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Editoria 05 Giu 2013

Siddi: non si regolino conti, si avviino processi innovativi Rossi: sfida accettata, lavorare insieme per uscire dalla crisi

Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, ha inviato al Presidente della Fieg Giulio Anselmi, in occasione della presentazione dello studio sulla “Stampa in Italia negli anni 2010-2012”, la seguente lettera: “Ringrazio per il gradito invito alla presentazione dello studio su “La stampa in Italia negli anni 2010-2012” e sulle proposte di intervento per il settore nello scenario della crisi che viviamo. Il concomitante svolgimento del congresso della Federazione internazionale dei giornalisti di cui sono parte attiva in rappresentanza della Fnsi, non mi consente di essere presente all’incontro in sede Fieg.

Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, ha inviato al Presidente della Fieg Giulio Anselmi, in occasione della presentazione dello studio sulla “Stampa in Italia negli anni 2010-2012”, la seguente lettera: “Ringrazio per il gradito invito alla presentazione dello studio su “La stampa in Italia negli anni 2010-2012” e sulle proposte di intervento per il settore nello scenario della crisi che viviamo. Il concomitante svolgimento del congresso della Federazione internazionale dei giornalisti di cui sono parte attiva in rappresentanza della Fnsi, non mi consente di essere presente all’incontro in sede Fieg.

Desidero tuttavia assicurarti che il sindacato dei giornalisti è presente (con il presidente Giovanni Rossi) e che la nostra riflessione sulla condizione del settore editoriale e del lavoro giornalistico è speculare e si incrocia, per molti aspetti, con quella degli editori.  Su un punto non può che esserci identica consapevolezza: il sistema in crisi richiede sforzi comuni delle parti sociali e chiarezza di interventi della mano pubblica per un governo di questa fase delicata orientato a valorizzare il bene pubblico informazione (senza la quale una democrazia non è tale) e l’industria che lo promuove e lo sorregge.
Nella distinzione delle funzioni e degli obblighi professionali, sociali e di impresa le parti sono chiamate a uno sforzo straordinario per non soccombere nelle trasformazioni epocali in corso e per innestare processi virtuosi di ripresa e sviluppo. Dobbiamo fare tutti la nostra parte, avendo chiaro però che non ci sono da regolare conti ma da riordinare processi, inserendosi attivamente nell’innovazione e sapendo che le sfide – come tu ricordi a tutti continuamente – si vincono con la qualità e la credibilità dell’informazione. Da giornalisti qualificati e prepararti non si può prescindere; perché essi possano lavorare in condizioni decorose e valorizzando le autonomie professionali, occorre che le imprese siano messe in condizioni di superare l’attuale crisi economica e che esse sappiano riorganizzarsi con saggezza e lungimiranza. Nel tempo di un mercato pienamente concorrenziale, attraversato da organizzazioni e forme tecnologiche di “giornalismo automatico”, si tratta di mettere a frutto il patrimonio professionale dei giornali, nell’accezione più ampia del giorno d’oggi. C’è bisogno di un quadro di riferimento che renda sostenibile questo passaggio, senza limitarsi ad assecondare esclusivamente uscite anticipate da lavoro. Le nuove risorse professionali devono essere inserite gradualmente – e non per mera necessità di scambio anagrafico - affinché si arricchisca e non si impoverisca il valore dell’informazione giornalistica offerta al pubblico su più mezzi. Se gli editori stanno facendo i conti con un andamento economico negativo, i giornalisti stanno pagando un caro prezzo alla crisi in termini di occupazione e di costi sociali e previdenziali ormai non più sopportabili. Da qui un appello perché l’editoria e il lavoro che la anima siano riconosciuti strategici. Concordo con te, caro Presidente, sulla necessità che Governo e politica “interrompano una troppo lunga latitanza”. Non c’è da chiedere mero assistenzialismo, ma da esigere l’inserimento a pieno titolo dell’industria dell’informazione e del lavoro giornalistico, che ne è il suo patrimonio essenziale, nelle politiche per il rilancio economico del Paese e per un nuovo welfare attivo, del lavoro appunto. C’è una crisi da governare. Fieg Fnsi lo stanno facendo dialetticamente sui tavoli negoziali, a cominciare da quello contrattuale che resta pilastro fondamentale, nelle sue rinnovazioni, di un piano regolatore di sistema cui devono concorrere anche altri soggetti. Da qui l’istanza comune al Governo e alla politica per riforme e misure di sostegno finalizzate alla tenuta del sistema prima e alla ripresa e allo sviluppo avendo attenzione per il futuro delle testate, per le condizioni delle persone che vedono a rischio il loro lavoro e per le speranze di ingresso delle nuove generazioni, per la qualità e la vitalità del sistema democratico”.

