"Quello che e' successo ad un collega fotoreporter di 'Il quotidiano della Calabria' minacciato e costretto a cancellare foto di scritte inneggianti ad un boss locale ha dell'inammissibile.
Roma, 17 giu. (Adnkronos) -In pieno centro di Crotone il collega e' stato costretto a cancellare tutto il suo lavoro. Una minaccia ed una aggressione avvenuta in pieno giorno da parte di un sorvegliato speciale che impunemente, e libero, ha potuto realizzare questo crimine". Lo affermano, in una nota congiunta La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) e il Sindacato dei giornalisti della Calabria . Ieri, per la seconda volta, frasi che inneggiano a Luca Megna, il figlio del boss Domenico Megna, sono state scritte sui muri della frazione Papanice a Crotone. L'uomo era stato ucciso la sera della vigilia di Pasqua in un agguato in cui era rimasta gravemente ferita la figlia di cinque anni, deceduta qualche giorno piu' tardi. ''Viva Luca Megna'' oppure ''Luca Megna per sempre nei nostri cuori'' sono le scritte che campeggiano sui muri della frazione. Gia' all'indomani dell'uccisione di Luca Megna comparvero scritte che lo ricordavano. La Fnsi e il Sindacato dei giornalisti della Calabria, infine "manifestano tutta la preoccupazione per i continui atti criminali contro l'informazione e contro i giornalisti. Il Sindacato dei giornalisti chiede con forza che l'impunita' non diventi legge permanente di questo Paese".