"Favoritismo, sessuale e non, come metafora del degrado italiano. La Cpo/Fnsi, condividendo l'indignazione non solo delle giornaliste, ma di chiunque intenda il servizio pubblico come un bene comune ed un vantaggio per la democrazia, fa proprie le parole delle colleghe Rai, espresse dalla Pari opportunità Usigrai. E le amplia.
Perché l'immagine così deturpata della televisione pubblica, l'immagine che dà di sé l'informazione quando è condita con quarti di nudo di donna, l'immagine dei "facili valori che contano" esaltati sui teleschermi, costruiscono l'affresco di un Paese che non rappresenta la maggioranza delle sue cittadine e dei suoi cittadini. E che tutti li offende e troppi ne travia. Si può fermare questo meccanismo al ribasso, anche se non sarà facile. Ma è indispensabile. A partire dai luoghi di lavoro. Per rimettere al centro delle scelte i tre criteri della dignità, del merito e della rappresentanza occorre tuttavia esigere che ogni ruolo sia attribuito ed esercitato con trasparenza ed entro limiti di compatibilità e mandato. Non c'è niente di più garantista delle regole, soprattutto se sono poche, chiare, eguali e fatte rispettare." Cpo/Fnsi Pari Opportunità Usigrai: Prestazioni sessuali per comparsate in tv "Prestazioni sessuali in cambio di apparizioni in tv: non abbiamo atteso la pubblicazione delle ultime intercettazioni telefoniche sullo “scandalo Savoia” per denunciare quanto è da tempo sotto gli occhi di tutti, telespettatori e vertici Rai: starlette e soubrettes cui il servizio pubblico ricorre a man bassa, in programmi di intrattenimento e di informazione (segnatamente quelli sportivi), con l’unico compito di esibire il proprio corpo, naturalmente giovane e avvenente. Così il servizio pubblico squalifica il ruolo delle donne e ne fornisce l’immagine stereotipata di oggetto sessuale. Così la Rai umilia le professionalità femminili di cui è ricca, umilia le donne in generale, umilia un Paese che dal servizio pubblico pretende serietà e rispetto. Le intercettazioni su “sesso e tv” gettano oltre tutto pesanti sospetti sulla disponibilità sessuale di tutte le “starlette” che si guadagnano un posto al sole nella programmazione della Rai e ricoprono di vergogna il servizio pubblico. L’invito dell’ex presidente della Rai Lucia Annunziata a evitare una rappresentazione delle donne offensiva della loro dignità è rimasto lettera morta. Anzi, la realtà allora denunciata è via via degenerata senza che i vertici aziendali abbiano battuto ciglio o abbiano sentito la responsabilità di porre fine a questa rappresentazione degradante della donna. E’ ora di dire basta: le donne, i lavoratori e le lavoratrici della Rai, i telespettatori attendono da chi porta la responsabilità del governo dell’azienda interventi efficaci e immediati per fare luce su quanto emerge dalle intercettazioni, per sanzionare eventuali comportamenti gravemente scorretti, per invertire la rotta di una rappresentazione di genere avvilente e offensiva fornita dal servizio pubblico, per restituire alla Rai credibilità e autorevolezza." Commissione Pari Opportunità Usigrai