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Fnsi 02 Gen 2003

Tg5, 42 giornalisti solidali con il Cdr chiedono ai colleghi di ritirare le dimissioni

Tg5, 42 giornalisti solidali con il Cdr chiedono ai colleghi di ritirare le dimissioni

Tg5, 42 giornalisti solidali con il Cdr chiedono ai colleghi di ritirare le dimissioni

Quarantadue giornalisti del Tg5 hanno firmato un documento in cui si chiede il ritiro delle dimissioni del comitato di redazione, presentate all'indomani della messa in onda del telegiornale Mediaset nonostante lo sciopero generale della categoria, lo scorso 20 dicembre. Paolo Di Mizio, membro del Cdr insieme a Sandro Provvisionato, spiega che i firmatari del documento, affisso in bacheca, «approvano in pieno» il contenuto della lettera di dimissioni del Cdr, in cui si denunciava in particolare «la mancanza di una effettiva democrazia interna» e si chiedeva «la creazione di una vera dialettica sindacale aziendale, di fatto assente». «La redazione è molto compatta», dice Di Mizio, specificando che la maggior parte dei firmatari sono giornalisti della sede romana del Tg5 e che ovviamente nel documento mancano le firme dei 20 giornalisti che non hanno scioperato («anche se alcuni di loro hanno comunque firmato il documento di solidarietà al cdr», sottolinea). «Al Tg5 non c'è mai stata una dialettica sindacale vera - afferma Di Mizio - ma un'atteggiamento paternalistico dell'azienda nei confronti dei giornalisti. Il meccanismo di concordia sociale e aziendale si è incrinato in coincidenza con la notizia del passaggio a La 7 del direttore Mentana, poi recuperato con un costo altissimo. In quel momento in molti si sono chiesti come mai per l'azienda investire nell'informazione significava investire in una sola persona. Rispetto ai giornalisti della Rai noi siamo molti di meno, abbiamo stipendi probabilmente più bassi e abbiamo un tasso di produttività altissimo». Ma non è tutto: i redattori del tg Mediaset sono ora «molto preoccupati» perchè dal 7 gennaio il rotocalco 'Verissimò verrà allungato di un'ora. «Mentana lo ha definito 'quasi un'edizione straordinaria al giornò - spiega Di Mizio - per cui oltre ai 18-19 redattori assegnati al programma, ci dovrà essere anche il contributo di tutte le forze del Tg5, con un carico di lavoro in più e con il rischio di un collasso delle strutture tecniche». Tra l'altro, aggiunge, la questione di 'Verissimò «non è stata regolamentata: abbiamo chiesto un incontro per definire la fattura del giornale e avere garanzie dal punto di vista editoriale, giornalistico e produttivo. Non si possono spremere i giornalisti all'infinito e a costo zero. Su questo Mentana è stato piuttosto vago». Molte le critiche a Mentana e alla sua «conduzione verticistica» del telegiornale. «Dopo la nostra lettera di dimissioni - sottolinea tra l'altro Di Mizio - non ha resistito ed è scoppiato in insulti verso me e Provvisionato definendoci 'farabuttì». Dopo il documento, il Cdr ora deve decidere se ritirare le dimissioni: «Non so cosa succederà, la situazione è molto complicata», afferma il giornalista, che conclude: «Il 9 gennaio la Fnsi ha convocato tutti i cdr Mediaset per un incontro con i legati della Federazione della Stampa e della Stampa Romana per verificare se nel giorno dello sciopero sono stati commessi atti illeciti e antisindacali. Poi vedremo». (ANSA). Il Comitato di Redazione del Tg5 aveva rassegnato le proprie dimissioni all'indomani dello sciopero del 20 dicembre. Di seguito pubblichioamo la lettera con la quale i componenti del Comitato di redazione avevano annunciato laloro decisione. ''Cari colleghi - e' scritto nella lettera-comunicato firmata da Paolo Di Mizio e Sandro Provvisionato - al termine di una giornata a dir poco convulsa, crediamo sia giunto il momento di tirare le somme e ritenere conclusa la nostra esperienza in un Comitato di Redazione che avevate eletto con forte partecipazione''. ''Quando nel maggio del 2000 molti di voi chiesero a noi e a Vito Oliva di impegnarci nel sindacato - inizia il lungo comunicato - volevate, in modo dichiarato, affrontare due questioni che da anni assillano questa redazione: la mancanza di una effettiva democrazia interna e la creazione di una vera dialettica sindacale aziendale, di fatto assente. C' era inoltre da affrontare la delicata scadenza del contratto integrativo aziendale. Nessuno di noi tre aveva grande entusiasmo ad affrontare un lavoro duro e oscuro anche a discapito della nostra professione che e' quella di giornalisti e non di sindacalisti. Eppure lo facemmo, forti del vostro sostegno che si espresse subito dopo in una massiccia partecipazione al voto e con una elezione forte''. Il comunicato prosegue quindi ricordando alcuni successi ottenuti dal sindacato prima di tornare alle ultime vicende: ''quanto e' accaduto oggi ~ la messa in onda di quattro edizioni complete del telegiornale in una giornata di sciopero nazionale indetto dalla FNSI ~ porta al pettine questo nodo: non viviamo, non vivete in una redazione normale, ma in una redazione 'normalizzata'. Vogliamo ringraziare i 48 colleghi che oggi hanno scioperato assieme a noi. Ma ci resta un dubbio: non siamo convinti che tutti quelli di voi che hanno lavorato anziche' scioperare si siano resi conto del danno che la loro scelta ha arrecato. Una scelta dirompente nei confronti della categoria che ora e' piu' debole; del sindacato nazionale che ora e' piu' debole; nei confronti di voi stessi che ora siete ancora piu' deboli; nei confronti del vostro sindacato che ne esce impossibilitato a proseguire. Ne escono inoltre schiantate le ragioni per le quali avevate eletto questo Cdr e le relazioni sindacali di tutti i giornalisti Mediaset, che per un lungo tempo non saranno piu' quelle che sono state in questo anno e mezzo. Insomma voi che avete disatteso lo sciopero (alcuni perfino tornando dal riposo o dalla corta), avete gettato al vento le prospettive future e anche quello che ~ poco o molto ~ e' stato fatto finora''. Il comunicato parla anche del ruolo del direttore Mentana: ''e' riuscito a dividere la redazione sulla base di motivazioni che appaiono del tutto personali nei confronti del segretario della FNSI (galeotta fu un'intervista!) e al solo scopo di sferrare un attacco alla Rai. Quest'ultimo aspetto, e' inutile nascondercelo, acquista anche un valore quanto mai deteriore, tutto interno ai giochi della politica''. Il Cdr sostiene inoltre che ''se la non adesione allo sciopero di 25 colleghi su 100 e' stata sufficiente alla messa in onda di tutte le edizioni del Tg5, questo significa che, il direttore e una minoranza possono prevalere sulla maggioranza. Questo significa che d' ora in avanti, sara' il direttore a decidere o meno la riuscita di uno sciopero nazionale o di redazione che sia e non la vostra libera scelta di aderire o meno ad una forma di lotta''. ''Ne consegue - conclude la nota che - in questa redazione non c' e' alcuna agibilita' sindacale. Figurarsi una dialettica o la possibilita' di un confronto appena costruttivo tra direttore e redazione. Non ci resta che prendere atto di questa tristissima situazione e rassegnare quindi le nostre dimissioni''.

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