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Cronaca 17 Ago 2009

"Quanti amici ha Totò Riina": Giorgio Bocca attacca l'Arma, scatta una difesa bipartisan I Carabinieri contro il giornalista: "Accuse infamanti nell'articolo pubblicato da L'espresso"

Tutti contro Giorgio Bocca, "reo" di avare pubblicato nell'ultimo numero del settimanale "L'espresso" un articolo sulla mafia che chiama in causa anche i Carabinieri. Maggioranza ed opposizione unite nell'attaccare il giornalista

Tutti contro Giorgio Bocca, "reo" di avare pubblicato nell'ultimo numero del settimanale "L'espresso" un articolo sulla mafia che chiama in causa anche i Carabinieri. Maggioranza ed opposizione unite nell'attaccare il giornalista

“QUANTI AMICI HA TOTÒ RIINA”
di Giorgio Bocca

I carabinieri, specie quelli che arrivano da altre provincie, sanno che in Sicilia un colpo di lupara può raggiungerli in ogni vicolo, in ogni tratturo. È naturale, allora, che si creino delle tacite regole di coesistenza L'ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il capo siciliano della mafia Totò Riina, lo scrittore della sicilitudine Leonardo Sciascia, il generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso dalla mafia perché la conosceva bene, Massimo Ciancimino il figlio del sindaco mafioso di Palermo don Vito e altri esperti della onorata società hanno spiegato invano agli italiani che il problema numero uno della nazione non è il conflitto fra il legale e l'illegale, fra guardie e ladri, fra capi bastone e le loro vittime inermi, ma il loro indissolubile patto di coesistenza. L'essere la mafia la mazza ferrata, la violenza che regola economia e rapporti sociali in province dove la legge è priva di forza o di consenso. Eppure la maggioranza degli italiani non se ne vuol convincere, si rifiuta di crederlo e quando il capo della mafia Totò Riina fa sapere che l'assassinio del giudice Paolo Borsellino è stato voluto o vi hanno partecipato i tutori dell'ordine, ufficiali dei carabinieri o servizi speciali, il buon italiano si dice: è l'ultima scellerataggine di Riina, mette male nel nostro virtuoso sistema sociale. Se ci sono due scrittori italiani e siciliani che hanno larga e meritata popolarità nel paese essi sono Giuseppe Tomasi di Lampedusa autore del 'Gattopardo' e Andrea Camilleri i cui libri sono in testa alle vendite, salvo il libro migliore, uno dei primi edito da Sellerio in cui spiegava per filo e per segno i compromessi fra mafia e Stato su cui si fonda l'unità d'Italia. Senza alcuna presunzione di avvicinarmi a questi maestri, vorrei umilmente ricordare ai miei connazionali le ragioni per cui il capo delle mafie Totò Riina ha potuto scrivere il famoso 'papello' al capo del governo italiano per chiedergli, come ora ci fa sapere Massimo Ciancimino custode del documento, se, viste le buone relazioni correnti, il capo del governo non poteva mettere a disposizione del capo della mafia una rete della televisione. Proprio come chiesero e ottennero la Terza rete i comunisti quando condizionavano il mercato del lavoro. Massimo Ciancimino, il figlio del sindaco mafioso di Palermo, ha detto o lasciato capire che i carabinieri 'nei secoli fedeli' si attennero nelle operazioni di mafia ad attenzioni speciali, clamorosa quanto rimasta senza spiegazioni credibili la mancata perquisizione nella villetta in cui Riina aveva abitato e guidato per anni la 'onorata società'. Del pari sono rimaste senza spiegazioni le accuse e le richieste di chiarezza mosse, quando era sindaco a Palermo, da Leoluca Orlando. Eppure una ragione del 'comportamento speciale' della più efficiente polizia italiana verso la mafia c'è ed è evidente: i carabinieri, come la mafia, non sono qualcosa di estraneo e di ostile alla società siciliana, fanno parte e parte fondamentale del patto di coesistenza sul territorio, di controllo del territorio condiviso con la Chiesa e con la mafia. In ogni paese siciliano accanto alla Chiesa e al parroco c'è una caserma dei carabinieri e una cosca mafiosa. Spiega Camilleri nel suo aureo librett i parroci sono persone oneste, ma sanno che a mettersi apertamente contro la mafia restano isolati, senza sussidi, senza ragazzi negli oratori. E i carabinieri? I carabinieri, specie quelli che arrivano da altre provincie, sanno che la loro vita è appesa a un filo che un colpo di lupara può raggiungerli in ogni vicolo, in ogni tratturo. Non è naturale, obbligatorio che si creino delle tacite regole di coesistenza o di competenza?

