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Fnsi 18 Gen 2005

Solidarietà dei giornalisti siciliani con i colleghi di "Report." Raccolte in una serata una sessantina di firme nelle testate principali Il testo del documento

Solidarietàdei giornalisti sicilianicon i colleghi di "Report."Raccolte in una seratauna sessantina di firmenelle testate principaliIl testo del documento

Solidarietà
dei giornalisti siciliani
con i colleghi di "Report."
Raccolte in una serata
una sessantina di firme
nelle testate principali
Il testo del documento

All'attenzione di Paolo Serventi Longhi caro Paolo, la quasi totalità dei colleghi in servizio ieri sera, lunedì 17, nelle tre principali testate di Palermo - Giornale di Sicilia, Repubblica e Rai - hanno aderito nel giro di un'ora e senza esitazioni all'iniziativa promossa dal Cdr del Giornale di Sicilia, con la collaborazione del consigliere nazionale Giancarlo Macaluso, tendente a solidarizzare con i colleghi di Report e soprattutto a dare l'alt al presidente della Regione Cuffaro, che più di una volta in passato si è segnalato per ingerenze nel "gradimento" di giornalisti (l'episodio ha riguardato un collega della Rai, e anche in quel caso con richiesta di intervista riparatrice) e persino dei contenuti dei servizi. Una sessantina di giornalisti palermitani - proprio perchè il tema del contendere era il rapporto della Sicilia con la mafia, e noi non viviamo e lavoriamo a Honolulu - insomma, la "base" delle tre redazioni (si sono poi aggiunte adesioni dalle emittenti Tgs e Telecolor) ha inteso prendere posizione netta e chiara sul principio invalicabile della libertà di stampa: Si può criticare qualunque servizio giornalistico, è vietato dalla Costituzione, dall'etica professionale nonchè dal contratto mettere all'indice un giornalista, una testata. Avendo apprezzato il tuo intervento nella qualità e non altrettanto l'assenza dell'Assostampa siciliana (sono intervenuti l'Ordine di Sicilia e l'Unione cronisti), voglio sottolineare con orgoglio che anche i giornalisti siciliani nei momenti decisivi sanno mobilitarsi. Antonio Ortoleva Cdr del Giornale di Sicilia Un imprenditore lascia la Sicilia perché oppresso dal racket e secondo il sindaco di Gela il 70% degli appalti è in mano alle cosche. Sono notizie che stanno ormai da anni sulle pagine dei giornali. Questa, purtroppo, è una delle facce della Sicilia e certo la colpa non è dei cronisti. I colleghi di “Report” non hanno fatto altro che il loro mestiere di fotografare la realtà. Potrà non piacere, ma il giornalismo d’inchiesta mette in risalto anche verità scomode. Vorremmo sentire parlare di una Sicilia finalmente libera dalla mafia. Ma così ancora non è: lo dimostrano le dichiarazioni rese dai magistrati siciliani pochi giorni fa all’apertura dell’anno giudiziario: Cosa nostra è ancora forte e il pizzo è un terribile fardello che commercianti e imprenditori sono costretti a portare addosso. Proprio alla luce di tutto ciò gli attacchi scatenati contro i colleghi della trasmissione di Raitre, ai quali va la nostra solidarietà, ci sembrano pretestuosi e volti a scaricare responsabilità che bisogna cercare altrove. I politici devono agire in maniera trasparente per migliorare la Sicilia e agire concretamente per eliminare gli ostacoli allo sviluppo e alla legalità.

@fnsisocial

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