IL PRESIDENTE DELLA FNSI, GIOVANNI ROSSI, HA DICHIARATO:

“E’ evidente che il settore editoriale sta attraversando una crisi che non è contingente, ma che ha carattere strutturale. La presentazione, da parte della Federazione italiana editori giornali (FIEG), del rapporto sullo stato della stampa in Italia nell’ultimo biennio lo conferma. I dati sono drammatici.
Non basta conoscere tali dati ed averne consapevolezza: occorre lavorare per uscire dalla crisi. Sono condivisibili le parole del Presidente della FIEG, Giulio Anselmi, che ha richiamato le responsabilità comuni di editori e giornalisti. Il confronto per il rinnovo del contratto di lavoro dovrà essere la sede dove esprimere tale responsabilità. Gli editori devono esprimere progettualità ed i giornalisti debbono accettare la sfida, ognuno per la parte che gli compete. L’obiettivo principale deve essere quello della riapertura di un mercato del lavoro oggi asfittico. Su questo misureremo anche la reciproca capacità di progettare il futuro del settore senza deprimere ulteriormente il presente.
In questo ambito deve esserci un adeguato intervento della mano pubblica per favorire le trasformazioni tecnologiche sempre più avanzate, con l’obiettivo di operare una vera integrazione multimediale; per realizzare una adeguata formazione degli operatori (giornalisti in primo luogo) affinché i prodotti editoriali si caratterizzino per qualità dell’informazione veicolata. Né deve mancare un adeguato sostegno al pluralismo attraverso un sostegno economico anche diretto, ma qualificato, mirato e non a pioggia. Anche la legislazione deve cambiare, sia quella che ha prodotto un sostanziale duopolio televisivo nel nostro Paese, sia quella che riguarda gli interventi sociali per affrontare la crisi (la legge 416 va rifinanziata, ma anche modificata riguardo, ad esempio, ai criteri per il ricorso ai prepensionamenti).
Ragionare sul superamento della crisi di questo che è un settore industriale, parte rilevante dell’industria culturale italiana, fonte di reddito per migliaia di lavoratori e per le loro famiglie, deve significare anche cercare il contributo di idee e di azione di tutti i soggetti che vi operano, anche al di à degli editori e dei giornalisti.

