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Authority 25 Mar 2014

Privacy e giornalisti: sì a confronto, no a limitazioni Ritornano in primo piano tentativi censori sul diritto di cronaca?

“Suscita perplessità e anche alcuni motivi di allarme la bozza di aggiornamento del codice deontologico a tutela della privacy trasmessa dal Garante all’Ordine dei Giornalisti, che pare ridurre il diritto-dovere di cronaca in un ambito più ristretto, limitandolo alla “essenzialità dell’informazione”. Delicata la questione della divulgazione degli atti di un procedimento penale. Ritornano in primo piano i tentativi di limitare il diritto di cronaca con le proposte di legge, decadute, sulle intercettazioni, laddove si prevedono particolari misure sulla pubblicazione degli atti giudiziari, evitando ogni riferimento a soggetti non interessati, salvo “un eccezionale interesse pubblico”: un elemento giuridicamente e deontologicamente nuovo ma non immune da forti riserve.

“Suscita perplessità e anche alcuni motivi di allarme la bozza di aggiornamento del codice deontologico a tutela della privacy trasmessa dal Garante all’Ordine dei Giornalisti, che pare ridurre il diritto-dovere di cronaca in un ambito più ristretto, limitandolo alla “essenzialità dell’informazione”. Delicata la questione della divulgazione degli atti di un procedimento penale. Ritornano in primo piano i tentativi di limitare il diritto di cronaca con le proposte di legge, decadute, sulle intercettazioni, laddove si prevedono particolari misure sulla pubblicazione degli atti giudiziari, evitando ogni riferimento a soggetti non interessati, salvo “un eccezionale interesse pubblico”: un elemento giuridicamente e deontologicamente nuovo ma non immune da forti riserve.

Siamo alle bozze ed è sicuramente presto per affermare che sia in atto un tentativo di introdurre per via amministrativa quanto in ben tre legislature la politica non è riuscita a fare, quando si era proposta, con diversi disegni di legge, di condizionare la diffusione di notizie di cronaca giudiziaria. La Fnsi ricorda la costante giurisprudenza della Corte europea per i diritti dell’uomo la quale ha più volte condannato gli stati membri, che, a varo titolo, hanno cercato di limitare il diritto di cronaca anche in riferimento al contenuto di conversazioni telefoniche intercettate e coperte da segreto istruttorio. Le prese di posizione dell’Unione Cronisti (Unci) sono indicazione di un allarme concreto, di un avviso ai naviganti e un indizio per i colleghi affinché trattino con attenzione il tema. La Fnsi, peraltro, non può non ricordare la mozione approvata all’unanimità al Congresso di Bergamo che per i politici ritiene applicabile sempre una “privacy affievolita” dalla funzione pubblica. Oltre alla rilevanza giuridica dei comportamenti dei politici in molte vicende da cui emergono dati giudiziari non suscettibili di procedimenti penali ulteriori, spetta sempre al giornalista l’autonoma valutazione professionale di comportamenti di valenza politica, sociale ed etica che comunque possono meritare di essere portati a conoscenza del pubblico.  Allo stesso modo si può dire per quanto riguarda l’introduzione del diritto all’oblio, ben oltre le richieste di aggiornamento dei dati degli archivi da parte dell’interessato.  Da più parti si continua a chiedere un giornalismo di inchiesta coraggioso e profondo. Innalzare l’asticella deontologica per la tutela della dignità delle persone è fondamentale. Introdurre vincoli normativi di dissuasione no.   La Fnsi aveva già avanzato alcune riserve in un’audizione indetta dal Garante della privacy nel novembre scorso, ribadendo che l’attività giornalistica è finalizzata a informare l’opinione pubblica assicurando il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati. Ora esaminerà a fondo tutte le “novità” contenute nella bozza inviata per competenza all’Ordine Nazionale dei Giornalisti e renderà pubbliche tutte le sue puntuali osservazioni su una proposizione che sta già suscitando importanti e qualificate reazioni nel mondo professionale come da quello degli specialisti nel diritto all’informazione. L’auspicio è che si apra una riflessione serena e un confronto altrettanto aperto e leale per la libertà e la responsabilità dell’informazione a garanzia del diritto dei cittadini a sapere e conoscere fatti e situazioni che contano per la loro vita civile e comunitaria”.