COMANDO GENERALE ARMA INDIGNATO DA ARTICOLO DELL'ESPRESSO

Il Comando generale dell'Arma respinge ''con fermezza'' le ''accuse infamanti'' mosse ai carabinieri da Giorgio Bocca in un articolo pubblicato sul settimanale L'Espresso.
Nell'articolo, dal titolo 'Quanti amici ha Toto' Riina', spiega il Comando generale, ''si proietta, in modo sconcertante, sui Carabinieri che operano in Sicilia l'ombra della collusione e della pavidita', ombra che il Comando generale respinge con fermezza e con indignazione. Basterebbe a confutarla la menzione dei 33 caduti per mano della mafia, tra i quali il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sorprendentemente accostato a figure come Toto' Riina e Massimo Ciancimino, entrambi arrestati dai Carabinieri''.
''All'eroica testimonianza dei caduti - prosegue la nota del vertice dell'Arma - si affianca quella delle migliaia di Carabinieri che in Sicilia continuano ad offrire quotidiane prove di abnegazione e di riconosciuta efficienza. Sono i Carabinieri che ieri hanno arrestato lo stesso Riina e oggi hanno stroncato sul nascere il tentativo di riorganizzazione di Cosa Nostra. Sorprendono, quindi, le ingiustificate e infamanti accuse che si risolvono nella delegittimazione dell'operato di fedeli servitori dello Stato''.
''Il Carabiniere - conclude il Comando generale - e' pienamente consapevole del rischio che corre ed e' invero innaturale insinuare che risponda a 'tacite regole di coesistenza', perche' obbedisce con coraggio e lealta' unicamente all'imperativo del dovere, per la difesa della legalita' e l'affermazione del bene comune. E sulla via di quel dovere muore a Palermo come a Monreale, a Vicenza come a Pagani, a Plati' come a Nassiriya, a Torre di Palidoro come alle Fosse Ardeatine''.
''Sdegno e sconcerto'' e' stato espresso dal Cocer dei Carabinieri per un articolo di Giorgio Bocca pubblicato oggi dal settimanale L'Espresso. Il pezzo, secondo il Cocer, ha un contenuto ''malevolo ed ingiustificato'' che ''offende in maniera gratuita l'opera di chi, tutti i giorni, rischia la vita per la difesa della legge e dei cittadini''. (ANSA)

IL MINISTRO ALFANO: "BOCCA HA PASSATO OGNI LIMITE"

''Giorgio Bocca ha passato ogni limite. Gli italiani credono nei carabinieri, sanno che essi
rappresentano un grandissimo presidio di legalita', sicurezza e giustizia, e che tale presidio hanno rappresentato dalla fondazione del Corpo dell'Arma''. Cosi' il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, a proposito dell'articolo a firma di Bocca comparso sull'ultimo numero dl settimanale L'Espresso.
Secondo il Guardasigilli si tratta ''davvero di un ingiustificabile attacco nei confronti di chi ha versato sangue in Italia e all'estero per difendere la liberta' e la democrazia nel nostro Paese''. (ANSA)

LA RUSSA /PDL) : "ACCUSE FARNETICANTI". MINNITI (PD): "CARABINIERI SONO PILASTRO"

Tutti compatti a difesa dell'Arma, maggioranza e opposizione. A far scattare il moto di solidarieta' bipartisan un articolo di Giorgio Bocca sul settimanale L'Espresso. Nel pezzo, dal titolo 'Quanti amici ha Toto' Riina', il giornalista osserva che ''i carabinieri, come la mafia,...fanno parte e parte fondamentale del patto di coesistenza sul territorio, di controllo del territorio condiviso con la Chiesa e con la mafia''. I carabinieri, prosegue, ''sanno che la loro vita e' appesa ad un filo e che un colpo di lupara puo' raggiungerli in ogni vicolo. Non e' naturale, obbligatorio che si creino delle tacite regole di coesistenza o di competenza?''.
La lettura dell'articolo e' stata particolarmente indigesta al comandante dell'Arma, generale Leonardo Gallitelli, che riceve la solidarieta' del ministro dell'Interno, Roberto Maroni e detta una nota rovente contro ''ingiustificate ed infamanti accuse'' che proiettano, ''in modo sconcertante, sui Carabinieri che operano in Sicilia l'ombra della collusione e della pavidita', ombra che il Comando generale respinge con fermezza e con indignazione. Basterebbe a confutarla la menzione dei 33 caduti per mano della mafia, tra i quali il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sorprendentemente accostato a figure come Toto' Riina e Massimo Ciancimino, entrambi arrestati dai Carabinieri''.
Indignato anche il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che parla di ''accuse farneticanti da parte di chi, come Giorgio Bocca, non ha esitazioni ad infangare una delle principali, se non la principale, eccellenza italiana riconosciuta come tale nel mondo''. Domani, annuncia, ''incontrero' il generale Gallitelli, per esprimergli di persona la mia vicinanza ai Carabinieri''.
Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, promette un'azione legale contro il giornalista per le ''deliranti accuse di collusione in Sicilia tra Carabinieri e mafia''. Mentre per il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ''Bocca da saggista sta diventando romanziere. Il solo pensare che vi possa essere collusione dei carabinieri con la mafia, infatti, puo' essere materia di un romanzo costruito sulla pura fantasia, ma non puo' avere nessun rapporto con la realta'''.
Anche l'opposizione insorge. ''Si puo' - osserva Marco Minniti responsabile Sicurezza del Pd - discutere di tutto. Si continui come si sta facendo ad indagare su periodi tra i piu' dolorosi ed oscuri della storia repubblicana, ma la consapevolezza che l'Arma dei Carabinieri costituisca e abbia costituito nel passato un pilastro fondamentale nell'azione di contrasto contro le mafie non puo' essere messa in discussione''. Il leader del'Udc, Pier Ferdinando Casini, invita ''tutto il Paese in ogni sua componente, maggioranza ed opposizione, a stringersi intorno all'Arma dei Carabinieri nel ricordo dell'alto prezzo pagato per combattere la mafia e la criminalita' e nella consapevolezza di cio' che rappresenta per il presente e per il futuro. L'articolo di Giorgio Bocca e' infame e ogni altro commento e' superfluo''. (ANSA)

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