Sulle battute di Berlusconi a Radio anch’io replicano Paolo Serventi Longhi e Roberto Natale
Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Paolo Serventi Longhi, ha dichiarato: “Sono esterrefatto delle battute di Silvio Berlusconi a “Radio Anch’io” su giornali e Tv. Il fatto che il Presidente del Consiglio sia contestato, anche duramente, appartiene non solo al diritto di cronaca ma al dovere professionale di informare i cittadini in maniera completa. Di fronte all’attacco ai giornali e alle televisioni mi sento di dire che dobbiamo essere tutti corresponsabili dell’esercizio della libertà di informare. Non è con le minacce o le intimidazioni nei confronti dei media che l’On. Berlusconi riuscirà ad impedire ai giornalisti di raccontare i fatti. Appare inoltre assolutamente inconcepibile solo pensare che giornalisti possano tendere “agguati”. Chi è convinto che ciò possa accadere è vittima di una incredibile sindrome da accerchiamento, che non consente serenità di giudizio. Esprimo quindi piena solidarietà alla redazione ed alla direzione del Tg3”. Il Segretario Usigrai Roberto Natale ha comunicato: Nel “Radio anch’io” di questa mattina il Presidente del Consiglio ha fatto una affermazione gravissima. Riferendosi alla contestazione subita lunedì scorso al Palazzo di Giustizia di Milano, ha dichiarato che si trattava di “un agguato studiato e preparato” con il quale il Tg3 era “evidentemente d’accordo”. Un tg del servizio pubblico avrebbe cioè, secondo l’on. Berlusconi, costruito ad arte un evento per screditare il capo del governo. Mi attendo che il vertice Rai sappia reagire con prontezza e fermezza a questa accusa infamante, che lede la credibilità di tutta l’informazione Rai, ricordando al Presidente del Consiglio i diritti e i doveri di un giornalismo non asservito. In Commissione di Vigilanza il Direttore Generale Cattaneo ha parlato ieri della necessità di far rinascere l’orgoglio Rai. Nessun orgoglio aziendale può rinascere se chi é capo dell’azienda non ha il coraggio di assumerne pubblicamente la difesa anche di fronte alle istituzioni, quando esse insultino l’azienda stessa. Un silenzio del vertice ferirebbe l’immagine Rai ben più delle dichiarazioni di Pippo Baudo, al quale si contestano affermazioni che andrebbero piuttosto interpretate come un atto di appassionato attaccamento al servizio pubblico. Ne dia prova anche il nuovo vertice, di questo attaccamento, e parli subito.