Procede l’iter di valutazione del testo di riforma della Rai approvato in Senato a fine luglio. Circa 400 gli emendamenti presentati, ma il governo punta ad una rapida ratifica del provvedimento che approderà in aula alla Camera il 19 ottobre. "Si può approvare entro ottobre - ha spiegato Vicinio Peluffo, relatore del provvedimento per la commissione Trasporti -. Dipende tutto dall'atteggiamento che c’è”.
La riunione dei capigruppo della Camera ha calendarizzato la
discussione in aula del testo di riforma della Rai: il governo tenta lo sprint e
fissa l’appuntamento per il 19 ottobre. Anche se, alla scadenza dei termini,
questa mattina alle 10, risultano circa 400 gli emendamenti presentati al
provvedimento che è all'esame congiunto delle commissione Trasporti e Cultura di
Montecitorio: una quindicina da parte del Pd e gran parte del resto dalle
opposizioni (un centinaio da Forza Italia).
Il governo, però, non si scompone. Qualche giorno fa, in una riunione del Pd
con il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi è stato fatto il punto sulla
riforma e sui tempi ed è emersa l'intenzione di puntare all'approvazione entro
il mese di ottobre. Il 'timing', quindi, potrebbe essere quello di partire
subito (già domani) con l'esame in commissione degli emendamenti per arrivare
al 19 in aula.
"Il provvedimento si può approvare entro ottobre - ha spiegato Vicinio
Peluffo, relatore del provvedimento per la commissione Trasporti -, possiamo
fare un paio di settimane di lavoro in commissione e poi andare in aula. Dipende
tutto dall'atteggiamento che c'è. Se si vuole fare solo ostruzionismo è un
conto, ma prima della pausa c'era un atteggiamento positivo per un confronto
nel merito del provvedimento".
Tra le nome della riforma c'è quella inserita dall'emendamento presentato dal
governo al Senato che consentirà, una volta approvata la legge, di dare al Dg
della Rai poteri da Amministratore delegato.
Martedì scorso, intanto, si è tenuta l’audizione
congiunta di Fnsi e Usigrai, che hanno ripresentato anche alla Camera il documento consegnato a maggio al Senato: “Adesso che il
nuovo Cda è stato nominato c'è il tempo per far ripartire la discussione dalla
definizione del concetto di servizio pubblico. Non senza aver prima affrontato
i nodi irrisolti del sistema, dai conflitti di interesse alla riforma della
legge Gasparri”, è la posizione di Raffaele Lorusso e Vittorio Di Trapani.