Dura presa di posizione dell’Associazione stampa Romana contro il caporalato nel settore giornalistico. “Ci sono redazioni in cui non si fanno contratti regolari, in cui non si pagano contributi previdenziali e sanitari, in cui i collaboratori sono pagati un tanto al chilo, ogni tanto al chilo e a volte sono addirittura costretti ad anticipare le spese. Il far west - scrive in una nota il direttivo regionale - determina una concorrenza sleale nei confronti del giornalismo professionale”.
“Anche negli anni ruggenti della stampa, delle tipografie
con la stampa a piombo, esistevano fogli e giornali che pubblicavano senza
rispettare le norme di legge: scritti da chi non era iscritto all'Ordine, non
registrati nei tribunali, senza alcuna regolarità contrattuale e che non
garantivano contributi previdenziali, ferie e gli altri diritti fondamentali
del lavoratore”. La disamina di Stampa Romana sul caporalato nel settore
giornalistico parte da lontano per arrivare fino ai giorni nostri: “La cronaca
si sostituisce oggi alla storia. Il web rilancia e moltiplica il tema”, scrive
in una nota il direttivo dell’Associazione.
“Esistono – prosegue il documento – testate soprattutto ma non solo on line, dal
Pontino alla Tuscia passando per la provincia di Roma in cui si assiste a una
completa deregulation, in cui la logica del più furbo e scaltro è l'unica
vincente”.
“Ci sono redazioni – si legge ancora – in cui non si fanno contratti regolari,
in cui non si pagano contributi previdenziali e sanitari, in cui i
collaboratori sono pagati un tanto al chilo, ogni tanto al chilo e a volte sono
addirittura costretti ad anticipare le spese. Ci sono testate on line che non
sono neanche registrate”.
“Il far west determina una concorrenza sleale nei confronti del giornalismo
professionale, delle testate regolarmente registrate, di tutti quegli editori
che, pagando i contributi, fanno vivere i nostri istituti di categoria. Stampa
Romana – conclude la nota – raccoglie la preoccupazione dei colleghi e delle
colleghe costretti a vivere quotidianamente nell’incertezza, invitando chi
lavora in condizioni di sfruttamento e di autentico caporalato a uscire dalla
logica del ricatto per pochi spiccioli e a denunciare l'illegalità diffusa. Il
Consiglio Direttivo dell’Associazione chiede pertanto all’Inpgi di attivare le
ispezioni per ristabilire la legalità e all'Ordine dei giornalisti di
controllare chi esercita la professione (anche negli uffici stampa), comminando
inoltre le opportune sanzioni qualora se ne ravvisassero gli estremi. Il
sindacato vigilerà anche affinché qualche furbetto tra gli editori non faccia
il gioco delle tre carte per intascare gli sgravi contributivi che l'Inpgi si
appresta a varare”.