dell'evento».

Quanto accaduto, proseguono i giornalisti, è «un efferato crimine contro la democrazia e gli obiettivi della Rivoluzione e nulla può giustificare né minimizzare la loro gravità, né nascondere le gravi conseguenze sul processo rivoluzionario e democratico nel nostro Paese».

Il Sindacato chiede quindi che «il ministro dell'Interno e gli agenti di sicurezza si assumano la piena responsabilità di questi eventi» ed esorta le autorità giudiziarie «ad assumersi le proprie responsabilità, ad avviare un'indagine sulle pratiche arbitrarie di polizia che hanno preso di mira decine di uomini e donne, provocando loro gravi danni fisici e psicologici, e a porre fine, dopo decenni, all'impunità per gli aggressori».

Esprimendo solidarietà ai colleghi e a tutti i cittadini aggrediti durante le proteste, i giornalisti tunisini «condannano la politica di repressione poliziesca contro i manifestanti, che costituisce una vergogna per il nostro Paese e tradisce la volontà delle autorità di esercitare il proprio potere ricorrendo a procedure antidemocratiche e incivili, che serviranno solo ad alimentare la rabbia nei confronti delle istituzioni e ad acuire la distanza tra i cittadini e lo Stato».

Il Sindacato tunisino riafferma, infine, il proprio «sostegno assoluto» a tutte le forme di manifestazione, protesta, assemblea ed espressione, «considerate come le più importanti conquiste della Rivoluzione», ribadendo, conclude la nota, «che sarà mantenuta permanentemente la pressione sull'apparato di potere per portare a una revisione delle politiche di sviluppo e a intensificare la lotta alla corruzione e al terrorismo, nonché a tutte le forme di dittatura, e per il rispetto dei diritti e delle libertà».

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