“La nuova bozza di legge sulla diffamazione a mezzo stampa pare incanalata sulla buona strada ma richiede ulteriore attenzione e correzione. Se davvero il cuore della iniziativa legislativa vuole corrispondere al ristoro del danno della persona offesa da un errore o orrore di stampa, la rettifica deve essere fondata su documentati elementi di verità e non generica esposizione di parte senza commento. Di conseguenza, la stessa rettifica, se così prevista dalla legge, avrà una capacità riparatoria che nessun’altra sanzione può assicurare. L’impossibilità, nella congiuntura politica che si vive, di apprezzare questo strumento, per renderlo veramente efficace, accompagnandolo con la previsione del giurì per la lealtà dell’informazione (così come formulato originariamente nell’emendamento Chiti – Gasparri), rende complicato scrivere una riforma armonica che liberi la stampa e ne accresca le responsabilità. “.
Altro punto dolente rimane il fatto che nulla viene previsto per le querele temerarie e - per come è impostata adesso la nuova proposta – per le tante rettifiche ‘temerarie’ che saranno richieste senza aver obbligo di comprovare nulla a giornali e giornalisti e quindi senza certezza di un ristoro di verità di cui ha diritto il pubblico nel caso di informazione sbagliata. Quanto alle sanzioni economiche la Fnsi chiede che queste giornate sollecitino una riflessione sul loro contenimento, anche in considerazione che nulla viene fatto per riformare procedimenti civili sulla materia che possono essere intentati addirittura in un arco temporale di dieci anni. Anche in questo caso si tratta di dare pieno valore alla rettifica prevedendo che l’ottemperanza immediata e con il giusto rilievo a questa disposizione non può dar luogo al risarcimento del danno.” Roma, 8 novembre 2012
DIFFAMAZIONE: UNCI, INSIDIE DDL PER CRONISTI ALLA VOCE RETTIFICHE
"Senza commento" e nella sua "interezza". Così, "secondo il testo del ddl sulla diffamazione messo a punto dal presidente della Commissione Giustizia del Senato Berselli, dovrà essere pubblicata la rettifica inviata al direttore di un giornale da chi ritenga di essere stato diffamato. Cosa accadrà se nel testo è contenuta la diffamazione di un terzo? Il direttore dovrà pubblicarlo per obbligo di legge, ben sapendo che si sta attirando una querela o una nuova rettifica. E se anche quest'ultima contenesse termini diffamatori ? Esiste il rischio concreto di innescare una gimkana". Lo denuncia Guido Columba, presidente dell'Unci, l'Unione cronisti italiani. Per Columba "c'è anche un altro rischio concreto nel testo Berselli, che appare 'blindato' e su cui da martedì l'assemblea del Senato inizierà le votazioni: il rischio di un cronista di essere condannato pur volendo riparare all'eventuale errore commesso". Questo avverrebbe nel momento in cui "il direttore, per motivazioni sue, non pubblichi la rettifica". A quel punto "il cronista sarà esposto alle conseguenze penali e pecuniarie delle nuove norme per chi non ripara l'errore commesso". Per il presidente dell'Unci "è positivo che il Senato abbia finalmente capito che il problema della diffamazione a mezzo stampa si risolve in via primaria con la rettifica, che deve però essere proporzionata all'articolo che l'ha provocata. Nel testo Berselli è obbligatorio anche pubblicare una rettifica-sproloquio di 300 righe. Nella fretta con cui ha dovuto redigere il testo finale, Berselli ha dimenticato di inserire la norma, già prevista dalla legislazione sulla stampa, che la rettifica deve essere contenuta nella lunghezza di 30 righe.
Dopo tanto lavorio in Commissione e Aula sarebbe necessario che il ddl venga approvato dopo che siano risolti in modo equilibrato questi problemi". (ROMA, 9 NOVEMBRE - AGI)
RIFLESSIONE GIUSTA MA LA MOBILITAZIONE RIMANE IN PIEDI
"A NUOVE CENSURE UNA GRANDE AZIONE PUBBLICA NAZIONALE"
"Il ritorno in Commissione di tutto il testo sulla diffamazione a mezzo stampa è un fatto di indubbio interesse e può diventare positivo se la tumultuosa riflessione in corso porta anche alla ragionevolezza. Così com’era arrivato in aula il provvedimento, avviato con lo scopo di eliminare il carcere tra le sanzioni per i giornalisti, era insostenibile sul piano della coerenza giuridica e della compatibilità con il bilanciamento necessario dei beni da tutelare: il diritto di cronaca, la libertà e l’autonomia dell’informazione, il rispetto della dignità delle personeLe indicazioni che emergono, anche dalle dichiarazioni dei senatori che hanno sostenuto il ritorno in Commissione dell’intero testo, paiono orientate a uno stralcio per la depenalizzazione e ad attribuire un valore significativo alla rettifica come strumento di riparazione efficace di eventuali danni da errori o orrori di stampa.
La mobilitazione di giornalisti e cittadini - da ultimo l’appello di Fnsi e direttori – stanno dimostrando che, in materia di diritti civili, libertà di stampa e regole di convivenza democratica, occorre buon senso, profondità di ragionamenti e capacità di tradurre in norme i principi liberali delle democrazie. Atteggiamenti punitivi, ritorsivi – o peggio vendicativi – non possono ispirare alcuna legge che debba garantire la dignità dei diritti umani, la libertà e il diritto alla conoscenza delle persone.
La responsabilità etica dell’informazione, e la sua lealtà nel rapporto con i cittadini, non si promuove con leggi coercitive e intimidatrici.
La Fnsi ringrazia i parlamentari che si stanno battendo per una legge giusta ed equilibrata e stanno determinando l’indispensabile ritorno alla riflessione. Ringrazia anche il ministro della Giustizia, Paola Severino, che ha offerto indirizzi molto chiari per la soluzione di una problematica diventata urgente per il Parlamento dopo la condanna a 14 mesi di carcere del direttore Sallusti. Tuttavia se dovessero riaffacciarsi clima e atti di intimidazione, tesi a introdurre censure e a provocare autocensure, i giornalisti trasformeranno la loro mobilitazione in azioni diffuse in tutta Italia, fino a una grande azione pubblica nazionale”. Roma, 7 novembre 2012
LA PROPOSTA CHE SI VUOLE PORTARE IN AULA È PESSIMA
UNA LESIONE PER L'INFORMAZIONE E IL DIRITTO-DOVERE DI CRONACA
“Non ci siamo. I principi di convivenza e le libertà fondamentali dei cittadino non vanno all'asta. Non si può decidere con questa logica una legge sul diritto dell'informazione, sulla tutela delle persone e sulla diffamazione a mezzo stampa all'esame del Senato. La proposta che si vuole riportare in aula al Senato resta quella di una pessima legge, incoerente, non utile al ristoro di eventuali danni alle persone da errori o da orrori di stampa, una lesione per la libera informazione e il diritto-dovere di cronaca.
Si fermi l'iter, come anche l'appello dei direttori dei media italiani e della Fnsi, hanno chiesto con un appello condiviso. Se si vuole dare un indirizzo riformatore minimo si faccia l'unica cosa che appare praticabile condivisa dalla politica: la cancellazione del carcere dalle pene per i reati a mezzo stampa”. Roma, 6 novembre 2012