«Lo stato di crisi che partirà a luglio all'Editoriale Nazionale è frutto di un confronto iniziato lo scorso anno tra i Comitati di redazione delle testate del Gruppo (Quotidiano Nazionale, Quotidiano.net, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno), uniti in Coordinamento, e approvato dal voto complessivo di tutte le assemblee dei giornalisti». Lo precisa, in una nota, l'Associazione Stampa dell'Emilia Romagna.
«Continuiamo a leggere comunicati di Associazioni di Stampa, sul cui territorio le redazioni e i giornalisti dell'Editoriale Nazionale insistono solo marginalmente e praticamente mai coinvolte nelle trattative, che si vantano di non avere firmato l'accordo davanti al Ministero, sostenendo che la messa in cassa integrazione anche degli articoli 2 e 12 di questi giornali viola il contratto di lavoro e ne mette in discussione le basi», prosegue l'Aser.
«Intanto – incalza l'Assostampa – specifichiamo che gli articoli 2 e 12 hanno deciso di partecipare in maniera solidaristica ai sacrifici che da anni subiscono gli articoli 1 (tra cassa integrazione e solidarietà) accettando un mese di cassa integrazione a testa a zero ore (come da normativa, visto che non hanno orario giornaliero di lavoro) nell'arco di un piano che prevede 18 mesi di ammortizzatore sociale (con percentuali variabili a seconda dei mesi) per gli articoli 1. Questo sacrificio, ripetiamo, frutto di un lungo confronto e di uno spirito di collaborazione con gli articoli 1, servirà anche per stabilizzare alcuni colleghi precari e avviare un percorso per migliorare i loro compensi, ad esempio per i siti internet».
Il piano, conclude l'Aser, «che prevede sì prepensionamenti e tagli alle buste paga, è stato valutato nei minimi dettagli, non è stato firmato a cuor leggero e soprattutto senza tenere conto delle leggi in materia e del contratto di lavoro. Contiene, infine, forme di tutela che l'Aser, così come tutte le associazioni che quotidianamente assistono i colleghi di Qn, Q.net, Carlino, Nazione e Giorno, faranno rispettare anche a costo di metterne nuovamente in discussione i contenuti nel caso in cui l'azienda non metta in atto quanto concordato».