Rai, l'Ulivo: "Stop alle nomine"
Cattaneo: "Troppa confusione"
Berlusconi: "Sulla legge Gasparri sono venuti attacchi da briganti di strada"
Fnsi e Usigrai: "Pesantissimo avvertimento agli editori"
Cdr del Tg1: "Gravissimi i richiami a Lilli Gruber"
Mimun: "Garantita l'autonomia dei colleghi"
Stop a ristrutturazione e nomine in Rai prima del voto: l'opposizione - il segretario Ds Piero Fassino in testa - lo chiede al direttore generale Flavio Cattaneo, alla vigilia delle due riunioni cruciali del Cda del 5 e 6 aprile. Ma il dg replica: sul piano di riorganizzazione si fa confusione, gli obiettivi sono la centralita' del prodotto e l'ottimizzazione dei costi. E intanto Silvio Berlusconi apre un altro fronte polemico parlando di soviet nelle redazioni dei giornali. ''Non si capisce perche' fare una riorganizzazione quando ancora non e' concluso l'iter della legge Gasparri'', dice Fassino, chiedendo a Cattaneo ''di non procedere'' prima di essere ascoltato in Commissione di Vigilanza. In particolare, il segretario Ds trova ''non opportuno mettere mano a processi di riorganizzazione alla vigilia di una campagna elettorale in cui il sistema televisivo ha una particolare responsabilita' nel garantire un'informazione pluralistica e obiettiva''. Analogo l'auspicio del capogruppo della Margherita alla Camera, Pierluigi Castagnetti (no alla riorganizzazione ''in campagna elettorale e prima di avere riferito alla Vigilanza''), mentre il leader Francesco Rutelli torna a premere sul ministero di Giulio Tremonti, azionista di maggioranza della tv pubblica, dopo il no della presidente Rai Lucia Annunziata al piano industriale: ''E' veramente singolare che il Tesoro non ponga il problema se abbia ragione il presidente Annunziata che reputa il piano sbagliato, o abbia torto''. Dallo Sdi, anche Enrico Boselli chiede che la Rai sia ''neutrale per tutta la campagna elettorale''. Qualche perplessita' sui ritmi serrati imposti al Cda, che solo martedi' scorso ha approvato il piano industriale, viene anche dal consigliere Giorgio Rumi, che per motivi personali non sara' alle riunioni di lunedi' e martedi' prossimo: ''Il piano di ristrutturazione? Avrei preferito ragionarci un po' su, 'digerirlo' meglio: secondo me rischiamo una specie di abbuffata di cambiamenti'', ammette Rumi, che martedi' aveva chiesto di prendere un po' di tempo sul piano industriale ''per vedere cosa fosse assumibile delle osservazioni della presidente''. Piu' netta la posizione di Marcello Veneziani, che ribadisce il suo giudizio sulla posizione della Annunziata: ''E' cosi' a priori che sarebbe stata espressa comunque, a prescindere dal tipo di piano''. L'Usigrai intravede invece rischi per l'autonomia delle reti (''Sembrano ridotte ad avere un modesto diritto di proposta'') ed esprime preoccupazione per le voci di una possibile sostituzione, alla guida di Raitre, di Paolo Ruffini, ''a carico del quale pesa forse l'imputazione di aver guadagnato con la rete il primo posto nelle rilevazioni sulla qualita' televisiva condotte in base al Contratto di Servizio''. Mentre da Forza Italia Giorgio Lainati ribadisce che per il piano di riorganizzazione non serve il consenso della Vigilanza, sui contenuti del progetto si fa sentire lo stesso Cattaneo, lamentando l'eccessiva ''confusione''. In realta', spiega il dg, da una parte ''si tratta di interventi migliorativi che da una parte riportano al centro dell'attivita' aziendale il prodotto, cioe' testate e reti, che vengono liberate dalle strutture divisionali e tornano ad avere un rapporto diretto con la Direzione Generale, nel rispetto delle leggi, a garanzia del pluralismo''. Dall'altra ''si e' proceduto per le strutture non editoriali ad una razionalizzazione per evitare duplicazioni di funzioni e quindi ottimizzare i costi''. Cattaneo difende il suo lavoro di manager, che ''deve guardare solo all'interesse aziendale'', in nome del quale anche il Cda e' chiamato ad approvare o respingere il piano. Il resto sono ''considerazioni di tipo politico''. Il piano degli interventi, conclude, ''e' necessario per poter raggiungere gli obiettivi di efficienza e funzionalita' che sono la condizione essenziale per il rilancio dell'azienda nell'immediato e nel futuro''. Ad agitare oggi il clima nel mondo dell'informazione ci pensa anche Berlusconi: le redazioni dei giornali, sostiene il premier parlando agli industriali, ''in troppi casi sono quasi ostaggio di soviet''. ''Ma di quali soviet parla?'', si chiedono la Fnsi, l'Usigrai e il diessino Giuseppe Giulietti, che intravede nelle parole di Berlusconi un ''pesantissimo avvertimento agli editori affinche' la smettano di criticare la legge Gasparri''. Una legge sulla quale, dice oggi il premier, ''da sinistra sono venuti attacchi da briganti di strada''. Il comitato di redazione del Tg1, bolla come ''gravissimi'' i richiami rivolti a Lilli Gruber, che avrebbe definito 'discussa' proprio la Gasparri. Al direttore Clemente Mimun il cdr chiede un incontro, anche in nome del ''corretto rapporto tra conduttori e direzione''; all'azienda di ''conoscere le direttive'' per l'informazione durante il periodo elettorale. (ANSA) "I rapporti tra direzione e conduttori devono essere corretti, cos come quelli tra conduttori e direzione. Oggi al tg1 il rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza dei colleghi sono pienamente garantiti così come il pluralismo e del'equilibrio dell'informazione politica". E' quanto si legge in una nota della direzione del Tg1. "L'uso dei superlativi nei comunicati sindacali - prosegue la nota della direzione del Tg1 - e le campagne orchestrate contro il primo telegiornale italiano non modificheranno questa linea di comportamento". (ANSA)