EDITORIA: GIÙ VENDITE E PUBBLICITÀ, BENE WEB
DALLO STUDIO 'LA STAMPA IN ITALIA' IL QUADRO NERO DEL SETTORE

Congiuntura economica negativa, evoluzione tecnologica e limiti strutturali. Sono i fattori che, secondo lo studio della Fieg 'La Stampa in Italia 2010-2012', contribuiscono alla pesante crisi che attraversa l'editoria quotidiana e periodica. Il 2012 è il quinto anno consecutivo che si chiude con dati negativi. Calano ricavi, pubblicità, copie vendute e per la prima volta anche i lettori. Solo da Internet arriva qualche segnale positivo, pur insufficiente a colmare i dati negativi dei comparti tradizionali.
   I BILANCI - I risultati dei bilanci delle imprese editrici di quotidiani, che già nel corso del 2011 erano stati caratterizzati da un andamento negativo, hanno subito nel 2012 un ulteriore peggioramento. Il calo dei ricavi è del 9% per i quotidiani e del 9,5% per i periodici e si registra il dimezzamento dell'utile di esercizio dei quotidiani, da 92,8 a 42,3 milioni di euro.
   LA PUBBLICITÀ - Il 2012 è stato il peggiore anno degli ultimi venti: per la prima volta dal 2003 si è scesi al di sotto della soglia degli 8 miliardi di euro a prezzi correnti, con un calo del 14,3% rispetto al 2011. Soffre soprattutto la stampa: per i quotidiani -17,6%, per i periodici -18,4%. Calano anche gli investimenti sulla tv, ma in maniera meno pesante con una accentuazione dello storico squilibrio del mercato. Nel primo trimestre 2013 si aggrava la crisi del mercato pubblicitario in generale (-18,9%) e degli investimenti sulla stampa in particolare (periodici -22,3%, quotidiani -26,1%).
   LE VENDITE - È dal 2001 - con l'unica eccezione del 2006 - che il numero delle copie vendute di quotidiani è in costante flessione. La flessione si è accentuata a partire dal 2008, parallelamente all'insorgere della crisi. Nel 2012 il calo delle vendite è stato del 6,6% (da 4,272 a 3,990 milioni di copie).
In cinque anni, dal 2007, i quotidiani hanno perso oltre 1,150 milioni di copie (-22%). Nel 2012 i settimanali hanno perso il 6,4% delle copie (da 10,928 a 10,225 milioni), i mensili l'8,9% (da 10,448 a 9,515 milioni). Nel 2012 diminuiscono per la prima volta i lettori. L'ultima rilevazione Audipress indica in 21,005 milioni le persone che ogni giorno leggono un quotidiano, con un calo rispetto al 2012 del 14,8%.
   OCCUPAZIONE - L'occupazione giornalistica e quella poligrafica sono in forte flessione. I giornalisti nel 2011 e nel 2012 sono diminuiti nel complesso, rispettivamente,  dell'1,4% e del 4,2%%. Nel 2012 nei quotidiani sono diminuiti del 4,6% (da 6.393 a 6.101 unità), nei periodici dell'1,4% (da 2.912 a 2.872 unità), nelle agenzie di stampa del 9,6% (da 1.034 a 935 unità). Nel 2011 e nel 2012, i poligrafici sono diminuiti, rispettivamente, del 5,6% e del 6,7%. Nel 2013 l'ulteriore contrazione del 2,2% ha portato il numero dei poligrafici occupati per la prima volta al di sotto della soglia delle 5mila unità.
   DIGITALE - Internet è l'unico mezzo su cui cresce la pubblicità nel 2012 (+5,3%, da 631 a 664 milioni di euro). I ricavi da editoria online sono in costante crescita e nei gruppi di maggiori dimensioni la loro incidenza sul fatturato complessivo ha superato la soglia del 5,5%. Le prime rilevazioni della diffusione delle copie digitali di quotidiani e periodici mostrano una vendita di copie digitali già significativa, di oltre 185mila copie al giorno.
   LE CRITICITÀ - I limiti strutturali del settore sono: un assetto del mercato pubblicitario fortemente sbilanciato in favore delle televisioni; l'insufficienza della tutela dei contenuti editoriali nella Rete nei confronti di utilizzatori che non si fanno carico degli oneri connessi alla produzione dell'informazione; le carenze e le inefficienze del sistema distributivo che generano elevati livelli di resa; la limitata praticabilità di alternative alla vendita in edicola per l'inefficienza del servizio postale e/o di altri canali distributivi; la scarsa propensione all'acquisto dei giornali da parte del pubblico italiano, mai adeguatamente stimolata da interventi di sostegno della domanda.  (ROMA, 5 GIUGNO - ANSA)

EDITORIA: ANSELMI, POLITICA LATITANTE, SUBITO MISURE

 ''La politica ha praticato una troppo lunga latitanza''. Lo ha detto il presidente Fieg Giulio Anselmi, invocando ''una ridefinizione complessiva delle forme di sostegno all'editoria, spostando risorse dai soggetti a i progetti, dai contributi agli incentivi''. Anselmi ha chiesto ''rapidità di intervento'', anche riprendendo il ddl Levi. (ROMA, 5 GIUGNO - ANSA)

EDITORIA: ANSELMI, CRISI VIOLENTA, CAMBIO RADICALE

La crisi dell'editoria in Occidente è ''particolarmente violenta''. Lo ha detto il presidente Fieg Giulio Anselmi che, alla presentazione dello studio 'La stampa in Italia', ha invocato ''una ristrutturazione radicale'' basata sull'''integrazione carta-web. Bisogna evitare che l'espansione dei nuovi media minacci le fonti tradizionali''. (ROMA, 5 GIUGNO - ANSA)

EDITORIA: PER LA PRIMA VOLTA NEL 2012 CALANO LETTORI QUOTIDIANI
NEL 2012 MA FENOMENO SI ACCENTUA IN PRIMA RILEVAZIONE 2013

