CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Associazioni 05 Ott 2015

Stampa Romana contro il caporalato giornalistico

Dura presa di posizione dell’Associazione stampa Romana contro il caporalato nel settore giornalistico. “Ci sono redazioni in cui non si fanno contratti regolari, in cui non si pagano contributi previdenziali e sanitari, in cui i collaboratori sono pagati un tanto al chilo, ogni tanto al chilo e a volte sono addirittura costretti ad anticipare le spese. Il far west - scrive in una nota il direttivo regionale - determina una concorrenza sleale nei confronti del giornalismo professionale”.

Dura presa di posizione dell’Associazione stampa Romana contro il caporalato nel settore giornalistico. “Ci sono redazioni in cui non si fanno contratti regolari, in cui non si pagano contributi previdenziali e sanitari, in cui i collaboratori sono pagati un tanto al chilo, ogni tanto al chilo e a volte sono addirittura costretti ad anticipare le spese. Il far west - scrive in una nota il direttivo regionale - determina una concorrenza sleale nei confronti del giornalismo professionale”.

“Anche negli anni ruggenti della stampa, delle tipografie con la stampa a piombo, esistevano fogli e giornali che pubblicavano senza rispettare le norme di legge: scritti da chi non era iscritto all'Ordine, non registrati nei tribunali, senza alcuna regolarità contrattuale e che non garantivano contributi previdenziali, ferie e gli altri diritti fondamentali del lavoratore”. La disamina di Stampa Romana sul caporalato nel settore giornalistico parte da lontano per arrivare fino ai giorni nostri: “La cronaca si sostituisce oggi alla storia. Il web rilancia e moltiplica il tema”, scrive in una nota il direttivo dell’Associazione.
“Esistono – prosegue il documento – testate soprattutto ma non solo on line, dal Pontino alla Tuscia passando per la provincia di Roma in cui si assiste a una completa deregulation, in cui la logica del più furbo e scaltro è l'unica vincente”.
“Ci sono redazioni – si legge ancora – in cui non si fanno contratti regolari, in cui non si pagano contributi previdenziali e sanitari, in cui i collaboratori sono pagati un tanto al chilo, ogni tanto al chilo e a volte sono addirittura costretti ad anticipare le spese. Ci sono testate on line che non sono neanche registrate”.
“Il far west determina una concorrenza sleale nei confronti del giornalismo professionale, delle testate regolarmente registrate, di tutti quegli editori che, pagando i contributi, fanno vivere i nostri istituti di categoria. Stampa Romana – conclude la nota – raccoglie la preoccupazione dei colleghi e delle colleghe costretti a vivere quotidianamente nell’incertezza, invitando chi lavora in condizioni di sfruttamento e di autentico caporalato a uscire dalla logica del ricatto per pochi spiccioli e a denunciare l'illegalità diffusa. Il Consiglio Direttivo dell’Associazione chiede pertanto all’Inpgi di attivare le ispezioni per ristabilire la legalità e all'Ordine dei giornalisti di controllare chi esercita la professione (anche negli uffici stampa), comminando inoltre le opportune sanzioni qualora se ne ravvisassero gli estremi. Il sindacato vigilerà anche affinché qualche furbetto tra gli editori non faccia il gioco delle tre carte per intascare gli sgravi contributivi che l'Inpgi si appresta a varare”.

@fnsisocial

Articoli correlati