Sistema di nomina dei vertici; qualità del 'prodotto' offerto ai telespettatori; tutela del pluralismo dell'informazione; certezza e stabilità dei meccanismi di finanziamento; il ruolo degli organismi di controllo. Questi i concetti intorno ai quali si è sviluppato il confronto sul nuovo libro di Roberto Zaccaria 'Rai. Il diritto e il rovescio', presentato nella sede del sindacato alla presenza dell'autore insieme con il presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana, Giuseppe Giulietti, e con Lucia Annunziata. Una comparazione tra le norme che regolano il servizio pubblico in Italia e in altri Paesi europei, ma anche uno scambio di vedute sulla necessità, da un lato, e la fattibilità, dall'altro, di una riforma della governance dell'azienda concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo.
«Le nuove leggi, dal 2004 in poi, consegnano sempre più all'esecutivo il controllo del servizio pubblico. E questo è in netto contrasto con le sentenze della Corte Costituzionale. Bisognerà trovare il modo di tornare a segnalare questa contraddizione alla Consulta», ha esordito il presidente Giulietti, ricordando poi che «il nuovo governo si è dato come obiettivo la riforma della Rai. Ebbene, esistono vaste convergenze sulle proposte di Paolo Gentiloni, di Roberto Fico e sulla proposta di iniziativa popolare avanzata da Tana De Zulueta. Se ci fosse la volontà politica la riforma si potrebbe approvare in tempi rapidi».
Sul tema dei rapporti di potere all'interno della Rai si è soffermata Lucia Annunziata, che ha evidenziato come dalla legge Gasparri in poi si sia registrato «un netto peggioramento del rapporto tra Rai e politica». Proprio per mettere in evidenza il tema della gestione del potere in azienda, la giornalista e conduttrice ha poi raccontato alcuni aneddoti di quando era presidente. «Se in Rai il diritto, cioè l'insieme delle regole, è chiaro – ha osservato Annunziata citando il titolo del libro – il rovescio, cioè il fattore umano, di volta in volta entra in gioco e stravolge il diritto. Oggi che la politica è diventata fluida, gli organismi di governance della Rai lo sono ancora di più», ha evidenziato.
E sul tema della riforma ha aggiunto: «Non ci sarà se non ci sarà all'interno Rai una fortissima spinta in questo senso. La riforma, se ci sarà, deve venire dall'interno, non dalla politica».
«Ci sono le condizioni per rimettere a posto alcune cose?», è la domanda posta da Roberto Zaccaria. Considerato che nel libro vengono elencati una decina di leggi, una ventina di sentenze e 16 organismi di controllo chiamati a vigilare sulla Rai, è stata la premessa dell'autore, «bisogna ragionare su come mettere mano ai meccanismi che regolano l'azienda».
«Il sistema di nomina così com'è – ha rilevato – non funziona. La legge è studiata su meccanismi di nomina che soffocano l'autonomia della Rai. Si può pensare di prendere spunto dalle norme che regolano il servizio pubblico in altri settori, ma poi si deve trovare il modo di applicarli alla Rai», ha proseguito Zaccaria. Che in chiusura ha osservato: «Se anche oggi si affrontasse il nodo della legge Renzi del 2015, in questo contesto politico, sarebbe difficile modificarla».