L'inviato del Corriere della Sera Massimo Alberizzi, che si trovava in Somalia per seguire l'evolversi della crisi nel Paese, e' stato sequestrato per due giorni da guerriglieri delle Corti islamiche e quindi rilasciato qualche ora fa. Secondo quanto reso noto dal sito del Corriere della Sera, Alberizzi e' stato liberato dai guerriglieri dopo una ''discussione interna''
Prima di essere consegnato all'Onu Alberizzi e' stato trasferito in luoghi diversi, tra cui un aeroporto e un albergo, e ripetutamente interrogato da uomini in arme. L' inviato del Corriere della Sera (che sta bene) a bordo di un aereo dell'Onu ha gia' raggiunto Nairobi. (ANSA) E' stato drammatico, e la paura e' stata forte. Massimo Alberizzi, inviato speciale del 'Corriere della Sera', africanista storico, lo ammette senza reticenze chiacchierando con l'Ansa ad 'avventura finita', dopo essere rientrato rientrato piu' o meno rocambolescamente a Nairobi, da Mogadiscio, dove estremisti islamici lo avevano ieri arrestato ed interrogato. Il giornalista, con due colleghi - Emanuele Piano ed il fotografo cameramen Marco Ricchella - era giunto ieri verso le 12 (le 10 italiane) a Mogadiscio, proveniente da Gibuti, con tutti i permessi in regola. Ormai e' molto difficile andare direttamente dalla capitale keniana a quella somala, se non attraverso voli dell'Onu, sempre pieni perche' trasportano personale addetto direttamente a rapporti negoziali e ad emergenze. ''Nel primo pomeriggio - racconta all'Ansa Alberizzi - ci siano resi conto che eravamo seguiti. In particolare avevo notato un adolescente, secondo ogni evidenza appartenente al gruppo degli integralisti inslamici Shabab, tutti giovani e tra i piu' 'duri'. Stavamo andando a confermare il nostro volo di ritorno, sempre via Gibuti, previsto per domattina. Poi noi, proprio per questa 'filatura', ci siamo divisi''. Ma quando - poco dopo - l'inviato del 'Corriere' e' rientrato in albergo, il 'Sahfiz 2', e' stato arrestato: ovviamente senza alcun mandato, da una ventina di uomini. Ma subito il coraggio, coniugato con l'esperienza, e' prevalso. ''Vado in bagno e vengo con voi'', ha detto. Guardie davanti alla porta; ma cellulare con lui: e cosi' invia un sms a Mario Raffaelli, inviato speciale del governo italiano per il processo di pace somalo. Che subito si attiva, informando anche la Farnesina. Mentre Alberizzi - quattro auto di estremisti Shabab intorno - viene portato via. Destinazione aeroporto. ''Li' - dice il giornalista - faceva davero paura, non c'era nessuno: quello che appariva il capo del gruppo, parlando in somalo - ma c'era uno che traduceva in italiano corretto - ha iniziato ad interrogarmi''. Un interrogatorio molto serrato - dice - che dopo un avvio generico su quanto aveva scritto sulla Somalia (''Ma sono 20 anni che ne scrivo, centinaia di reportages...'', rispondeva il giornalista), alla fine ruotava soprattutto su quanto lui - come altri, del resto - aveva scritto sugli aiuti militari che l' Eritrea sta fornendo alle Corti Islamiche. ''Certo - rispondeva Alberizzi - ma ho scritto anche di quelli etiopici al Governo di Transizione Nazionale''. Ma - non lo dice lui, ma persone a lui vicine - era chiaro che il vero obiettivo era quello: i rapporti con l'Eritrea, il cui regime, gia' da qualche anno, lo ha - ovviamente informalmente - condannato a morte. In questa situazione pazzesca, quanto drammatica, il giornalista riesce pero' ad accendere il suo cellulare. E qualcuno capta ''Sono all'aeroporto''. E' quanto basta. Tra Raffaelli, Stefano Dejak (della rappresentanza speciale italiana per la Somalia) ed altri canali l'informazione passa. Ed al 'capo', che - di nero vestito - lo interrogava, arriva la telefonata di uno dei capi supremi delle Corti islamiche. ''Portalo in albergo, non ti permettere alcunche', e' persona di nostra fiducia'': questo, piu' o meno, il messaggio. E cosi' avviene. Alberizzi ritorna in albergo, dove i colleghi