L’Unione nazionale cronisti italiani e il Sindacato cronisti romani esprimono grande soddisfazione per la sentenza con cui il Tribunale di Roma ha reintegrato nel suo posto di lavoro il giornalista de Il Messaggero Guido Alferj, per più di vent’anni inviato di esteri del quotidiano romano.
Il Tribunale ha giudicato “illegittimo” il licenziamento di Alferj, deciso due anni fa dall’azienda utilizzando in modo anomalo e senza il consenso del giornalista l’articolo 33 del CNLG. Il provvedimento venne preso senza tener conto della volontà del collega di non abbandonare l’attività giornalistica prima del 65° anno di età e senza neppure verificare il raggiungimento, da parte sua, dei requisiti necessari per accedere alla pensione. Quel licenziamento si inquadrava in una sorta di progetto concordato tra l’azienda e la direzione di allora che puntava allo sfoltimento dell’organico degli inviati, da allora sempre più emarginati e sempre meno utilizzati. La sentenza del Giudice del Lavoro di Roma, oltre a dichiarare illegittimo il licenziamento e a ordinare “l’immediata reintegra di Alferj nel posto di lavoro precedentemente occupato”, ha anche stabilito la condanna della Società Editrice Il Messaggero al pagamento di tutte le retribuzioni maturate dal giorno del licenziamento. Associazione Stampa Romana Quel giornalista non doveva essere licenziato, e bene ha fatto il giudice a reintegrarlo. Grande soddisfazione esprime l'Associazione romana della stampa, dopo la causa vinta da Guido Alferj, inviato speciale del Messaggero, contro l'editore Francesco Gaetano Caltagirone. L'azienda aveva licenziato Alferj due anni fa, sotto forma di prepensionamento, facendo ricorso al controverso articolo 33 del contratto nazionale di lavoro, sostenendo di poter prepensionare un redattore solo in base agli anni di contribuzione e anche senza il suo consenso. Il giudice del lavoro ha reintegrato Alferj al suo posto, ma siccome nel frattempo il giornalista ha compiuto i 65 anni d'età, la reintegra non sarà effettiva. All'inviato del Messaggero è stato però riconosciuto un congruo risarcimento per ogni mese durante il quale è stato tenuto illegittimamente lontano dal posto di lavoro (due anni, appunto). Inoltre l'azienda dovrà versare tutti i contributi previdenziali per il periodo trascorso, integrando così la pensione del collega. L'articolo 33 si riferisce solo a situazioni maturate fino al giugno del 2007 e quindi non sarà più applicabile. Sulla sua interpretazione c'era stato un lungo confronto fra il Comitato di redazione del Messaggero e l'azienda. Il Cdr aveva proposto un accordo fra le parti, definendolo nei particolari con il consenso di Alferj. L'azienda, dopo un primo atteggiamento positivo, ha bruscamente cambiato idea scegliendo la linea dura, che il giudice ha sanzionato.