«Il questionario di 36 domande rivolte ai cittadini sul servizio pubblico, pubblicato on line dal ministero per lo Sviluppo economico, rappresenta un passo importante per ridefinire la missione della Rai e in gran parte riprende le domande che Articolo 21 pose agli studenti italiani con l’iniziativa “Quale carta di identità per la Rai?”, fin dal 2013». A parlare sono presidente e portavoce di Articolo21, Barbara Scaramucci ed Elisa Marincola, soddisfatte dell’iniziativa alla quale, apprezzando l’impegno del ministero, anticipano di voler contribuire, dando spazio al questionario anche sul sito www.articolo21.org.
«Occorre tuttavia sottolineare – proseguono Scaramucci e Marincola – che quel che conta è che il governo recepisca le indicazioni che scaturiranno da questa consultazione dei cittadini, unitamente alle proposte presentate dai tavoli tecnici della consultazione di varie organizzazioni e associazioni svoltasi il 12 aprile. Quelle proposte vanno tutte nella direzione di valorizzare la missione del servizio pubblico in una logica non contingente e che prescinda dall’evoluzione tecnologica, in chiave di rappresentazione di tutti gli aspetti della società, senza marginalizzazioni e con una ispirazione multiculturale, senza penalizzazione della Rai a favore della concorrenza privata, in una logica di mercato che, come in tutti i paesi europei, renda ben riconoscibile l’offerta del servizio pubblico. Su queste basi dovrà essere definita la nuova convenzione fra lo stato e la Rai e dovrà essere impostata la produzione e l’organizzazione dell’azienda di servizio pubblico, coerentemente con l’esigenza di realizzare l’eguaglianza sostanziale dei cittadini nel godimento dei diritti fondamentali, cioè l’articolo 3 della Costituzione, e il diritto di tutti alla libertà di espressione, di informare e di essere informati, cioè l’articolo 21».
Una precisazione necessario, secondo Scaramucci e Marincola, perché «purtroppo, i segnali arrivati dalla Rai in questi mesi sembrano non andare affatto in questa direzione e non possono non suscitare perplessità e forte preoccupazione per il futuro della stessa azienda e per gli interessi reali dei cittadini che pagano il canone e devono tornare ad essere gli unici, autentici azionisti del servizio pubblico».