Per la prima volta, nel 2012, diminuiscono i lettori dei giornali. Fino al 2011, a fronte di vendite in calo si registrava una crescita o una sostanziale tenuta della lettura: la crisi induceva a risparmiare sull'acquisto del giornale, ma la gente non rinunciava a leggerlo in qualche modo. L'ultima rilevazione (Audipress 2013/I) indica in 21,005 milioni le persone che ogni giorno leggono un quotidiano, con una diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2012 del 14,8% corrispondente a 3,663 milioni di lettori. È quanto emerge dallo studio Fieg 'La stampa in Italia'.
Parallelamente, l'indice di penetrazione è calato dal 46,8% al 40,7%: in un solo anno sei persone ogni cento che leggevano un quotidiano non lo leggono più. La riduzione del numero dei lettori si è progressivamente accentuata. Nella prima rilevazione del 2012 si è registrato un calo dell'1,0% rispetto alla precedente rilevazione, nella seconda il calo è stato del 3,8%, nella terza del 5,1%; nella prima rilevazione del 2013 il calo registrato è stato del 6,7% rispetto all'ultima rilevazione del 2012. (ROMA, 5 GIUGNO - ADNKRONOS)

EDITORIA: FIEG, PESANTE CRISI, PESANO RECESSIONE E LIMITI STRUTTURALI
I DATI NELLO STUDIO FIEG SU 'LA STAMPA IN ITALIA' NEL 2010-2012

L'editoria quotidiana e periodica attraversa ''una pesante crisi''. È quanto emerge dallo studio della Fieg su 'La stampa in Italia' nel triennio 2010-2012. ''Gli effetti dell'evoluzione tecnologica appaiono amplificati dalla negativa congiuntura economica e i fattori di criticità risultano ulteriormente accresciuti dal permanere di storici limiti di natura strutturale'', si legge nel rapporto. Tra questi fattori si segnalano: un assetto del mercato pubblicitario fortemente sbilanciato in favore delle televisioni; l'insufficienza della tutela dei contenuti editoriali nella Rete nei confronti di utilizzatori che non si fanno carico degli oneri connessi alla produzione dell'informazione; le carenze e le inefficienze del sistema distributivo che generano elevati livelli di resa. E, ancora, tra i limiti vengono citati ''la limitata praticabilità di alternative alla vendita in edicola per l'inefficienza del servizio postale e/o di altri canali distributivi'' nonché ''la scarsa propensione all'acquisto dei giornali da parte del pubblico italiano, mai adeguatamente stimolata da interventi di sostegno della domanda per incentivarne il consumo''.
Il 2012 è il quinto anno consecutivo che si chiude con dati negativi per il settore. I quotidiani hanno registrato una flessione delle copie vendute del 6,6%, i settimanali del 6,4%% e i mensili dell'8,9%. Negli ultimi cinque anni i quotidiani hanno perso oltre il 22% delle copie, più di un milione di persone ha smesso di comprare ogni mattina il proprio giornale. E se in passato l'andamento negativo della diffusione e delle vendite era compensato dall'aumento del numero dei lettori, oggi non è più cosi'. Per la prima volta, nel 2012, non solo calano diffusioni e copie vendute, ma diminuisce anche il numero di lettori. Anche i periodici riducono il numero dei lettori, pur se in maniera meno accentuata (-3,2%). L'andamento negativo della diffusione si accompagna al crollo della pubblicità: sui quotidiani del 17,6% e del 18,4% sui periodici. (ROMA, 5 GIUGNO - ADNKRONOS)

 

EDITORIA: FIEG, IN 2012 CALA PUBBLICITÀ SU STAMPA, PER QUOTIDIANI -17,6%
SU PERIODICI -18,4% - SOLO INTERNET CRESCE CON +5,3%

