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Foto: agi.it
Vertenze 05 Dic 2024

Agi, i giornalisti tornano a chiedere chiarezza sul futuro: «Forte preoccupazione»

L'assemblea dei redattori, riunita a circa un anno dall'inizio delle indiscrezioni sulla possibile vendita al gruppo che fa capo al parlamentare Antonio Angelucci, rilancia l'allarme dopo le uscite con l'accordo sulle isopensioni e la decisione dell'editore di chiudere l'attuale sede di Milano.

L'assemblea dei redattori dell'Agi è tornata a riunirsi a circa un anno dall'inizio delle indiscrezioni sulla possibile vendita dell'agenzia di stampa al gruppo che fa capo al parlamentare Antonio Angelucci, una prospettiva alla quale il corpo redazionale «si oppone fermamente con tutti gli strumenti a disposizione poiché non garantirebbe tutti i requisiti di terzietà e indipendenza necessari a una fonte di informazione primaria».

Un anno di mobilitazione, al centro dell'attenzione dei media e delle istituzioni in Italia e in Europa, che «ci vede ancora pronti a nuove iniziative, forti anche delle norme del Media Freedom Act», rilevano i giornalisti, che – in una nota diffusa mercoledì 4 novembre 2024 – tornano a chiedere «chiarezza sul nostro futuro professionale a un editore che, da decenni, è garanzia di un prodotto indipendente e di solidità aziendale».

L'assemblea ribadisce con forza che «qualsiasi eventuale ipotesi di vendita dovrebbe passare comunque da una procedura a evidenza pubblica, in grado di individuare un editore solido e con un piano industriale trasparente. Sul fronte dell'organizzazione interna, il 2024 ha visto il corpo redazionale ridursi dopo l'accordo sulle isopensioni firmato da Cdr e azienda. Nonostante il turnover ottenuto, con l'assunzione di alcuni precari storici e l'attivazione di alcuni contratti a termine, resta necessaria una pronta riorganizzazione interna che metta la redazione nelle condizioni più adatte a realizzare un notiziario all'altezza del nome dell'agenzia».

L'assemblea dei redattori dell'Agi esprime quindi «forte preoccupazione per il progressivo ridimensionamento della presenza sul territorio, a partire dalla chiusura dell'attuale sede di Milano. Sconcerta la decisione di trasferire i colleghi dal 2025 nel plesso Eni di Bolgiano, soluzione che comporta evidenti criticità nel lavoro giornalistico quotidiano e che pregiudica la storica presenza dell'agenzia nel cuore economico del Paese», scrivono i giornalisti che chiedono ad azienda e direzione «di individuare rapidamente almeno un ufficio operativo nel centro di Milano. L'assemblea – concludono – si riconvocherà in tempi stretti per essere aggiornata sulle risposte dell'azienda e della direzione in merito alla riorganizzazione del lavoro e alla sede di Milano».

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