L'assemblea dei Comitati di redazione della Rai «esprime grave preoccupazione per la decisione del governo di spostare un pezzo importante del canone dalla bolletta elettrica alla fiscalità generale e di tagliare 20 milioni di euro, equiparando la Rai a un qualsiasi ministero. Un'equiparazione grave - si legge nel documento, approvato dall'assemblea con un solo voto contrario - visto che i principi del contratto di servizio Rai richiamano all'autonomia e all'indipendenza dell'informazione».
Per i Cdr Rai «l'operazione varata dal governo sul canone, già il più basso d'Europa, rischia di avere effetti irreversibili, aprendo ulteriormente le porte alla diretta dipendenza della Rai dell'esecutivo di turno. In aperta violazione rispetto alla risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2021 che impone finanziamenti stabili, aperti, trasparenti, sostenibili e adeguati perché il servizio pubblico deve essere libero da ingerenze politiche interne ed esterne. Anno per anno, nella legge di bilancio, l'esecutivo potrebbe decidere di non finanziare la quota di canone inserita nella fiscalità generale oppure di ridurla. E così la Rai sarà perennemente sotto una spada di Damocle».
«Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo: nessuno strumento è tabù - si legge ancora nel documento - ma il finanziamento della Rai Servizio Pubblico deve essere autonomo e indipendente da governi e partiti, e certo, congruo e di lunga durata. La nuova formulazione non rispetta nessuno di questi caratteri. Non solo, gli esempi di altri paesi europei come Paesi Bassi, Danimarca, Finlandia, Romania parlano chiaro: quando il canone è stato ridotto o cancellato, inserendo le risorse in fiscalità generale, sono seguiti licenziamenti e taglio della produzione. Una Rai, libera e indipendente, è una risorsa per il Paese: indebolirla o renderla ancora più dipendente dai governo di turno è un danno per tutti i cittadini».
L'assemblea dei Cdr della Rai annuncia, quindi, «l'avvio di un percorso di mobilitazione a difesa dell'autonomia e indipendenza del servizio pubblico». (Ansa)