«'Scegliere fidanzate dell’est perché sono mamme, casalinghe perfette, sempre sexy, disposte a farsi comandare dal loro uomo': apprezziamo le doverose scuse della presidente della Rai e del direttore di RaiUno, ma crediamo che non siano sufficienti a chiudere una delle pagine più vergognose del servizio pubblico». La Commissione Pari Opportunità della Fnsi interviene così nella polemica sorta dopo la puntata di "Parliamone sabato", andata in onda su RaiUno, in piena fascia protetta, e dedicata alle presunte qualità delle donne dei Paesi dell'est Europa, che ne farebbero dei rubamariti.
«Un’offesa alle donne e a tutti gli utenti – protesta la Cpo Fnsi – un connubio di sessismo e razzismo che viola tutte le disposizioni che la Rai deve ottemperare: dal Contratto di servizio alla Policy aziendale per una rappresentazione corretta e rispettosa delle donne. Com'è possibile che in un programma del pomeriggio per le famiglie, visto da bambini e ragazzi, si parli di "bordelli moscoviti" e si veicolino stereotipi sessisti così gravi e rivoltanti?».
Duro anche il commento dell'esecutivo e della Cpo dell'Usigrai. «Un siparietto disgustoso di cui come dipendenti, come donne e uomini della Rai ci vergogniamo. Una lista di luoghi comuni, violenti, beceri e umilianti», scrive il sindacato aziendale che poi chiede come possa accadere «che il Servizio Pubblico mandi in onda senza alcun controllo un tale coacervo di sessismo e razzismo in barba a qualsiasi policy aziendale e tradendo oltretutto i principi della Convenzione».
Secondo la Cpo Fnsi, «la Rai non ha più il controllo editoriale di molti dei suoi programmi, specie quelli del pomeriggio rivolti alle famiglie, messi in mano a conduttori spesso ingaggiati da scuderie di agenti esterni, del tutto inadeguati a rappresentare i valori del servizio pubblico».
Ed entrambe le Commissioni, pur giudicando positive le scuse dei vertici dell'azienda e della rete, chiedono che alle scuse seguano i fatti e che si adottino provvedimenti disciplinari nei confronti di tutti i responsabili che, venuti meno ai doveri del servizio pubblico, ne hanno minato in modo grave la credibilità.
LE REAZIONI
Rai, Dg: «Chiuso "Parliamone sabato", contraddice mission servizio pubblico»
La Rai ha deciso la chiusura di Parliamone Sabato, programma in onda su Rai1. «Gli errori si fanno, e le scuse sono doverose, ma non bastano», dichiara il Direttore Generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto. «Occorre agire ed evolversi. La decisione di chiudere Parliamone Sabato non è infatti solo la semplice e necessaria reazione ai contenuti andati in onda lo scorso sabato, contenuti che contraddicono in maniera indiscutibile sia la mission del Servizio Pubblico che la linea editoriale che abbiamo indicato sin dall'inizio del mandato. È anche - prosegue il DG - una decisione che accelera la revisione del daytime di Rai1 sulla quale peraltro stavamo già lavorando da tempo. Questo - conclude - al fine di rendere i contenuti Rai sempre più coerenti ai valori che ne ispirano la missione». Il Direttore di Rai1, Andrea Fabiano, aggiunge: «Rinnovo le mie scuse più sincere per quanto accaduto e ribadisco l’impegno per un’offerta sempre ispirata ai valori del Servizio pubblico». (Da ufficiostampa.rai.it)
Rai, Cpo azienda: «Deprecabile lista Parliamone Sabato. Vengano presi provvedimenti nei confronti dei responsabili»
La Commissione Pari Opportunità Rai (Cpo) «prende le distanze e condanna la lista di presunte qualità delle donne dell'Est trasmessa sulla rete ammiraglia nel pomeriggio di sabato scorso. La Commissione prende atto delle dichiarazioni della Presidente Maggioni («Un errore folle, inaccettabile») e del direttore di Rai1 Andrea Fabiano («Chiedo scusa a tutti per quanto visto e sentito a #Parliamonesabato») e si augura al contempo che vengano presi al più presto severi provvedimenti nei confronti dei responsabili del programma partecipi della diffusione di una deprecabile serie di stereotipi violenti ed umilianti per tutte le donne di qualsiasi nazionalità».
La Cpo Rai ricorda anche la policy aziendale di genere, adottata nel 2013, in cui si legge: «Evitare trasmissioni che possano indurre a una "fuorviante percezione dell'immagine femminile e che possano in qualsiasi modo ingenerare pregiudizi e stereotipi"». (Ansa – Roma, 20 marzo 2017)