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Cronaca 13 Mar 2009

Sindacato e Ordine dell'Emilia Romagna hanno ricordato il sacrificio di Graziella Fava vittima del terrorismo durante un attacco all'Associazione della stampa il 13 marzo 1979

Un mazzo di fiori nel giardino pubblico a lei dedicato e l’ impegno per una ricerca storica che dia un perché alla sua morte, mai “spiegata” dall’inchiesta giudiziaria. Oggi, 13 marzo, ricorreva il trentesimo anniversario della morte di Graziella Fava, la donna che perse la vita nell’attacco terroristico incendiario alla sede dell’ASEM (allora Associazione stampa Emilia-Romagna-Marche) in via San Giorgio 6 a Bologna. Quando divamparono le fiamme si prodigò per mettere in salvo madre e figlia presso le quali lavorava, poi, vinta dal fumo e dai gas di combustione, restò soffocata

Un mazzo di fiori nel giardino pubblico a lei dedicato e l’ impegno per una ricerca storica che dia un perché alla sua morte, mai “spiegata” dall’inchiesta giudiziaria. Oggi, 13 marzo, ricorreva il trentesimo anniversario della morte di Graziella Fava, la donna che perse la vita nell’attacco terroristico incendiario alla sede dell’ASEM (allora Associazione stampa Emilia-Romagna-Marche) in via San Giorgio 6 a Bologna. Quando divamparono le fiamme si prodigò per mettere in salvo madre e figlia presso le quali lavorava, poi, vinta dal fumo e dai gas di combustione, restò soffocata

I rappresentanti del Sindacato e dell’ Ordine dei giornalisti hanno reso omaggio floreale nel Parco Fava di via Milazzo, presente il vice sindaco Giuseppe Paruolo, il fratello della vittima Graziano, il figlio Emilio, la cognata Maria. Poi Gerardo Bombonato, presidente dell'Ordine, e Camillo Galba, presidente dell'Aser, hanno annunciato l’iniziativa per il trentennale: una ricerca storica su “Il terrorismo a Bologna alla fine degli Anni 70”. “Sarà questo un modo – hanno detto – per dare un perché a una morte mai spiegata”. L’iniziativa è in collaborazione con il Dipartimento di discipline storiche dell’ Università di Bologna e coordinatore del Comitato scientifico sarà il prof. Alberto De Bernardi, direttore del Dipartimento. L’analisi delle fonti di stampa e le interviste vedranno la collaborazione di Claudio Santini, giornalista di esperienza in questo settore. Il lavoro tende alla realizzazione di uno studio da presentare il prossimo anno in prospettiva anche di una pubblicazione. I fondi sono già stati stanziati. In questa prospettiva storica (essendo ogni ipotesi giudiziaria già prescritta) Bombonato e Galba hanno lanciato l’invito al: “Chi sa, parli”. Graziella Fava Nata a Pianoro, 50 anni alla morte nel 1979. Due sorelle, due fratelli, sposata, un figlio. Esile, non molto alta, attiva, accetta lavori di sartoria per donna. Va anche in abitazioni private come stiratrice e con questa occupazione è presso due donne (madre e figlia) in un appartamento al terzo piano di via San Giorgio 6 a Bologna . La morte Il 13 marzo 1997, poco dopo le 17, un commando terroristico assalta l’ Associazione stampa dell'Emilia-Romagna-Marche. Rapinano un impiegato, portano via documenti e appiccano il fuoco. L’incendio crea una grave situazione di pericolo nell’appartamento al piano di sopra dove si trovano una signora di 56 anni, sua madre di 81 e Graziella Fava, 50. I vigili del fuoco salvano madre e figlia, ma non trovano la loro collaboratrice. Per lunghi minuti è stata vista accanto alla più anziana (che non poteva muoversi dalla poltrona), poi è scomparsa. "Forse è andata a casa sua, per tranquillizzare il marito e il figlio". Ma quasi tre ore dopo, nel sopralluogo al pianerottolo del terzo piano, è trovato il suo corpo senza vita. La povera donna, avvertito il crescere dell'incendio, è uscita dal portone per cercare una via di fuga per l’anziana (la figlia era uscita dal balcone sul tetto). E’ stata investita in pieno dal fumo e dalle esalazioni ed è morta asfissiata. La vana inchiesta E’ partita dalla rivendicazione dei “ Gatti selvaggi”, sigla comparsa la prima volta a Bologna nel 1974. Ha indagato nell'area allora detta dell'autonomia armata ma senza risultati. Anni e anni di istruttoria ( in mezzo il DC9 e la strage alla stazione) fino all'archiviazione perché "ignoti gli autori del reato". Solo la sensazione di una possibile (ma non dimostrata) rappresaglia contro i giornalisti per le cronache ed i commenti sull’ uccisione, a Torino, della brigatista bolognese Barbara Azzaroni: inizio di quella “campagna” che il 28 maggio dell'80 porterà all’ assassinio a Milano di Walter Tobagi, presidente dell'Associazione lombarda dei giornalisti.

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