Crollano gli investimenti pubblicitari in Italia nel 2012 e a soffrirne è soprattutto la stampa. Gli investimenti pubblicitari diminuiscono del 17,6% (da 1,356 a 1,117 miliardi di euro) sui quotidiani, del 18,4% (da 852 a 695 milioni di euro) sui periodici, del 15,3% (da 4,624 a 3,917 miliardi di euro) sulla tv, del 10,2% (da 433 a 388 milioni di euro) sulla radio. È quanto emerge dallo studio Fieg 'La stampa in Italia'.
Nel nostro Paese, rileva il rapporto, il 2012 per il mercato pubblicitario è stato il peggiore anno degli ultimi venti: il totale degli investimenti pubblicitari è stato pari a 7,442 milioni di euro, il 14,3% in meno rispetto all'anno precedente (8,683 milioni di euro).
Per la prima volta dal 2003, si è scesi al di sotto della soglia degli 8 miliardi di euro a prezzi correnti. In termini reali, al netto dell'inflazione, si è tornati ai livelli degli investimenti pubblicitari del 1991. L'unica eccezione all'andamento negativo è rappresentato da Internet (+5,3%, da 631 a 664 milioni di euro).
Allargando l'arco temporale di osservazione a partire dall'anno prima dell'esplosione della crisi economica (2007) si rileva come gli investimenti pubblicitari sulla stampa (quotidiani e periodici) siano diminuiti del -33,6%. Nello stesso periodo (2007/2012) anche gli investimenti pubblicitari sulla tv sono diminuiti, ma in maniera meno pesante (del 20%) con la conseguenza di una accentuazione dello storico squilibrio del mercato pubblicitario italiano in favore del mezzo televisivo.
Nel 2007, la stampa raccoglieva il 32,1% delle risorse pubblicitarie e la tv il 42,1%. La crisi economica accompagnata dall'esplosione della pubblicità su Internet (cresciuta del 147% anche in virtù dei bassi livelli di partenza) ha ridotto la quota pubblicitaria della tv di un punto (dal 42,1 al 41,1% nel 2012) e quella della stampa di oltre sei punti (dal 32,1 al 26,0%).
I dati sugli investimenti pubblicitari relativi al primo trimestre del 2013 segnalano l'ulteriore aggravarsi della crisi del mercato pubblicitario in generale e degli investimenti sulla stampa in particolare. Il totale degli investimenti pubblicitari segna, infatti, un calo del 18,9% rispetto al primo trimestre del 2012, calo più accentuato sui periodici (-22,3%) e, ancor di più, sui quotidiani (-26,1%). (ROMA, 5 GIUGNO - ADNKRONOS)

EDITORIA: FIEG, IN 2012 VENDITE QUOTIDIANI -6,6%, 5 ANNI -22%
DAL 2007 FLESSIONE OLTRE 22 PUNTI PERCENTUALI

Nel 2012 la flessione delle vendite dei quotidiani è stata del 6,6% (da 4,272 a 3,990 milioni di copie), con una percentuale analoga a quella registrata nel corso del 2011 (-6,8%). In cinque anni, a partire dal 2007, i quotidiani hanno perso oltre 1,150 milioni di copie, con una riduzione percentuale di oltre 22 punti. È quanto emerge dallo studio 'La stampa in Italia' 2010-2012.
È dal 2001 - con l'unica eccezione del 2006 allorquando si verifico' una seppur minima e temporanea inversione di tendenza (+0,9%) - che il numero delle copie vendute di quotidiani è in costante flessione. La flessione peraltro si è accentuata a partire dal 2008, parallelamente all'insorgere della crisi economica e alla contrazione dei livelli di reddito e della capacità di spesa delle famiglie.
L'analisi disaggregata per regione delle vendite conferma il permanere di una sorta di 'questione meridionale' nell'informazione, in quanto ai livelli di vendite delle regioni del Nord (86 copie vendute per mille abitanti) e del Centro (76 copie), corrispondono livelli particolarmente depressi nel Mezzogiorno (45 copie), con regioni particolarmente depresse (la Campania, la Puglia, la Basilicata e la Sicilia presentano un dato di copie vendute ogni mille abitanti inferiore a 40). La regione con la più elevata propensione all'acquisto di quotidiani è il Friuli Venezia Giulia (121 copie vendute ogni mille abitanti), seguita dalla Liguria (120 copie), dal Trentino Alto Adige (114 copie) e dalla Sardegna (110 copie). Fanalini di coda la Campania (33 copie vendute ogni mille abitanti), la Basilicata (35 copie), la Puglia e la Sicilia (39 copie). (ROMA, 5 GIUGNO - ADNKRONOS)

