Dura presa di posizione dell’Unione nazionale cronisti italiani e del Sindacato cronisti romani dopo le esternazioni del sindaco della capitale Ignazio Marino, che per evitare le domande scomode attacca i giornalisti. Ecco di seguito il comunicato stampa del presidente dell’Unci Galimberti.
Delegittimare i giornalisti, screditare la stampa,
evitando rigorosamente il merito delle domande. Anche il sindaco di Roma,
Ignazio Marino, si aggiunge alla schiera dei populisti rampanti e, a margine
della presentazione del concorso ippico di piazza di Siena a Roma, pur di non
rispondere ai cronisti sulla sua emarginazione dal Giubileo (il Governo gli
preferirebbe il prefetto come interlocutore istituzionale ) sceglie la metafora
più usurata dell'analfabetismo militante: "i giornali non li leggo ma li
uso per incartare le uova".
Sorprende che il sindaco di Roma non consideri i rischi
di una comunicazione pubblica così violenta, appunto perché fondata sul
discredito sociale e professionale, e in attesa di un suo ravvedimento, di un
opportuno ripasso della storia recente e della Costituzione a cui dovrebbe
rispetto oltre che fedeltà, l'Unione nazionale cronisti italiani esprime
solidarietà ai colleghi dileggiati da Ignazio Marino e si unisce alla
protesta del Sindacato cronisti romani. (Roma, 15 maggio 2015).
Alla protesta si unisce anche l'Associazione stampa romana attraverso il suo segretario, Lazzaro Pappagallo. "I giornali non li leggo ma li uso per incartare le uova. Il sindaco Marino - scrive il Pappagallo - forse troppo preso dai nuovi strumenti di comunicazione, da twitter in su e in giù, ha dedicato questo pensiero alla carta stampata. Non vorremmo però che questa sua uscita infelice rischi di diventare una delle perle per cui sarà ricordato come primo cittadino della Capitale. Vogliamo invece sperare che vorrà rispettare l’articolo 21 della Costituzione, sostenendo tutte le iniziative pubbliche che stimolino idee, dibattiti, approfondimenti pubblici, richiami alla legalità, coinvolgendo i giornalisti. E crediamo che vorrà impegnarsi per far rispettare l’art. 1 della Costituzione, esercitando la sua moral suasion per risolvere i problemi dei colleghi qui a Roma - gli stati di crisi hanno ridotto di due terzi l’occupazione nei grandi quotidiani, la piccola emittenza radiotelevisiva locale è ridotta al lumicino -, a iniziare da quelli che lo seguono da vicino: applicando il contratto giornalistico, in ogni sua parte, ai colleghi dell’ufficio stampa di Roma Capitale".