IL GARANTE VORREBBE RIDURRE DIRITTO-DOVERE DI CRONACA E INDIPENDENZA DELLA NOTIZIA
LA PRIVACY COME GRIMALDELLO PER AIUTARE I “SOLITI NOTI”

Antonello Soro, Garante per la protezione dei dati personali, propugna una modifica del Codice deontologico dei giornalisti che ha tre direttrici: proteggere politici e potenti, sterilizzare le intercettazioni, costringere i giornalisti all’autocensura eliminando le notizie di cronaca.
Il Garante evidentemente ignora un passaggio essenziale di una moderna concezione del diritto di cronaca, da anni sostenuta nelle sue sentenze dalla Corte dei diritti dell’Uomo di Strasburgo: sono i cittadini ad essere i titolari del diritto di cronaca, ai cronisti compete il dovere di informarli in modo corretto, completo e tempestivo, di essere cioè i “cani da guardia della democrazia”.
I ”soliti noti” , secondo Soro, devono avere un doppio scudo: deve essere tutelata la “sfera privata” di chi esercita funzioni pubbliche – cioè non solo politici e amministratori, ma anche manager di aziende pubbliche, sia dello Stato che delle amministrazioni locali: proprio lì dove la magistratura si è improvvisamente accorta che regna il malaffare - va vietata la pubblicazione di trascrizioni di telefonate: in questo caso il Garante fa una singolare inversione, è il Pm che ha l’obbligo di “pulire” le trascrizioni, non il giornalista.
Questo indirizzo sulle intercettazioni è ridicolo: se il cronista non può riprodurre il testo integrale è costretto a sunteggiarlo, in questo modo esponendosi a due immediate reazioni: la querela dell’interessato che dirà che il testo distorce le sue frasi, l’accusa di aver selezionato e sunteggiato solo quello che gli faceva comodo. Ecco la istigazione all’autocensura del garante: giornalisti è meglio se vi astenete dal disturbare troppo il manovratore.
Ma dietro la cortina della difesa dei dati personali, la proposta di codice contiene altre “perle”: codifica il “diritto all’oblio” sostenendo che non si deve fare riferimento “a particolari relativi al passato”. Ma non quantifica il passato: 10 anni, 1 anno, 1 settimana? Quindi tutto è passato, quindi tutto nell’oblio. La proposta di codice prevede anche che nel documentare “fatti di cronaca che avvengono in luoghi pubblici vanno evitate le immagini di singole persone”: cioè non si possono fotografare in primo piano i partecipanti a un corteo. Si cerca di evitare che si identifichi coloro che “a qualsiasi titolo siano stati ascoltati in un procedimento giudiziario”, quando la trasparenza della giustizia è uno dei capisaldi fondanti di un moderno stato liberale.
Il tutto, ribadisce l’intimazione all’autocensura, deve avvenire “nei limiti dell’essenzialità dell’informazione” che non deve essere “eccedente”. Un poco poco di notizie si sopporta, ma per carità cari giornalisti occupatevi d’altro, non di cronaca. 25 marzo 2014

UNCI: LA PRIVACY IN SOCCORSO DI POLITICI E POTENTI

 “La tutela della riservatezza e della dignità personale deve essere garantita anche ai personaggi pubblici”. E quindi se Mauro Floriani è implicato nella vicenda delle prostitute minorenni dei Parioli non si deve ricordare che è il marito di Alessandra Mussolini perché lei è una parlamentare. E’ tutto virato alla protezione di politici e potenti di ogni grado l’articolo 8 della proposta di modifica del Codice deontologico dei giornalisti predisposta dal Garante per la protezione dei dati personali nel quale si afferma che “La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubb lica”. Quindi un muro di silenzio non solo su componenti di governo, parlamento, e altre istituzioni, ma anche su dirigenti  di ministeri, Rai, Ferrovie, e di tutte le aziende appartenenti al pubblico. Tutto l’opposto di quanto la giurisprudenza e la dottrina hanno fino ad oggi riconosciuto, è cioè che i personaggi pubblici devono avere una privacy “affievolita” proprio in funzione del loro ruolo. La proposta di modifica del Codice contiene molti altri punti del tutto inaccettabili, a partire dalla “filosofia” complessiva secondo cui la notizia non viene individuata e trasmessa al pubblico dai cronisti nell’esercizio del diritto-dovere di cronaca  che impone al giornalista di informare i cittadini in modo corretto, completo e tempestivo. Nella proposta si parla di “limiti dell’essenzialità dell’informazione”. Il risultato evidente è quello di sterilizzare la notizia di cronaca dal contesto in cui è nata e maturata e dal suo contesto storico per trasformarla in una monade isolata e a sé stante. Infatti, dice la bozza, all’art 4 che “Il giornalista evita di far riferimento, quando ciò non alteri il contenuto della notizia, a particolari relativi al passato”. Ma qualcosa di positivo per i giornalisti la bozza la contiene: il permesso di dare notizie. L’art 6 ,concede infatti che “Il giornalista può dare notizia delle situazioni di rilevante interesse pubblico o denunciare abusi relativi a luoghi di cura, detenzione, riabilitazione, trattenimento o accoglienza per stranieri, fermo restando l’impegno a rendere non identificabili le vittime di tali abusi”. Tutti luoghi che fino ad oggi, nella concezione del Garante erano off-limits per giornalisti e cittadini. 17 marzo 2014

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