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Il processo Miteni è alle battute finali. Oggi, 13 febbraio 2025, in aula le richieste di condanna o di assoluzione del pubblico ministero. Ma le testate tv e web non le potranno documentare perché, dall’avvio della requisitoria, lo scorso 6 febbraio, la presidente della Corte d’Assise, Antonella Crea, senza fornire motivazioni ha limitato le riprese solo alla prima mezz’ora della discussione. Il che significa che non ci saranno immagini e audio delle conclusioni del pm.
Perché?
Il Sindacato giornalisti Veneto non capisce il senso di tale prescrizione che di fatto si traduce in una compressione del diritto di cronaca: l’impossibilità di veicolare, per immagini e per audio, quanto avviene impedisce di fatto un’informazione televisiva e web completa e puntuale, fatta di immediatezza e presa diretta.
Perché?
Si tratta di una delle inchieste (e dei processi) più importanti della storia del Veneto. In ballo c’è la salute della popolazione, la tutela dell’ambiente, la lotta contro la mera logica del profitto che non si ferma davanti e niente e nessuno.
Un procedimento dall’indubbio interesse pubblico, dunque. Tanto da meritare una eco internazionale, dai testimoni – arrivati anche dall’estero – ai media, con emittenti come Al Jazeera e Nhk.
Fin dalle fasi iniziali i cronisti hanno seguito le udienze rispettando tanto le prescrizioni imposte da Crea quanto la volontà di testi e consulenti di non essere ripresi durante la deposizione.
Adesso, ripetiamo senza alcuna motivazione, i giornalisti televisivi e web non sono messi nelle condizioni di svolgere appieno il diritto-dovere di cronaca. Chi ha paura delle notizie? (Da sindacatogiornalistiveneto.it)