EDITORIA: FIEG, BILANCI IMPRESE IN PEGGIORAMENTO IN 2012
PER QUOTIDIANI GIÀ ANDAMENTO NEGATIVO IN 2011

I risultati dei bilanci delle imprese editrici di quotidiani, che già nel corso del 2011 erano stati caratterizzati da un andamento negativo con ricavi editoriali (-3,0%), mol (-6,5%), utili operativi (-0,4%) tutti declinanti e rapporto Mol/fatturato in calo (dal 5,2 al 5,0%), hanno subito nel corso del 2012 un ulteriore, complessivo peggioramento. È quanto emerge dallo studio Fieg 'La stampa in Italia' nel triennio 2010-2012 che indica come nel 2011, su 52 imprese considerate, quelle in perdita sono state 37, mentre quelle in utile sono state 15.
La situazione, rileva il rapporto, è notevolmente peggiorata rispetto all'anno precedente, allorquando a registrare perdite, su un universo di 54 imprese editrici di quotidiani, furono 29 imprese, contro le 25 in utile. La somma algebrica di utili e perdite è, per il 2011, comunque positiva (pari a 92,8 milioni di euro), con una leggera flessione rispetto all'anno precedente (93,9 milioni di euro).
Sul piano dei costi è proseguita l'azione di contenimento, ma con una decelerazione: dal -7,5% nel 2010 si è passati al -2,8% nel 2011, in gran parte per l'incremento delle materie prime, cresciute del 6,4%. Tra i costi si segnala in particolare il forte aumento del prezzo della carta, di oltre il 15%.
Nella struttura dei conti economici delle imprese editrici di quotidiani si registra la forte ripresa dell'incidenza del costo del lavoro sul fatturato: dopo un periodo di stabilità, la percentuale del costo del lavoro sul fatturato (31,6% nel 2010 e nel 2011) è considerevolmente aumentata nel corso del 2012, giungendo a rappresentare il 35,1% del fatturato.
Nel 2012, il fatturato dei periodici è stimato in calo del 9,5% (da 3.118 a 2.823 milioni di euro), con la componente costituita dai ricavi pubblicitari in diminuzione del 18,0% (da 696 a 571 milioni di euro) e quella costituita dalle vendite in calo del 7,0% (da 2.422 a 2.253 milioni di euro).
Dal 2007 il settore registra una riduzione ininterrotta dei ricavi editoriali che, dopo una decelerazione nel 2010 (-2,2%), hanno ripreso a calare ad un ritmo preoccupante (-5,1% nel 2011 e -9,5% nel 2012). (ROMA, 5 GIUGNO - ADNKRONOS)

EDITORIA: BUTTURINI (ASR),  D'ACCORDO CON FIEG SU ASSUNZIONI

"Non posso che condividere" le parole del presidente della Fieg e non solo perché non esiste informazione senza giornalisti professionalizzati, ma ancor più perché allineano la posizione degli editori italiani a una tendenza mondiale che poggia sull'innovazione e le professionalità lo sviluppo dell'industria informativa". Lo dice Paolo Butturini, segretario della Associazione Stampa Romana, prendendo spunto dalle parole di Giulio Anselmi in fatto di assunzioni dei giornalisti dette in occasione della presentazione del rapporto annuale sullo stato dell'editoria.
"Bisogna tornare ad assumere giornalisti, aiutando il ricambio generazionale", ha detto Anselmi, parole che segnano - dice l'Asr - una netta discontinuità con la linea tenuta finora dagli editori. In occasione della presentazione del rapporto "La stampa in Italia 2010-2012", Anselmi, pur tracciando un quadro di enormi difficoltà per l'industria della carta stampata, ha provato a individuare una via d'uscita. Così, assieme al richiamo al governo perché faccia finalmente la sua parte con un sostegno alla transizione digitale, Butturini ricorda che il presidente della Fieg ha chiaramente indicato nel "capitale professionale" uno dei pilastri su cui poggiare l'inversione di tendenza. E qui il segretario dell'Asr dice appunto di condividerne le parole, come pure "condivido anche l'appello al governo perché, nell'ambito di una strategia di sostegno all'industria nel suo complesso, si occupi finalmente anche di quella editoriale. Non servono finanziamenti a pioggia, ma provvedimenti mirati che sostengano la ricerca di nuovi modelli di business, l'innovazione e la formazione".  Tutto questo, secondo Butturini sarebbe però vano "se anche gli editori non facessero la loro parte.
Le pesanti ristrutturazioni che sono costate migliaia di posti di lavoro hanno favorito un precario equilibrio dei conti, ma impoverito il profilo numerico e professionale delle redazioni e, a fronte dell'assenza di strategie di sviluppo sommatasi al calo di copie e pubblicità, non sono servite a incrementare i ricavi. Ci vuole una rivoluzione culturale che accantoni le miopie di manager interessati soltanto ai loro bonus, favorendo così un fronte comune fra editori e giornalisti per invertire la tendenza al declino. La trattativa contrattuale sarà, in questo senso, un banco di prova decisivo". Cosi' come è necessario - aggiunge il segretario dell'Associazione stampa romana - che "sindacato e Fieg si presentino uniti al tavolo col governo invocando concrete misure a tutela, sono sempre parole di Giulio Anselmi, 'di quel bene comune necessario alla democrazia che si chiama libera informazione'". (ROMA, 5 GIUGNO - AGI)

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