Un Paese in cui c'è sempre un ma, sempre un se, un forse, un dubbio, un interrogativo, una suggestione. È la Repubblica dei misteri al centro del libro di Paolo Borrometi 'Traditori. Come fango e depistaggio hanno segnato la storia d’Italia', edito da Solferino.
L'autore, condirettore dell'Agi e da nove anni sotto scorta per le minacce mafiose ricevute, ricostruisce con un rigore documentale e una completezza di fonti attestata da 40 pagine di note «storie di lotta per il potere che si sono mosse in direzioni molto diverse da quelle di un legittimo confronto democratico, riproducendo schemi e strategie che hanno fatto delle stragi, dei tradimenti e del caos una costante della dialettica politica dell’Italia Repubblicana».
I “traditori” sono gli attivisti di quello che Borrometi nel primo capitolo definisce «confunde et impera’» variante del «divide et impera» dei latini: confondi, intorbida le acque, rimesta nel fango, e dominerai.
La narrazione parte dallo sbarco alleato in Sicilia e analizza il ruolo che la mafia ebbe in quell'operazione: è già allora che si affacciano i “traditori”, quando «in uno Stato che ancora stava per nascere, concessioni, benevolenze e incarichi pubblici affidati ai mafiosi andarono a comporre l’intelaiatura del perverso intreccio di potere tra mafia e istituzioni che ancora oggi tristemente conosciamo».
Vengono poi ripercorsi Piano Solo, il Golpe Borghese, la strategia della tensione, le bombe, l’Italicus, la mafia “nera” (nel senso politico dell’aggettivo), il sequestro Moro, l’omicidio Dalla Chiesa, il Rapido 904, le stragi di Capaci e di via D’Amelio, il terrorismo mafioso ordito da Totò Riina, la lunghissima latitanza di Bernardo Provenzano, fino all’arresto di Matteo Messina Denaro. Uno sguardo totale sulla controversa storia del nostro Paese.