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Servizio pubblico 22 Dic 2015

Riforma Rai, Fnsi e Usigrai bocciano il provvedimento: “Un doppio colpo all'autonomia del Servizio pubblico”

Con l’ok definitivo del Senato, per alzata di mano, diventa legge il ddl di riforma della Rai. Un provvedimento che lascia insoddisfatto il sindacato dei giornalisti. Si tratta di “un doppio colpo all’autonomia del Servizio pubblico” scrivono in una nota congiunta la Federazione nazionale della stampa e l’Usigrai.

Con l’ok definitivo del Senato, per alzata di mano, diventa legge il ddl di riforma della Rai. Un provvedimento che lascia insoddisfatto il sindacato dei giornalisti. Si tratta di “un doppio colpo all’autonomia del Servizio pubblico” scrivono in una nota congiunta la Federazione nazionale della stampa e l’Usigrai.

Fnsi e Usigrai bocciano la riforma della governance Rai appena approvata dal parlamento, definita dal sindacato dei giornalisti “un doppio colpo all’autonomia del Servizio pubblico”.
“Il presidente del Consiglio – scrivono in una nota congiunta Federazione nazionale della stampa e sindacato dei giornalisti Rai – aveva promesso di togliere la Rai ai partiti e restituirla ai cittadini. E invece l'ha messa alle dirette dipendenze del governo. Con un doppio colpo, Palazzo Chigi ha portato sotto il proprio diretto controllo i 2 pilastri dell'autonomia e dell'indipendenza dei Servizi Pubblici: fonti di nomina e finanziamenti”.
Il sindacato contesta da un lato la nuova figura dell’amministratore delegato, “quindi un capo azienda con molti più poteri, scelto direttamente dal governo”, e dall’altra le nuove norme sul finanziamento: “Allo stesso tempo, con la Legge di Stabilità, il governo si prende il controllo anno per anno anche dei finanziamenti del Servizio Pubblico, uno degli strumenti più forti per condizionare con la gestione e le scelte editoriali della Rai”, scrivono Raffaele Lorusso, Giuseppe Giulietti e Vittorio Di Trapani.
“L'Italia – concludono Fnsi e Usigrai – è già da troppo tempo in fondo alle classifiche mondiali per la libertà di informazione. Ora c'è il concreto rischio di scivolare ancora più in basso”.

@fnsisocial

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