erano rientrati senza problemi al momento del suo arresto. Sono passate un paio d'ore: le sette di sera, piu' o meno. E comincia una lunga notte. Da una parte Raffaelli, collaboratori, ambasciata, Onu ed altri, a spingere perche' tutto si risolvesse presto e bene (qualcuno sapeva, ma il mandato era: silenzio assoluto, si rischia di pregiudicare tutto); dall'altra le Corti, che si consultavano. Una riunione della leadership islamica si confronta nel corso della notte. Da una parte viene messa sotto accusa l' intelligence deviata che aveva arrestato senza mandato l'inviato del 'Corriere'. Dall'altra i 'duri' che dicevano: no, e' stato giusto, dobbiamo trattenerlo e continuare le indagini. Prevale infine la linea moderata, ma questo Alberizzi lo apprendera' molto dopo. La fortuna ha voluto che oggi da Nairobi volasse a Mogadiscio un aereo Onu, con a bordo Eric de la Roche, capo dell'Undp (il Programma dell'Onu per lo sviluppo), che doveva incontrare le Corti per i soccorsi alla disastrata popolazione del Sud in seguito alle alluvioni. Non senza qualche problema, Alberizzi ed i suoi colleghi (che erano rimasti prudentemente chiusi in albergo) possono prendere quell'aereo. In serata erano a Nairobi. Dove Alberizzi, bombardato di telefonate, ha potuto raccontare - senza enfasi, e' il mestiere di inviato sui fronti a rischio - la brutta avventura. (ANSA) È stato rilasciato ed è atterrato a Nairobi. Adesso sta bene, ma sa sono state ore di paura per l'inviato del Corriere della Sera in Somalia, Massimo Alberizzi. Il giornalista era stato infatti fermato a Mogadiscio da alcuni miliziani e trattenuto per ore in albergo. Alberizzi,come riporta il Corriere on line, si trovava nella capitale somala in compagnia del collega di Liberazione, Emanuele Piano. «Avevano avuto autorizzazione dalle Corti Islamiche di girare per le strade di Mogadiscio, ma mentre si trovavano in città i due sono stati bloccati. Piano è stato liberato ma è rimasto in zona e ha avvertito la redazione del suo giornale e quella del Corriere, mentre Alberizzi è stato trattenuto. Anche la Farnesina è stata allertata e ha preso contatto con il giornalista, il quale ha comunicato di stare bene avvertendo però di non richiamarlo», si legge sul sito on line del Corriere della Sera. La notte scorsa Alberizzi è rimasto in albergo sotto il controllo dei miliziani, mentre le Corti Islamiche si riunivano per decidere se arrestarlo o meno. Alla fine ha prevalso la linea del non-arresto e dell'espulsione di fatto. Questa mattina è stato portato in aeroporto e alle 15 e 30 ha preso un volo per Nairobi. (Adnkronos) Intervenendo oggi all’assemblea regionale dei giornalisti sardi, in corso ad Oristano, il Presidente della Fnsi, Franco Siddi ha espresso solidarietà e sostegno al collega inviato del Corriere della Sera rapito e rilasciato in Somalia. “Bentornato Massimo Alberizzi. Essere giornalista e testimoni e non testimonial è più difficile e rischioso nel mondo. Di più nei punti caldi. Alberizzi da molti anni è profondo conoscitore dei temi, dei problemi, delle forze in campo delle popolazioni maggiormente sconvolte in Africa (stavolta in Somalia) da guerre, guerre civili e scontri razziali. Ma di questi tempi in quei punti caldi la situazione è evidentemente enormemente peggiorata, si è fatta ancora più incandescente. L’informazione libera resta fattore di civiltà. Siamo lieti che l’inviato del Corriere abbia potuto ritrovare la libertà e confidiamo che l’attività del giornalismo libero sui “punti caldi” si faccia ancora più rigorosa e intensa perché questa diventi posizione di cambiamento. E’ indispensabile l’iniziativa delle Istituzioni internazionali per la diffusione di cultura globale di rispetto dell’informazione. A Massimo Alberizzi, consigliere nazionale della Federazione della Stampa Italiana, di un sindacato che incarna e tutela i valori e il bene informazione, un abbraccio affettuoso di solidarietà.”